29 marzo 2012

SALVARE IL TRIBUNALE


La petizione qui di seguito può essere firmata negli uffici comunali di Venzone

PETIZIONE
La L. 148 del 14.09.2011 all’art. 1 co. 2 stabilisce che il Governo, entro dodici mesi dalla entrata in vigore della legge, dovrà adottare uno o più decreti legislativi per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza secondo criteri che portino alla riduzione dei Tribunali di prime grado, ridefinendo l’assetto territoriale degli uffici giudiziari secondo criteri oggettivi e omogenei, che tengano conto dell’estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell’indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino d’utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale.
Sulla base del richiamato dettato normativo, in considerazione della finalità della norma e alla luce dei criteri in essa esplicitati,
I CITTADINI DELL’ALTO FRIULI RITENGONO CHE IL TRIBUNALE DI TOLMEZZO NON RIENTRI, NE' POSSA RAGIONEVOLMENTE RIENTRARE TRA LE SEDI GIUDIZIARIE DESTINATE ALLA SOPPRESSIONE.
Infatti, al di la della indiscussa efficienza della struttura giudiziaria e dei costi oggettivamente contenuti della stessa, le caratteristiche che lo contraddistinguono sono UNICHE:
il TRIBUNALE di TOLMEZZO, di antiche origini, presidia un territorio montano con caratteristiche peculiari, che lo rendono del tutto disomogeneo rispetto alla restante Provincia di Udine; serve ben 44 Comuni; la sua circoscrizione comprende due confini (con Austria e Slovenia) con sei valichi,  di cui uno autostradale ed uno ferroviario; si trova al centro geografico della nuova Europa; crea occupazione per una forza lavoro di 500 unità a fronte di una popolazione di circa 80.000 cittadini; é collegato alla Casa Circondariale, che ospita detenuti soggetti anche a particolari regimi di detenzione; individua e delimita il collegio elettorale dell'Alto Friuli.
Per tutte queste ragioni, i cittadini dell'Alto Friuli
CHIEDONO
che, nell’ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari, sia mantenuto il Tribunale di Tolmezzo, l'Ufficio della Procura della Repubblica presso lo stesso, nonché la relativa circoscrizione giudiziaria così come attualmente configurata, in quanto presidio dell'amministrazione della giustizia nell'Alto Friuli. 

