31 agosto 2012

EDITORIALE


Abbiamo in sospeso una risposta al lettore che in marzo ci ha scritto a proposito di Casa Pound. In parte abbiamo affrontato l’argomento nel n. 15 del giornale sperando di aver esposto, al di là delle specifiche osservazioni del lettore, il nostro punto di vista senza dimenticare il preciso riferimento alla storia di Venzone ed ai fatti reali, non solo ai motivi di principio, per cui certe iniziative sono qui, meno che altrove, accettabili. Vedi emigrazioni forzate del ’22, repressione delle minoranze linguistiche e quindi anche della cultura friulana, vicende della guerra ‘40-’45 culminate nell’assassinio del parroco e del sagrestano. Cose che i nostri occasionali critici mostrano di non conoscere o di non considerare. 
Ma si aggiunge un ulteriore episodio che ha avuto eco sul Messaggero Veneto del 22, 26 e 31 luglio scorsi e che riguarda il tema. Ci riferiamo alla raccolta di firme “contro Equitalia” organizzata sotto la loggia municipale dalla citata organizzazione con anche esposizione di striscioni sotto gli archi, cui il sindaco, a domanda diretta, afferma di non aver dato consenso. C’è dunque da chiedersi: chiunque può utilizzare la loggia come vetrina, per qualunque cosa, semplicemente depositando una domanda e contando sul silenzio-assenso? Non deve essere proprio così, visto che all’epoca della raccolta di firme per il  referendum contro la privatizzazione dell’acqua, l’esposizione degli striscioni era stata negata per “rispetto al monumento”. 
Probabilmente, presumendo di contare  sulla cattiva memoria dei venzonesi, Casa Pound ritiene di aver trovato un luogo in cui esercitare, con buona visibilità, quelle iniziative che assecondano il malcontento per guadagnare simpatie. Non diversamente dalla Lega -è vero - caro lettore. Non diversamente neppure da un noto personaggio che minacciando il ritorno in campo promette la soppressione di tutti i dolorosi sacrifici resi necessari dalla condotta del suo governo. 
Non neghiamo a nessuno il diritto di esprimere le proprie opinioni e ben venga una critica da destra alle storture dell’economia cosiddetta “liberista”, ma ciò che rifiutiamo è la mistificazione, la falsa rappresentazione della realtà. Accusare il Partito Democratico (a proposito, la nostra è una lista civica ed il giornale si avvale dell’apporto di forze diverse e libere) di nutrire “realtà associative vicine o addirittura organiche che si contraddistinguono per violare sistematicamente leggi e regolamenti comunali” è offensivo e grossolanamente lontano dalla pratica e dallo spirito di una forza politica che persegue ideali e programmi di giustizia sociale cercando di fondere, finalmente, forze progressiste laiche e cristiane.
Casa Pound rivendica la totale correttezza del proprio agire, ma nulla dice delle affissioni prive di autorizzazioni; rivendica le proprie azioni di solidarietà verso i terremotati dell’Emilia e verso popolazioni colpite da altri disgraziati eventi. Peccato che distingua fra terremotati italiani ed immigrati. Come osserva il nostro lettore, assume anche iniziative No Tav. Ma di quali No Tav? Quelli che esprimono pacificamente fondate e documentate perplessità sulla opportunità ambientale ed economica dell’opera o quelli che esercitano sperimentalmente la violenza contro le forze dello Stato? 
Purtroppo non vediamo idee nuove. Vediamo piuttosto il ripetersi di operazioni già compiute in passato. Si enunciano principi e programmi di rinnovamento radicale perseguendo poi contro le regole della democrazia il raggiungimento del potere. Vi ricordate il mungitore padano Tognazzi in coppia con Gasmann nella “Marcia su Roma” quando, alla prova dei fatti, vede cadere ad uno ad uno, come petali di una margherita, i proclami del fascismo sansepolcrista sedicente rivoluzionario? (1) Vi ricordate che dopo oltre vent’anni alla testa della nazione Mussolini, nel costituire la Repubblica Sociale, rispolverò quei lontani punti programmatici anticipando il recente motto “non mi hanno lasciato governare”?
Assicuriamo il nostro lettore che non siamo soliti scomodare le bandiere per contrastare le opinioni che non condividiamo, ma qui non sono in gioco posizioni diverse. Qui si difendono i valori della convivenza civile ed il rispetto della verità storica. 
Speriamo di aver chiuso il capitolo e di poter dedicare i nostri prossimi modesti sforzi ai problemi veri della cosa comune.

