31 agosto 2012

EDITORIALE


Abbiamo in sospeso una risposta al lettore che in marzo ci ha scritto a proposito di Casa Pound. In parte abbiamo affrontato l’argomento nel n. 15 del giornale sperando di aver esposto, al di là delle specifiche osservazioni del lettore, il nostro punto di vista senza dimenticare il preciso riferimento alla storia di Venzone ed ai fatti reali, non solo ai motivi di principio, per cui certe iniziative sono qui, meno che altrove, accettabili. Vedi emigrazioni forzate del ’22, repressione delle minoranze linguistiche e quindi anche della cultura friulana, vicende della guerra ‘40-’45 culminate nell’assassinio del parroco e del sagrestano. Cose che i nostri occasionali critici mostrano di non conoscere o di non considerare. 
Ma si aggiunge un ulteriore episodio che ha avuto eco sul Messaggero Veneto del 22, 26 e 31 luglio scorsi e che riguarda il tema. Ci riferiamo alla raccolta di firme “contro Equitalia” organizzata sotto la loggia municipale dalla citata organizzazione con anche esposizione di striscioni sotto gli archi, cui il sindaco, a domanda diretta, afferma di non aver dato consenso. C’è dunque da chiedersi: chiunque può utilizzare la loggia come vetrina, per qualunque cosa, semplicemente depositando una domanda e contando sul silenzio-assenso? Non deve essere proprio così, visto che all’epoca della raccolta di firme per il  referendum contro la privatizzazione dell’acqua, l’esposizione degli striscioni era stata negata per “rispetto al monumento”. 
Probabilmente, presumendo di contare  sulla cattiva memoria dei venzonesi, Casa Pound ritiene di aver trovato un luogo in cui esercitare, con buona visibilità, quelle iniziative che assecondano il malcontento per guadagnare simpatie. Non diversamente dalla Lega -è vero - caro lettore. Non diversamente neppure da un noto personaggio che minacciando il ritorno in campo promette la soppressione di tutti i dolorosi sacrifici resi necessari dalla condotta del suo governo. 
Non neghiamo a nessuno il diritto di esprimere le proprie opinioni e ben venga una critica da destra alle storture dell’economia cosiddetta “liberista”, ma ciò che rifiutiamo è la mistificazione, la falsa rappresentazione della realtà. Accusare il Partito Democratico (a proposito, la nostra è una lista civica ed il giornale si avvale dell’apporto di forze diverse e libere) di nutrire “realtà associative vicine o addirittura organiche che si contraddistinguono per violare sistematicamente leggi e regolamenti comunali” è offensivo e grossolanamente lontano dalla pratica e dallo spirito di una forza politica che persegue ideali e programmi di giustizia sociale cercando di fondere, finalmente, forze progressiste laiche e cristiane.
Casa Pound rivendica la totale correttezza del proprio agire, ma nulla dice delle affissioni prive di autorizzazioni; rivendica le proprie azioni di solidarietà verso i terremotati dell’Emilia e verso popolazioni colpite da altri disgraziati eventi. Peccato che distingua fra terremotati italiani ed immigrati. Come osserva il nostro lettore, assume anche iniziative No Tav. Ma di quali No Tav? Quelli che esprimono pacificamente fondate e documentate perplessità sulla opportunità ambientale ed economica dell’opera o quelli che esercitano sperimentalmente la violenza contro le forze dello Stato? 
Purtroppo non vediamo idee nuove. Vediamo piuttosto il ripetersi di operazioni già compiute in passato. Si enunciano principi e programmi di rinnovamento radicale perseguendo poi contro le regole della democrazia il raggiungimento del potere. Vi ricordate il mungitore padano Tognazzi in coppia con Gasmann nella “Marcia su Roma” quando, alla prova dei fatti, vede cadere ad uno ad uno, come petali di una margherita, i proclami del fascismo sansepolcrista sedicente rivoluzionario? (1) Vi ricordate che dopo oltre vent’anni alla testa della nazione Mussolini, nel costituire la Repubblica Sociale, rispolverò quei lontani punti programmatici anticipando il recente motto “non mi hanno lasciato governare”?
Assicuriamo il nostro lettore che non siamo soliti scomodare le bandiere per contrastare le opinioni che non condividiamo, ma qui non sono in gioco posizioni diverse. Qui si difendono i valori della convivenza civile ed il rispetto della verità storica. 
Speriamo di aver chiuso il capitolo e di poter dedicare i nostri prossimi modesti sforzi ai problemi veri della cosa comune.

(1)  A Milano, Piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919, nella sede dell’Associazione Industriali, furono istituiti i fasci di combattimento con relativo programma che, fra l’altro, rifiutava ogni forma di imperialismo (!).

                                                                                                                                        Loris Sormani

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