22 marzo 2012

EDITORIALE



L’aver vissuto di persona, da venzonese colpito dalla sofferenza delle persone care e dei concittadini, da emigrante in patria privato dei propri ricordi giovanili, da volontario impegnato nel recupero dei beni di cui Venzone ha orgoglio, da professionista che con la passione ferita per la propria origine è riuscito a coinvolgere nell’aiuto alla nostra terra colleghi ed organizzazioni, mi pone nella condizione di osservare con mitigato stupore - l’età accresce la pazienza ed il disincanto – il riaccendersi di polemiche sostanzialmente inutili e pretestuose.
Potremmo discutere a lungo su affermazioni inesatte, su rivendicazioni, su interpretazioni divergenti dei fatti. Ce ne sarebbe per pagine infinite.
Che valore ha oggi negare l’uso delle ruspe, fortunatamente presto sospeso, quando esiste un appunto con l’individuazione dei settori della discarica, distinti per isolato, al fine di recuperare eventuali reperti significativi? Serve ricordare che qualche abitante del Centro Storico, impotente davanti al cumulo delle macerie, affrontate con le braccia la pala ed il piccone, ha invocato l’intervento dei mezzi meccanici? Cosa significa citare l’appello alla “tabula rasa” (partito delle ruspe?), alimentato da ancestrali malintese rivalse, che avrebbe eliminato la distinzione fra borghi esterni e cittadella e cancellato ogni identità storica? Chi scrive ha memoria, fra l’altro, di aver seguito le macchine nella speranza di scongiurare ulteriori perdite e di aver conquistato, giorno per giorno, dopo l’iniziale scoraggiamento, la consapevolezza che si doveva far rivivere, o salvare, non solo il Centro Storico, ma anche tutti quelle componenti, borghi, mura, rogge, strade etc. che costituivano il patrimonio del nostro Paese, ricevuto dai vecchi e da ritrasmettere ai figli.
La ricostruzione ha preso dunque altra strada, legittimata dalla passione dei Venzonesi, da illustri precedenti quali Varsavia e dalla recente conferma di Dresda. 
Gli amministratori di allora hanno avuto il merito di essersi accorti in tempo che il ventilato progetto di trasferire Venzone altrove (Marsure) ne avrebbe decretato la fine. Giustamente hanno accettato la supplica, condivisa poi tenacemente dai concittadini, di quei “dottori” che sostenevano le ragioni della ricostruzione in loco. Il vincolo della legge 1089, inviso e colpevolizzato allora quasi fosse responsabile della catastrofe, ha permesso di far affluire maggiori risorse e di attivare norme favorevoli.
Oggi sono sempre meno coloro che hanno preso parte agli avvenimenti. Assumere queste vicende come pretesto per dispute e polemiche legate alla politica odierna è chiaramente strumentale. Lamentare insufficienze, che pur ci sono state per timidezza e incompletezza non certo per difetto delle scelte, è del tutto inutile se si considera che la ricostruzione del Friuli e di Venzone è diventata positivo riferimento per le esperienze dell’Umbria e delle Marche. Vediamo infatti come il doloso rifiuto di ripetere il nostro percorso stia annunciando a L’Aquila disastri sociali ed ambientali. 
Dobbiamo dunque porci altre domande. 
Accertato che la ricostruzione è stata condotta nella direzione individuata, in modo pressoché unanime dai venzonesi, la politica attuale rispetta nei fatti lo spirito dell’impegno allora condiviso? E’ idonea al completamento di quelle parti del nostro patrimonio urbano ancora mancanti? Risponde al proposito di promuovere una comunità solidale e consapevole del proprio patrimonio storico e culturale?
A meno di ripensamenti - ci auguriamo di averne percepito qualche segnale - la risposta è negativa. Stato dei fossati, cancellazione della storica Roggia di Sottomonte, rinuncia ad affrontare almeno in sede progettuale e programmatica Porta Nord area Castellani e chiesa di San Giovanni, recupero della peculiarità umana ed urbanistica dei borghi e delle frazioni, abbandono dei percorsi extraurbani e montani mentre si creano inutili diversivi, pulizia di corsi d’acqua, risorgive e relative sponde, valorizzazione e sfruttamento della montagna, raccolta organica del patrimonio culturale della Terra di Venzone sono i temi che vogliamo suggerire all’attenzione di concittadini ed Amministratori.
 Loris Sormani

DISSERVIZI FERROVIARI 1



A Tarvisio, il 25 gennaio scorso si sono incontrati con l’Assessore Regionale R. Riccardi alcuni Sindaci dell’Alto Friuli  per avere rassicurazioni sul servizio ferroviario ed individuare una strategia comune per limitare i disagi che sempre più spesso sono costretti a patire i pendolari. L’Assessore ha spiegato durante l’incontro che la situazione potrebbe migliorare fra aprile e maggio con l’arrivo di 4 nuovi treni Vivalto e 8 nuovi treni per il 2013. 
La posizione a riguardo del Sindaco di Venzone (dal Messaggero Veneto del 13 gennaio) è che sarebbe opportuno creare alla Stazione di Carnia un centro di smistamento dei collegamenti verso la montagna con una migliore integrazione tra il servizio ferroviario e di autocorriere.  Obiettivi questi ammirevoli da parte delle Amministrazioni locali e regionali, ma che si scontrano con le logiche societarie di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana. Infatti sembra che, dopo la biglietteria, anche il personale della Stazione di Carnia sia destinato ad essere sostituito dagli automatismi regolati da Mestre, almeno nel periodo notturno, a partire da aprile 2012. A partire dal 1° gennaio di quest’anno, inoltre, sono stati chiusi i servizi igienici in 6 stazioni della Regione, tra le quali Gemona e Carnia, con conseguenti immaginabili disagi per i pendolari e non.