(1)  A Milano, Piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919, nella sede dell’Associazione Industriali, furono istituiti i fasci di combattimento con relativo programma che, fra l’altro, rifiutava ogni forma di imperialismo (!).

                                                                                                                                        Loris Sormani

PAVIMENTAZIONE


Lo spunto per approfondire l’argomento ci viene ovviamente dai recenti lavori della piazza, lato est (foto 1), che ha portato l’ennesimo tipo di pavimentazione nelle nostre strade: ad oggi la porzione di piazza ripavimentata è ancora chiusa al traffico e nessuno sa bene il perché! Non è un mistero che siamo favorevoli alla regolamentazione del traffico nel centro storico, ma in barba ad ordinanze e cartelli (foto 2), continuano a permanere dei voluminosi e vivaci spartitraffico. Il tentativo che faremo in questo articolo è di capire come in una cittadina di pregio come Venzone, raccolta com’è da una cinta murata, si sia potuto arrivare, negli anni, ad un tale florilegio di pavimentazioni.

                  
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I documenti fotografici di inizio ‘900 testimoniano presenza di acciottolato e marciapiedi lastricati. I borghi esterni, specie quelli posti su terreno roccioso, presentavano da sempre dignitose sistemazioni di pietra e di sasso mentre all’interno delle mura la pavimentazione non era molto estesa fuori dai marciapiedi.. Possiamo pensare che per secoli il brecciolino calcareo assieme al “cugulât” ed alle lastre di pietra costituisse il suolo delle strade e delle piazze. (foto 3)


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Negli anni ’50 la pavimentazione a cubetti di porfido ha unificato la sistemazione di tutti gli spazi: si trattava di un materiale proveniente da altra regione ed estraneo alle nostre tradizioni costruttive, ma il risultato appariva onesto e funzionale. 
La ricostruzione post terremoto ha invece riaperto i problemi.
In passato le città murate e circoscritte come Venzone, si avvalevano di materiali locali, acciottolato e lastre di pietra, realizzando pavimentazioni idonee a definire percorsi e ruoli del suolo pubblico, articolato in carreggiata, marciapiede, spazio di sosta, zona di rispetto dei monumenti:  la pavimentazione come motivo di raccordo e di ‘guida’ attraverso i luoghi e i monumenti (foto 4 e 5). 


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Per Venzone, il progetto iniziale prevedeva di  differenziare le varie pavimentazioni del paese, in base alla distanza dal nucleo centrale: i ciottoli nella parte più esterna adiacente alle mura, la pietra piasentina di formato rettangolare per quella intermedia e la stessa quadrata 30x30 in diagonale nel centro. Su espressa richiesta della soprintendenza, nella piazza è stato invece posato grigio carnico, per intenderci quello che ancora c’è nella parte ovest (foto 6, 7, 8).


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Come le foto dimostrano e come ognuno di noi può facilmente rilevare girando per il paese, questi tre tipi di pavimentazione, negli anni, non sempre sono stati collocati con la logica iniziale, abbandonando le indicazioni originarie del progetto: incroci di materiali diversi (foto 9,10), utilizzo in locazioni sbagliate (foto 11), inidoneità in rapporto all’impiego, vedi spessore o scarsa resistenza (foto 12).


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Inoltre, all’interno del centro storico, intere vie sono rimaste incompiute...(foto 13, 14). Così capita di guardarsi intorno  e poter contare tre o quattro tipi diversi di pavimentazione. Volendo poi andare a fare le pulci, ma neanche troppo, non si può non considerare lo sfascio in cui versano le nostre strade: pietre rotte, sconnesse, toppe di asfalto e di cemento (foto 15, 16, 17), tanto da essersi reso  necessario almeno il rifacimento di una parte della piazza.


