5 ottobre 2013

EDITORIALE



Ricordiamo la data del 3 ottobre 1943, per molti priva di riferimenti o di ricordi significativi, a causa di un evento tragico che ha avuto come protagonista e vittima Giovanni Grillo di Stazione per la Carnia, ferroviere in servizio a Pontebba.
Nel 1943 disastri militari e rivolgimenti politici si erano susseguiti velocemente trascinando nel lutto e nella sofferenza gli italiani. L’armistizio dell’8 settembre aveva acceso la brevissima illusione della fine del conflitto, smentita immediatamente dall’occupazione germanica, dalla deportazione dei militari italiani in campo di concentramento, dalla costituzione di un nuovo stato fascista, vassallo e complice dei nazisti. Proprio allora si manifestarono evidenti i segni di una rinnovata dignità e di qualità umane e civili che il regime aveva inutilmente cercato di oscurare. Le leggi razziali, le aggressioni sistematiche (Etiopia, Albania, Grecia, Iugoslavia), la pugnalata alla schiena della Francia in ginocchio, le spedizioni  in Russia, tutte imprese sostenute e glorificate dalla propaganda, non erano riuscite ad estirpare i principi e la pratica della solidarietà umana. Anzi, per molti l’esperienza del fronte era stata rivelatrice. Aveva fatto scoprire gli inganni dell’informazione di regime, l’iniquità delle discriminazioni e la follia della guerra.
Fra coloro che per primi testimoniarono con i fatti le mai perdute virtù civili, abbiamo citato (Il Sfuei di aprile 2013 - I ragazzi ricordano la Shoah) le donne e i ferrovieri che, nell’autunno del ‘43, rischiarono la propria vita per far fuggire i deportati o almeno per alleviarne la pena. Primo fra questi deve essere ricordato Giovanni Grillo.
Ultima pedina di una squadra consapevole ed organizzata che comprendeva certamente gli impiegati del Comune di Pontebba e ferrovieri di vario grado, Grillo, il due ottobre, aveva consegnato documenti d’identità ad alcuni militari fuggiti dai convogli per la Germania e nascosti negli alloggi delle Ferrovie. Documenti, s’intende falsi, indispensabili per evitare la deportazione e favorire il ritorno a casa. Grillo era stato il tramite finale, il più esposto se i tedeschi avessero scoperto,  in qualche modo, la vera identità dei fuggiaschi. Il che, purtroppo, avvenne. 
Arrestato ed imprigionato, il ferroviere, di fronte alla prevedibile conclusione -era in mano alle SS-  mostrò sicurezza e calma  per non allarmare la  sua famiglia e salvò con il silenzio l’intera catena che aveva preparato i documenti. Affrontò l’esecuzione consapevolmente e con tale serenità da far commuovere perfino uno dei militari tedeschi presenti.
Abbiamo tratto il breve riassunto dei fatti dal racconto della figlia Valeria, allora quindicenne che, in una lucida e dolorosa rievocazione registrata a cura dell’AUSER-Alto Friuli, ha dato testimonianza di quelle drammatiche ore.
Riteniamo qui doveroso sollecitare l’Amministrazione Comunale affinché anche Giovanni Grillo, come il vice capostazione Angelo Bardelli (si veda ancora Il Sfuei, come sopra) la cui targa commemorativa, fra l’altro, doveva essere già apposta in Stazione a Carnia da luglio scorso, venga ricordato con un segno, una lapide o la dedica di un luogo del nostro Comune. Riprendiamo intanto dalla Voce della Montagna del corrente mese di agosto la notizia che Giovanni Grillo verrà ricordato solennemente in una cerimonia che si terrà a Pontebba giovedì 3 ottobre, in occasione del settantesimo anniversario della fucilazione.
Se i ferrovieri e le donne dei “lunghi treni” sono da considerare  i “Perlasca della Pontebbana”, come li ha definiti Luciano Simonitto, Giovanni Grillo può essere  a buon diritto paragonato a Salvo d’Acquisto*.
Dedichiamo questa breve nota di storia ai giovani venzonesi, specie a quelli che con scritte sui muri ancora oggi non cancellate, messaggi sul web o altro, mostrano di riferirsi proprio a quelle idee politiche ed a quei personaggi del passato che hanno la responsabilità anche delle tragedie del 1943.

* Il 23 settembre 1943 a Torre di Palidoro, presso Roma, le SS intendevano fucilare 22 ostaggi come rappresaglia per un presunto attentato in cui avevano perso la vita due militari tedeschi.  Salvo D’Acquisto, nato a Napoli nel 1920, vice brigadiere dei Carabinieri, comandante della locale stazione, dopo aver inutilmente cercato di dimostrare che si era trattato di un incidente dovuto ad imperizia degli stessi militari, si auto accusò e venne fucilato in luogo degli ostaggi che ebbero salva la vita.

Loris Sormani

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