RICETTE ANACRONISTICHE



Si avvicina l’8 marzo, ovvero la “Festa della donna”, giornata in cui a livello mondiale si ricordano le conquiste sociali, politiche ed economiche del sesso femminile, ma anche le discriminazioni, i soprusi, le violenze che tuttora deve subire.
Alcuni dati: in Italia le donne possono votare dal 1946 (solo per statistica: le norvegesi dal 1913, le russe dal 1917, le turche dal 1923) e la festa si celebra dal 1922; nel 1946 è comparsa per la prima volta la mimosa che poi ne è diventata il simbolo. Internazionalmente viene celebrata nella giornata dell’8 marzo dal 1975, dichiarato “Anno internazionale delle donne”. Dati diversi e più drammatici: in Italia, in base all’ultimo sondaggio ISTAT (2006), quasi un terzo della popolazione femminile, tra i 16 ed i 70 anni, è stata vittima di violenza. Di queste, più di un milione sono state stuprate e in 9 casi su 10 lo stupro non è stato denunciato; una donna su sette ha subito violenza dal marito, dal fidanzato o compagno. Nel 2011 (da fonte Emergency) in Italia le donne italiane rimaste uccise da uomini che conoscevano e frequentavano - anch’essi tutti italiani - sono state 97, la media è quasi due a settimana!
Nella legge italiana le norme che regolamentavano il delitto d’onore sono state abrogate nel 1981 e soltanto nel 1996 lo stupro è diventato finalmente un crimine contro la persona e non un reato contro la moralità pubblica e il buon costume. 
Negli ultimi anni i diritti duramente conquistati, le battaglie e le sofferenze subite per ottenerli, hanno lasciato il campo ad un aspetto indubbiamente più commerciale della ricorrenza. Ma non c’è solo questa perdita, se diamo un’occhiata all’immagine odierna della donna ci accorgiamo che è stata volgarmente mercificata, degradata a semplice velina, a corpo da sfruttare per aumentare ascolti televisivi, da usare in cambio di un lavoro e popolarità (pensiamo alle cariche politiche offerte dal precedente governo a ministri e segretari femminili in cambio di balletti, feste e cene private).
In questa decadenza della figura femminile si può vedere anche il degrado di una società, ma purtroppo in tutto questo è complice la donna stessa che passivamente ha accettato di farsi strumentalizzare in tv, sui giornali, nei doppi sensi degli slogan pubblicitari, nei tabelloni lungo le strade, sui cubi delle discoteche, permettendo di usare il corpo femminile senza evidenziare che, dentro, c’è una mente e una sensibilità. 
Per fortuna un anno fa, proprio in questi giorni, le donne si sono destate dal torpore e sono tornate in piazza per rivendicare e riconquistare questo aspetto, staccandosi dal binomio donna-velina. Tuttavia il movimento “Se non ora, quando?” se da una parte può rallegrarsi nell’avere un governo con delle donne ministro scelte finalmente per la loro capacità e non per prestanza fisica, dall’altra parte deve lottare quotidianamente contro soprusi di vario genere esercitati da chi dovrebbe tutelare i diritti. Uno degli ultimi attacchi viene pubblicato ad inizio dicembre sul quotidiano “Libero” (giornale di partito della Lega Nord) con il titolo “Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli” dove si suggerisce tale soluzione per aumentare la natività del nostro paese e contrastare così anche l’immigrazione. La “ricetta” suggerita è di “chiudere alcune facoltà” e impedire la scolarizzazione delle donne, e cioè delle nostre stesse figlie, delle nostre fidanzate, delle nostre mogli. Quindi la donna tornerebbe ad essere solo una macchina sforna-figli privata della sua capacità di conoscere, pensare, decidere; privata del piacere intimo che la lettura può regalare; privata del piacere della scoperta e della conoscenza; svuotata di talento, potenzialità, professionalità. Ne consegue un’idea di maternità non più frutto di scelta d’amore, ma come gesto meccanico, privo di quella sensibilità e di quell’affetto che solo una donna può provare e trasmettere.
Questo partito, che nei suoi slogan politici ha spesso denigrato culture e religioni a noi diverse, accusandole di arretratezza (magari solo perché i volti delle loro donne sono celati sotto veli), non si accorge che queste affermazioni svelano il reale valore assegnato al suo interno al genere femminile, e dunque anche a mogli, figlie, colleghe. 
L’augurio che vogliamo rivolgere alle donne è di riappropriarsi della consapevolezza del proprio ruolo, nella vita quotidiana così come nella scelta politica di chi poi ci dovrà rappresentare; di pretendere che siano le competenze ed i meriti, non l’aspetto fisico, la chiave per ottenere un lavoro; di essere anche coscienti che il proprio sguardo e la  sensibilità femminile possono influenzare decisioni importanti. Quante madri manderebbero il proprio figlio al macello in una qualsiasi guerra?