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Oggi, conclusi i suddetti lavori, noi venzonesi siamo impazienti di conoscere la sorte di tale porzione del nostro “salotto buono” visto che, come al solito, l’amministrazione comunale non ha dato informazioni sulle future intenzioni. Forse in attesa “del consolidamento del sottofondo”  lascia che i Venzonesi si abituino alla chiusura della “semipiazza”? O forse alla chiusura di tutta la piazza? Vedremo di nuovo le macchine parcheggiate selvaggiamente? Confermeranno la presenza delle vivaci barriere, uso cantiere autostradale, che sono peraltro presenti senza un’ordinanza che le autorizzi? (foto 18) E quando si affronterà il rifacimento del lato ovest? Certo è che la nuova pavimentazione avrebbe senz’altro vita più lunga sopportando soltanto l’usura del traffico pedonale.
E’ auspicabile che, per quando leggerete queste righe, la situazione si sia risolta e che nel frattempo i nostri amministratori si siano messi d’accordo sulle sorti della piazza. Intanto si potrebbe forse verificare l’opinione dei cittadini: perchè non aiutiamo la “loro” decisione, che poi dovrebbe essere la “nostra” in un confronto pubblico? Il sospetto è che fino alle prossime elezioni non si muoverà foglia, anzi.... pietra.


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SANT'ANTONIO


Da qualche tempo, quando le ombre della notte incombente disegnano, contro il cielo non ancora oscuro, i profili del Plauris, una luce inaspettata e discreta si accende sulla montagna per  rivelare il fronte della chiesetta di sant’Antonio abate. E’ l’omaggio al protettore dei borghi, dei boschi e delle malghe della Val Venzonassa che i cacciatori di Venzone hanno messo a punto con perizia e rigoroso rispetto dell’ambiente e grazie alla disponibilità del proprietario del terreno circostante. Un pannello fotovoltaico, ben collocato in posizione defilata, alimenta con cavi interrati le fonti luminose. L’intensità della luce è opportunamente regolata per disegnare, in modo sommesso, il contorno della costruzione come se il lume di un viaggiatore notturno si fosse soffermato davanti alla facciata.
La chiesa di Sant’Antonio, così evidente per la sua posizione, al tempo stesso umile nei materiali e ricca per forma e dipinti, è stata per secoli il punto di riferimento visuale e spirituale per la gente dei borghi da Costa a Prabunello. Sulle antiche mappe dei boschi della Serenissima veniva segnata per orizzontare, nell’incrociarsi delle opposte pendici, l’incerto sguardo dei funzionari veneziani. Oggi, a noi che la guardiamo dal basso, ricorda la storia della vallata ed il radicale restauro del 1984-85 (si veda il Bollettino dell’Associazione Amici di Venzone anno XIV del 1985) e sarà di incoraggiamento per coloro che faticosamente e lentamente stanno recuperando i frammenti dei Borghi compromessi prima dall’abbandono e demoliti poi dal terremoto.

LE "SORPRESE" DEL CARMINE



Alla fine del mese di giugno del 2010, su iniziativa del compianto Valentino Grillo, si decise di procedere al risanamento della chiesetta posta tra gli abitati di Portis e Carnia e dedicata alla Madonna del Carmine.
L’intervento si presentava urgente perché i lavori di consolidamento del post-terremoto, con l’andar del tempo, avevano provocato danni ben più gravi delle stesse scosse sismiche.
Ottenuta l’approvazione della Soprintendenza, il progetto di restauro ha potuto diventare operativo grazie alle spontanee offerte dei fedeli e alle prestazioni della ditta I.C.E. srl di Gianni Tondo, che gratuitamente ha eseguito i lavori di rifacimento del tetto, salvando così l’edificio dalle infiltrazioni d’acqua; a tal fine sono state risanate e impermeabilizzate anche le superfici murarie esterne.
Nel contempo la ditta “Restauri e Decorazioni” di Ermete Cargnelutti procedeva al restauro dell’interno, iniziando dall’altare. Proprio durante questi lavori sono state fatte sorprendenti scoperte.
Rimossa la tela settecentesca che campeggiava sopra l’altare, all’interno di una cornice in stucco e ricoperto da colate di boiacca e da strati di tinteggiatura è apparso un affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna col Bambino.
Come spiegare un affresco degli inizi del ‘500 in una chiesa settecentesca? Si potrebbe pensare che la struttura architettonica ottagonale della chiesetta non sia altro che la “chiusura” dell’abside poligonale di un precedente edificio di culto crollato a causa del terremoto del 1511. Tale ipotesi sembra in parte confermata da una scritta che il restauro ha riportato in luce lungo il cornicione: “SACELLUM  PORTENSIUM  PIO  ERE  CONSTRUCTUM  E  RUDERIBUS  E[X]C[E]RPTE MDCXC”. 
Le sorprese non finiscono qui. Sui capitelli delle lesene sono apparsi i nomi di otto santi (a partire dall’altare in senso orario: S. NICOLAE, S. ROCHE, S. AMBROSI, S. GREGORI, S. JERONYME, S. AUGUSTINE, S. BARTOLOMAEE, S. JOANES) e sopra di essi le sinopie di preparazione per le loro statue in stucco. Sinopie a carboncino raffiguranti i simboli degli evangelisti appaiono tracciate all’interno delle quattro lunette ricavate nelle superfici tra l’altare, le due finestre e la porta (è stata messa in evidenza la sinopia raffigurante il leone di S. Marco).
Il 22 luglio scorso, domenica immediatamente successiva alla festa della Madonna del Carmine, davanti alla chiesetta è stata celebrata la S. Messa, alla fine della quale ai fedeli presenti sono stati illustrati i lavori e le novità emerse durante il restauro.
Al momento attuale risulta pressoché completato il restauro dell’altare che con la policromia del suo ornato riesce già a dare un’idea di quale gioiello fosse questa chiesetta nelle sue forme originali.
Procedendo per lotti, si spera di giungere alla conclusione dei lavori in tempi ragionevolmente brevi; brevissimi, se si riuscirà a trovare qualche sponsor o ad accedere al contributo di qualche ente pubblico! Le spese per l’intervento sono infatti completamente a carico delle casse parrocchiali di Portis e di Carnia, sostenute dalle generose offerte dei fedeli.