A.N.P.I.



Riceviamo dalla sezione A.N.P.I. di Gemona - Venzone e volentieri pubblichiamo:

Il 28 aprile 2011 abbiamo celebrato il 66° anniversario della Liberazione di Gemona dal nazifascismo; Liberazione che ha concluso il lungo e complesso processo di unificazione nazionale del nostro Paese (150° anniversario dell’Unita d’Italia).
La lotta di Liberazione è stata un evento fondamentale per la storia nazionale e, di conseguenza, i sacrifici compiuti dagli uomini e dalle donne che hanno animato la Resistenza, alla pari di quelli che sono stati i protagonisti delle lotte risorgimentali, vanno ricordati perché nessuno possa dimenticare quello che è successo e perché tutti possano imparare dalla storia a non commettere più gli errori del passato e a evitare che le barbarie prodotte dal fascismo e dalla guerra possano ripetersi in futuro.
Sono stati gli uomini della Resistenza che hanno ricostruito moralmente ed economicamente il nostro Paese e hanno dato vita ad un sistema democratico che garantisce a tutti i cittadini diritti e libertà.
Intendiamo rendere omaggio e gratitudine agli uomini e alle donne della Resistenza attuata nelle zone del Gemonese e della Carnia.
La storia ci deve insegnare che non dobbiamo dare per scontato che le libertà e i diritti di cui oggi possiamo godere ci siano riconosciuti per sempre, perché c’è sempre il pericolo che queste libertà e questi diritti ci possano venire ridotti o addirittura negati.
Per permettere al nostro Paese di continuare a progredire unito, in pace e in libertà facciamo appello ai cittadini, ai Comuni e alle Scuole di Gemona e Venzone affinché i Caduti e i sacrifici di chi ha combattuto in nome degli ideali di giustizia e di libertà non cadano nell’oblio e le loro battaglie proseguano lungo la strada della piena attuazione dei dettati della nostra Costituzione.
Per questo rivolgiamo un caldo invito, a partire dai giovani, a sostenere e potenziare la sezione A.N.P.l. di Gemona-Venzone chiedendo o rinnovando la tessera A.N.P.l. dell’anno 2012.
Il Presidente Lorenzo Londero 
Per chi volesse ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi al Presidente, Lorenzo Londero, tel. 345-6935806; oppure al Segretario, Lodovico Copetti,
lodovico.copetti@libero.it

DISSERVIZI FERROVIARI 2


In relazione ai gravi disservizi della linea ferroviaria ed all’incontro con l’Assessore Riccardi di cui abbiamo scritto nella parte 1^ qui a fianco, abbiamo ricevuto una segnalazione dal Comitato Pendolari Alto Friuli, di cui diamo notizia. Il 29 marzo 2011 Il Comitato ha inviato una lunga lettera al Sindaco di Venzone  “per portare alla Sua cortese attenzione la grave problematica che riguarda quotidianamente una cinquantina di Pendolari venzonesi, che usufruiscono della stazione ferroviaria”. Nella lettera si auspica che “l’Amministrazione Comunale si prenda carico della problematica della stazione, la quale – a nostro parere - costituisce un’importate punto di riferimento per Venzone, specie in prospettiva turistica” anche e soprattutto “considerata la valenza turistica della Cittadina”
Ebbene, non solo ci viene comunicato che la missiva (leggibile integralmente su www.comitatopendolarialtofriuli.blogspot.com)  non ha mai ricevuto alcuna risposta, ma anche che “l’Amministrazione di Venzone, nonostante sia significativamente interessata dalla linea ferroviaria (nell’ambito del territorio comunale vi sono infatti ben due stazioni), non ha partecipato alla recente riunione dei Sindaci dell’Alto Friuli, svoltasi a Tarvisio (il 25 gennaio scorso ndr) e convocata dall’assessore regionale Riccardi, per discutere in ordine alle problematiche del servizio lungo la tratta Pontebbana.”
Ci uniamo pertanto alla richiesta del comitato nel sollecitare i nostri amministratori ad occuparsi attivamente di un servizio tanto cruciale per i suoi cittadini, anche solo interloquendo con il comitato stesso che ci comunica di aver consegnato alla Regione FVG, lo scorso mese di giugno 2011, un dettagliato dossier che illustra la situazione delle stazioni in Alto Friuli, tra cui Carnia e Venzone.
Per mettersi in contatto scrivere a:
comitatopendolarigemonaudine@gmail.com

19 marzo 2012

LE IMMAGINI DELLA FANTASIA



La rassegna internazionale d’illustrazione per l’infanzia di Sarmede è giunta ormai alla sua 29esima edizione. L’esposizione ad essa collegata, che si terrà  a Venzone, nel Palazzo Comunale, dal 18 marzo al 25 aprile, è ormai all’undicesima edizione: traguardi onorevoli resi possibili dall’impegno, dalla dedizione, dall’immaginazione che si fa concretezza operativa ed organizzativa, dalla fantasia che movimenta la realtà.
Quest’anno si procede “A ritmo d’incanto”, e le fiabe illustrate sono quelle del Brasile. Nei disegni la corposità di quella terra, i suoi colori, i giochi di luce, la varietà cromatica della sua natura rigogliosa, i profili ora esili ora imponenti degli animali che la popolano. L’esposizione comprenderà circa 180 opere originali con i rispettivi libri illustrati, opera di 55 illustratori provenienti da tutto il mondo.
E poiché è proprio della fantasia consentire associazioni inedite, unire mondi lontani, ecco che artisti dalle provenienze più disparate si ritroveranno ancora una volta riuniti nel nostro austero salone municipale e, percorrendo con lo sguardo le diverse opere, gli occhi cadranno anche su quella di un disegnatore venzonese..., mentre per la prima volta verrà proposta una sezione dedicata ad una illustratrice friulana, Marisa Moretti, che con la sua tecnica riesce a dare vita sulla carta a diversi ambienti naturali e agli animali che li popolano.
Come ogni anno, la mostra proporrà attività didattiche per i ragazzi, suo pubblico d’elezione. Visite guidate per scuole e per gruppi su prenotazione possono essere concordate rivolgendosi a:
Comune di Venzone tel. 0432-985266; 
Pro Loco Venzone tel./fax 0432-985034;
www.bibliotecavenzone.it
L’inaugurazione della mostra, cui tutti sono invitati, sarà sabato 17 marzo alle ore 18.
L’esposizione osserverà poi il seguente orario: 
sab. dom. e festivi 10.00-12.30 / 15.30 -19.00; da lun. a ven. 10.00 - 12.30
INGRESSO LIBERO