L'ANGOLO DEL FRIULI


Sabato 28 luglio, con un’allegra e partecipata bicchierata pomeridiana, è stato inaugurato, in piazza a Venzone, “L’Angolo del Friuli” di Cinzia Martina. Il piccolo “angolo” propone prodotti friulani con particolare attenzione alla qualità. L’obiettivo è infatti quello di ottenere la certificazione di “negozio slow food”, patente di qualità per chi si rifornisce da aziende serie e a loro volta certificate. Nel negozio si possono trovare prodotti biologici e non, oltre ad una linea dedicata alle intolleranze alimentari più frequenti. L’attenzione è infatti rivolta non solo al turista consapevole ed interessato ai prodotti locali, ma anche ai venzonesi che cercano un’alimentazione sana e a basso impatto in quanto prodotta in regione. Il negozio è aperto tutta la settimana, domenica compresa per il periodo estivo, con esclusione del lunedì.

AMIANTO

Con deliberazione del Consiglio Provinciale n.17 del 23 aprile 2012 è stato approvato il “Regolamento provinciale per la concessione dei contributi a soggetti privati per l’incentivazione alla rimozione e smaltimento dell’amianto” al fine di promuovere il risanamento e la salvaguardia dell’ambiente e garantire la tutela della salute pubblica.
I soggetti che possono beneficiarne sono i proprietari o amministratori di condominio di edifici civili e loro pertinenze ubicati nel territorio della Provincia di Udine. Sono esclusi edifici adibiti ad attività imprenditoriali.
Il contributo a fondo perduto è riconosciuto nella misura del 75% (al netto dell’I.V.A.) della spesa ammessa a contributo.
Le domande di ammissione al contributo, corredate dalla necessaria documentazione, potranno essere trasmesse esclusivamente tramite raccomandata A/R alla Provincia di Udine – Area Ambiente a partire dal 1° giugno 2012 ed entro il 30 novembre 2012.
Per maggiori informazioni e per scaricare i modelli della domanda: www.provincia.udine.it

ILLUSTRI VENZONESI NEL MONDO




Nel 60° anniversario della sua realizzazione, vogliamo ricordare Giacomo Bellina, uno dei protagonisti dell’opera di ricostruzione di una città devastata dalla guerra, il quale, come riportato dal Gazzettino del giugno 1952, era un Venzonese che, emigrato nel dopoguerra, ha saputo, con l’impegno, la volontà e il sacrificio, riscattare l’immagine degli italiani presso i cugini francesi.