IL SUPPLENTE



Le scorse settimane sono apparsi sulla stampa locale alcuni articoli che trattavano argomenti relativi al nostro Comune. Entrambi gli articoli facevano riferimento a Venzone ed entrambi gli articoli avevano come protagonista il Consigliere del Carroccio Enore Picco.
Uno degli articoli riguardava la realizzazione di un collettore fognario per collegare la caserma Feruglio di Venzone al depuratore comunale.
Il collettore fognario di cui avevamo parlato a più riprese nel 2010 (sullo Sfuei n° 3, 4 e 5), in relazione alle condizioni in cui versa l’area “Fontanis” soggetta agli sversamenti di liquami provenienti dalla caserma.
Il Consigliere della Lega Nord Enore Picco avrebbe, grazie all’accoglimento di un suo emendamento, ottenuto un contributo straordinario di 140mila euro per permettere al Comune di Venzone di “chiudere l’epoca della latrina immonda a cielo aperto ed aprire le porte del decoro e della civiltà” e ancora “da oltre 20 anni i cittadini convivono con i liquami e i liquidi reflui maleodoranti che stagnano in località Fontanis”
Ci chiediamo se serva Enore Picco per aprire le porte al decoro e alla civiltà nel nostro Comune, e se la nostra Amministrazione abbia dovuto elemosinare alla Lega un contributo per un intervento già in programma. 
Riteniamo la vicenda uno smacco per chi deve chiedere “favori” al Consigliere Leghista per eliminare una “latrina immonda” nel territorio amministrato.
Il secondo articolo trattava invece del turismo nel Gemonese: l’Associazione comuni del terremoto e sindaci della ricostruzione, con il prezioso assist (sic) del consigliere regionale Enore Picco, e dell’assessore regionale Federica Seganti intendono mettere a punto un pacchetto turistico forte dei principali siti d’interesse della zona.
“Finalmente Venzone l’ha capito” si leggeva (!) e si prepara a “strutturare una proposta” il cui obiettivo è portare nella pedemontana migliaia di persone.
Umiliante.
Ma dov’era Picco negli ultimi 20 anni, e Pascolo ha finalmente “capito” da Picco come fare sinergia in campo turistico?
Gli altri sindaci del gemonese ne sono al corrente?
L’Assessore al turismo del nostro Comune ne è a conoscenza, ne parlerà al prossimo Consiglio Comunale, farà conoscere la “proposta” ai cittadini?

RIVOLUZIONI CONTEMPORANEE



“Ho visto una formica in un giorno freddo e triste donare alla cicala metà delle sue provviste. Tutto cambia: le nuvole, le favole, le persone..... La formica si fa generosa.....E’ una rivoluzione”
Gianni Rodari