DOSSIER PIOVERNO


A seguito della pubblicazione del “Dossier Carnia”, alcuni cittadini ci hanno fatto presente che quanto abbiamo mostrato non riguarda solo una frazione, ma è facilmente riscontrabile in tutto il territorio comunale. Così, poiché i riscontri con gli apprezzamenti ed i commenti dei lettori ci hanno confermato, fatto di cui siamo convinti, che per informare è importante documentare le proprie affermazioni, comunicare in modo chiaro e trasparente, proseguiamo a farlo anche per immagini, in modo da fornire esempi concreti di quella trascuratezza e di quell’incuria che, insieme al difetto comunicativo, alla mancanza di trasparenza, all’assenza di capacità progettuale e visione d’insieme, sono le drammatiche carenze che imputiamo all’attuale amministrazione.
Come a proposito della scadente connessione ad internet, di cui abbiamo scritto nello scorso numero, anche in relazione a tutti i disagi quotidiani che quanto le foto documentano procurano ai cittadini, ci è stato fatto notare che noi “scriviamo”, ma che poi tutto resta com’è. E’ vero, purtroppo. Si tratterà allora di considerare attentamente i ruoli: all’amministrazione in carica spetta, o dovrebbe spettare, quello di operare per il benessere dei cittadini, in risposta alle loro reali esigenze; all’opposizione quello di segnalare eventuali inadempienze, facendosi portavoce di necessità e problemi dei cittadini, di avanzare proposte nella speranza che vengano accolte, o anche di collaborare qualora ritenga che la gestione della cosa pubblica sia condotta egregiamente; ai cittadini quello di partecipare vigilando, informandosi, assumendosi la propria parte di responsabilità al momento del voto, svolgendo insomma quel ruolo di cittadinanza attiva che è il solo argine all’incapacità amministrativa. 


Parapetto davvero sicuro. E’ così da mesi... 
E’ proprio impossibile porvi rimedio in tempi non biblici?



Percorso di guerra? Attrezzo di allenamento per funamboli? 
No... semplicemente la salita di uno scivolo per bambini.



Quando si dice chiarezza... 
Non c’era modo migliore e più sicuro per segnalare l’inizio della ciclabile?



Fortunatamente c’è ancora la segnaletica verticale...


Quello che vi proponiamo qui sotto è il percorso Pioverno - Venzone in 8 “tappe”: un percorso non lungo e pur tuttavia irto di difficoltà di varia natura che davvero non sarebbe difficile né oneroso rimuovere.




1. Ponte sul Tagliamento. Rampa per disabili più stretta del marciapiede. 
Si noti anche  l’interruzione della protezione tra parapetto e guard-rail. 
Una persona ci passa tranquillamente e il salto è di circa quattro metri.






2. Tavole di legno in sostituzione delle piastre di “lavato” sul marciapiede del ponte. 
Cosa succederà quando marciranno e cederanno senza preavviso?



3. Palo posizionato sul marciapiede. Una persona con l’ombrello aperto non ci passa,
 figuriamoci con una carrozzina o in sedia a rotelle.



4. Curiosa sistemazione... era forse terminato il cemento?



5. La famosa “Scala verso il nulla”.



6. Piccolo ostacolo insidioso, posto forse per evitare che chi sale 
o scende la scala si distragga.



7. Il nulla in cima alla scala.



8. Passaggio pedonale sul bivio di immissione nella statale. 
Proprio lì dovevano metterlo?

Il percorso ad ostacoli è terminato: se avete passato indenni l’attraversamento pedonale nel bel mezzo di un incrocio, ce l’avete fatta. Ora non vi resta che ripetere tutto per ritornare a Pioverno, ma forse, se non siete più che agili, se avete un bimbo o un anziano in carrozzina avete rinunciato in partenza, e non vi resta che parcheggiare l’auto... in piazza, come usa qui!