Il nuovo governo con due esplicite mosse - il blitz dei controlli a Cortina e la dichiarazione del premier che ha definito gli evasori come “coloro che mettono le mani nelle tasche dei contribuenti onesti” - ci fa capire che forse il vento sta proprio cambiando e che l’epoca dei furbi, dello “sconto senza ricevuta” e dei privilegi consolidati di poche categorie può arrivare al capolinea. 
Piccoli segnali ci sono: consumatori che sempre più spesso non si intimoriscono e chiedono lo scontrino, che denunciano violazioni; movimenti sui social network che incitano ad una “rivoluzione culturale”, a trovare cioè il coraggio di esporsi, di non accettare, di non essere complici dell’evasione altrui, di cambiare perché solo con un cambiamento di cultura e di abitudini fiscali il nostro paese potrà continuare a garantire servizi a tutti, anche ai meno abbienti. Lo sappiamo che i servizi costano (proviamo a guardare quanto costerebbero gli esami clinici o i medicinali se lo Stato non intervenisse) e per garantirli a tutti c’è la necessità che quella pesante parola “tasse” venga ripartita in modo equo tra i cittadini. Per questo vogliamo ricordare le parole di Tommaso Padoa Schioppa: «le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente»
Deboli segnali ci sono; bisogna ora che ci impegniamo a radicarli nel profondo della nostra società, a farli tornare ad essere parte fondamentale della nostra educazione civica, bisogna che noi ci sentiamo Stato nel promuovere e controllare questa educazione morale,  per tornare a dare senso sociale e valore civile all’articolo 53 della Costituzione: «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» e secondo criteri di progressività, ricordandoci dei «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» previsti dall’articolo 2 della Costituzione.  
Per iniziare basta abituarsi a chiedere la ricevuta e controllare poi che l’importo scritto sia effettivamente quello pagato. Un semplice gesto che potrebbe diventare il primo passo per rendere equo il sistema e avvicinarci così ad una giustizia fiscale; perché altrimenti chi finanzia i servizi sarà anche colui che meno potrà accedervi (pensiamo all’istruzione universitaria, alla quale spesso non può accedere proprio colui che più la finanzia).
Le parole di Monti sui soliti furbetti sono un segnale importante, possono essere la spinta a noi “piccoli uomini” per avere il coraggio di esporci; sono il segnale di un rispetto finalmente riconosciuto verso chi onestamente ha sempre dichiarato il giusto, forse sono il primo passo per chiamare pubblicamente evasori coloro che non lo fanno, anche se si tratta di rock star, attori o sportivi ammirati da tutti noi per il loro talento. 
L’evasione ha un altro aspetto non meno marginale e che sta emergendo con forza negli ultimi anni: il sempre più grande divario nella distribuzione di ricchezza. E’ evidente: chi possiede può investire di nuovo e quindi possedere di più, mentre chi ha difficoltà a risparmiare qualcosa ovviamente se vuole investire deve indebitarsi. Questo, insieme al rischio di perdere il diritto all’istruzione pubblica, è forse l’aspetto che coinvolge maggiormente i giovani e che li sta mobilitando sui social network perché nell’Italia di oggi il rischio che non tutti abbiano le stesse opportunità torna ad essere reale. Magari saranno proprio i giovani ad innescare questa “rivoluzione culturale” che auspicano dal web.
La parola “rivoluzione” ricorda immagini di rovesciamenti politici, di innovazioni nella vita quotidiana, di trasformazioni nella mentalità e nella morale. Non giustifichiamoci dicendoci  che il nostro contributo non è importante, che il singolo non ha peso, che non ci si può dissociare dalla massa, perché i movimenti spesso sono nati da singoli individui che, a volte rischiando la vita, hanno accettato di andare contro tutti, anche contro i loro stessi interessi, per lottare per ciò in cui credevano, per la libertà e l’uguaglianza di tutti. Ed è stato il sacrificio del singolo che poi è riuscito a smuovere moltitudini e scatenato il cambiamento: pensiamo a figure quali Nelson Mandela, Rosa Parks, San Francesco, Peppino Impastato.... oppure Giulia, 12 anni di Fiorano Modenese, che sa rinunciare ad una borsa di studio di 250 euro chiedendo che venga assegnata a chi ha più bisogno di lei.

INCHINO AL VOLO?



Come conseguenza delle nefande e tristemente note circostanze che hanno portato al naufragio della nave da crociera Costa Concordia il termine “inchino” ha acquisito una nuova accezione. Non più tanto la lieve genuflessione che ormai solo i gentiluomini d’antàn accennano per galanteria davanti alle signore; non solo l’accentuata riverenza che i monarchi di tutto il mondo, laici o ecclesiastici, esigono dai loro sudditi e fedeli; dal 13 gennaio “l’inchino” è quell’odiosa pratica che consiste nell’ossequiare i superiori in spregio a qualsiasi regola deontologica, professionale o dettata dal buon senso, con gesti eclatanti, notevoli e notabili, appunto, visibili e tali da infondere nel popolino un senso di soggezione e rispetto di fronte a tanta ostentazione di potenza. Ecco allora che una nave con 4000 passeggeri si avvicina alla costa, quasi fosse un gommone, per “salutare” vistosamente un superiore, un amico. Ed ecco che, in un pomeriggio attorno alla metà del novembre scorso, un vecchio quadrimotore dell’aereonautica militare (?), proveniente da Stazione Carnia sorvola il ponte sul torrente Venzonassa e, virando verso Bordano, raggela gli automobilisti in transito sulla strada statale, di fronte a porta San Giovanni, a poche decine di metri dai tetti delle case. Più di qualcuno ricorda di averlo notato, altri ne hanno sentito il rombo fragoroso, altri ancora hanno rammentato, al vederlo, altri passaggi analoghi, ad altri infine, con la sua carlinga antica ha riportato alla memoria i bombardieri della seconda guerra mondiale. E se si trattasse di un “inchino al volo”? Se qui da noi a Venzone, o in qualche paese limitrofo ci fosse qualcuno da salutare, in spregio a rotte, corridoi aerei, misure di sicurezza, regole che i comuni mortali devono osservare? Speriamo non sia così, auguriamoci che non accada di nuovo, certi che i nostri amministratori, forti di questa segnalazione, approfondiranno per quanto possibile l’incresciosa vicenda. Soprattutto, rallegriamoci per l’assenza di scogli sulla statale.