27 agosto 2012

VISINS DI CJASE


In una surreale Gemona abita Mauri, sintomatico caso clinico affetto da una rara malattia che gli impedisce di uscire di casa, lo costringe a costruire barchette di stuzzicadenti e lo spinge a spiare continuamente i misteriosi vicini di casa. Con lui convive Pieri, suo compagno e medico curante, figura di spicco mondiale nel campo degli studi sulla “Sindrome di Mauri”.
L’inaspettata partenza di quest’ultimo per un convegno sul suo paziente e sulla sua patologia ad Auckland in Nuova Zelanda lascia a Mauri libertà di spiare i vicini di casa. I risultati sono devastanti quanto comici, in un crescendo di deduzioni nate dalla mente contorta di Mauri, che ormai si immagina in balia di un violento terrorista, si arriverà al finale, grottesco ed inaspettato, che ci rivelerà la reale identità dei loschi vicini di casa.
Scoppiettante la commedia psicologica “Visins di cjase”, tratta dal racconto di Renzo Brollo, girata dai giovanissimi registi gemonesi Giulio Venier e Marco Londero, alla loro prima esperienza con un lungometraggio di tale portata.
Il film, la “prime comedie sureâl par furlan”, presentato in anteprima nazionale venerdì 8 giugno al cinema sociale di Gemona ha riscosso notevole successo, dovuto sia alla convincente recitazione dei due attori protagonisti, Giorgio Monte e Manuel Buttus già facce note nell’ambito dell’intrattenimento teatrale regionale, sia alla regia che, pur trattandosi di un’opera prima, regala trovate esilaranti, ad esempio il greto del Cellina trasformato per l’occasione in campo di battaglia spaziale grazie alla computer grafica. 
Complimenti, dunque ai due giovani cineasti che, riempiendo per ben due volte di fila il Sociale, dimostrano per prima cosa che non sempre è necessario studiare alla Scuola di Cinema di Roma né all’accademia teatrale per produrre opere godibili, ed inoltre che i giovani possono rivelare validi talenti se stimolati ed aiutati.  Non perdetelo!

BENE E BENI COMUNI







La città appartiene al cittadino. Non sono parole vuote e, mai come in epoca di forte pressione fiscale e di diminuzione dei servizi, ciò risulta evidente. Ne consegue che per chi governa il compito è doppio: da una parte valutare e decidere come eseguire le opere in modo oculato e lungimirante, dall’altra rispettare ed educare la comunità a considerare il territorio come casa propria.
La nostra amministrazione è carente in ambedue questi aspetti ed un esempio tra tutti è l’area sportiva su cui spesso, purtroppo, ci siamo già soffermati. 
La nuova palestra sembra già “vissuta” da anni: le porte esterne si stanno scrostando, all’interno maniglie rotte sul pavimento, attrezzature alle pareti rovinate, finestre dimenticate aperte con il rischio che la pioggia possa entrarci, luci lasciate accese per giorni (una vera educazione al risparmio energetico!). E inoltre: sul campo di calcio sintetico si possono facilmente notare numerosi mozziconi di sigaretta che forse hanno già lasciato il loro segno; i faretti esterni solo da poco sono stati rialzati e sistemati al loro posto dopo essere stati brutalmente abbattuti, così come la centralina elettrica; per terra spazzatura ovunque.
Quello che rattrista maggiormente è lo scarso interesse nell’educare tutti i cittadini e in particolare chi utilizza quest’area: come spiegare altrimenti l’incuria ed il suo deterioramento? Ci è stato segnalato che spesso la porta della palestra viene dimenticata aperta con il rischio che chiunque possa accedervi, rovinare o sottrarre preziose attrezzature sportive.
D’altro canto questa amministrazione non brilla certo nello sforzo di educare la cittadinanza al rispetto del bene comune. Tuttvia, benché non sia possibile punire gli esecutori di atti vandalici senza la certezza della loro identità, riteniamo che una maggior vigilanza al territorio e soprattutto la volontà di essere d’esempio rispettando personalmente norme e divieti (a cominciare da quelli relativi al parcheggio!) avrebbero una ricaduta positiva, in particolare su quanti, per età, si stanno formando a diventare cittadini attivi.
Questa totale mancanza di sensibilità civica da parte di chi ci governa purtroppo viene confermata da segnalazioni pervenuteci laddove i cittadini, che per propria responsabilità e senso civico vorrebbero segnalare danni e malfunzionamenti, spesso non lo fanno per non trovarsi davanti al muro di indifferenza da parte degli amministratori e talvolta temendo addirittura ripercussioni personali.

IDEE LUMINOSE




In Italia la spesa per l’illuminazione pubblica si avvicina a superare il miliardo di euro l’anno (poco meno di 20 euro all’anno pro capite). E’ un problema nazionale, che tuttavia ci riguarda. Il “Progetto Lumière” (www.progettolumiere.enea.it) rivolge un invito ai Comuni: diminuire l’illuminazione, ridurre gli sprechi, razionalizzare, prendere esempio dalle realtà virtuose in giro per il pianeta. E a questo proposito davvero interessante è il sistema Luix, spagnolo, che permette di ridurre del 70 - 80% i costi dell’illuminazione pubblica grazie ad un sensore che regola l’intensita luminosa dei lampioni a seconda delle persone o dei veicoli che passano. Il sistema è già stato adottato da alcune città e cittadine non solo in Spagna ma anche in Francia, e forse ai produttori potrebbe interessare avere un Monumento Nazionale Italiano come “vetrina” per il loro prodotto: un piccolo centro storico pedonale illuminato in modo discreto, tecnologico, altamente efficiente. Un’amministrazione attenta potrebbe magari strappare un contratto a condizioni favorevoli... potrebbe condividere le scelte in materia d’illuminazione promuovendo, anche in questo caso, un incontro pubblico con la cittadinanza (vd articolo del Messaggero Veneto del 9 agosto a proposito di Cividale: “Nuove luci tra ecologia e fascino in centro”, dove “il Comune ha voluto condividere le scelte tecniche con la cittadinanza, tramite un incontro pubblico in cui era stato presentato e discusso il piano d’intervento.”) Ma forse per questo bisognerà attendere il 2014. Intanto riduciamo le luci al Fortino Veneziano, smorziamo l’intensità delle lampade, manuteniamo i lampioni!

CHI L'HA VISTA?


Questo numero de Il Sfuei ci ha posto nuovamente di fronte al problema dello “spazio”: le cose di cui parlare, gli eventi da segnalare, le sollecitazioni che ci giungono sono numerose, e sempre più di frequente ci accade di dover rimandare al numero successivo qualche argomento. Inoltre, la cadenza bimestrale che ci siamo imposti di rispettare, costituisce già un impegno importante, sia economicamente che dal punto di vista del tempo impiegato. 
In tutta onestà e senza falsa modestia, riteniamo importante il compito di informare che ci siamo assunti: crediamo che non possa e non debba esistere un’attività amministrativa -anche se svolta come minoranza- che prescinda dalla comunicazione, dalla condivisione, dall’informazione intesa come spirito di servizio reso al cittadino. E’ per questo che la “sparizione” del La Consee ora, e la sua inconsistenza prima, ci meraviglia sinceramente, ed è per noi un’ulteriore conferma della scarsa volontà dei nostri amministratori di condividere il loro operato, di affrontare il giudizio e le richieste dei cittadini, di rispondere alle loro domande, di tener fede a quanto promesso in campagna elettorale.

LA MINIERA DI RAIBL


Recentemente, visitando il Museo Minerario e la Miniera di Cave del Predil, abbiamo scoperto un complesso industriale inaspettato, ricco di storia, di vicende e fatiche umane. Agli ex minatori che hanno realizzato con passione e competenza il “Parco Internazionale Geominerario di Raibl”, e che fino ad oggi lo hanno gestito, esprimiamo la nostra ammirazione.
Raccomandiamo volentieri una gita istruttiva. E’ opportuno prenotare (tel. 0428-68257) perché il trenino che vi porterà nelle gallerie interne della miniera ha capienza limitata. L’organizzazione fornisce elmetto ed impermeabile, ma è bene munirsi comunque di indumenti adeguati alla bassa temperatura (6° costanti in tutte le stagioni) ed all’altissima umidità (95%).
Buon divertimento agli adulti e soprattutto ai bambini che esploreranno il regno dei sette nani!

MICOTRA


Il 10 giugno ha preso avvio un interessante servizio ferroviario transfrontaliero con due coppie di treni al giorno, operato dall’austriaca ÖBB e da FUC (Ferrovie Udine-Cividale). Si tratta del MICOTRA (MIglioramento COllegamenti TRAnsfrontalieri) che collega Udine a Villaco e viceversa. 
Gli aspetti davvero interessanti sono molteplici: le fermate intermedie (per la tratta italiana: Gemona, Venzone, Carnia, Pontebba, Ugovizza, Tarvisio); il vagone per il trasporto biciclette; il fatto che i biglietti della tratta italiana siano gli stessi di Trenitalia, mentre per i viaggiatori che varcassero il confine c’è la possibilità di acquistarli a bordo senza sovrapprezzo.
Per i venzonesi rappresenta una buona notizia, poiché colma il vuoto lasciato da Trenitalia nei collegamenti diurni con Villaco, senza contare che migliora anche quelli con Udine.

IL PEDÔLI




Felicitazioni vivissime a chi ha ristrutturato la stanza da bagno!
Per gli amministratori: i preziosi reperti sono a disposizione presso la discarica abusiva dell’ex statale Pontebbana di Rivoli Bianchi, in territorio venzonese