NOVITA' IN BIBLIOTECA


L’inverno, la neve, il freddo, il vento dei giorni passati invitavano più che mai a stare riparati, al caldo, magari davanti al fuoco, con una bevanda fumante e un bel libro tra le mani. Niente di meglio dunque che avere la possibilità di servirsi del prestito della nostra biblioteca comunale, che pur nelle ristrettezze che non risparmiano alcun settore, accresce costantemente il proprio patrimonio librario con nuovi ed interessanti acquisti per i lettori di tutte le età. Ecco allora alcuni dei titoli di più recente acquisizione per stuzzicare i lettori di lungo corso, i curiosi, gli scettici.
Ultimo arrivato, per gli amanti di onomastica e storia locale “I COGNOMI DEL FRIULI”, a cura di Enos Costantini e Giovanni Fantini, una corposa e voluminosa pubblicazione, recentemente presentata presso la Provincia di Udine. Al suo interno sono raccolti alfabeticamente i cognomi della nostra Regione, con un corredo di spiegazioni, storia, informazioni sulle aree di diffusione, sulla probabile etimologia. Inutile dire che vi si trovano i cognomi di molti di noi: consultare per credere!
Per i lettori di tutte le età è poi disponibile il romanzo “LA CHIAVE DI SARA” della scrittrice anglo-francese Tatiana de Rosnay. Dal romanzo è stato tratto il film, da poco nelle sale cinematografiche, che sapientemente intreccia i due piani narrativi: quello della piccola Sara, ebrea parigina, che il 16 luglio del 1942, dopo essere riuscita a nascondere il fratellino, viene rinchiusa con migliaia di altri ebrei nel Vélodrome d’Hiver, in attesa di essere deportata in un campo di concentramento, e quello di una giornalista americana che, sessant’anni dopo, ricostruirà tutta la vicenda. Un romanzo importante, che tratta una drammatica ed infamante pagina di storia, quella del collaborazionismo francese all’olocausto, inserendosi a buon diritto nella letteratura che esercita la memoria per conoscere, per insegnare a distinguere, a riconoscere i segni per non ricadere nei medesimi errori.
In fine poi, per i più piccoli, “UN GRANDE SOGNO”, un albo illustrato del messicano Felipe Ugalde che narra la storia di un coccodrillo il quale, volendo superare la limitatezza della propria condizione, per farlo divora tutto ciò che lo circonda. Un racconto visionario, un grande sogno appunto, premiato per la sua valenza simbolica e per la maestria nella tecnica dell’acrilico delle illustrazioni. Un libro senza età, in grado di affascinare anche gli adulti, offrendo piani di lettura assai diversi.

16 marzo 2012

IMU


Ormai è noto a tutti che con il 2012 l’ICI è stata messa in un cassetto e, già da ora, dobbiamo abituarci alla sua sostituta: l’Imposta Municipale Unica, meglio conosciuta come IMU.
Avendo percepito i malumori e le preoccupazioni che l’arrivo di questa nuova imposta ha prodotto tra la gente, e pur essendo il termine di pagamento ancora lontano (giugno per l’acconto - dicembre per il saldo) vogliamo cercare di sintetizzare e rendere più chiari i cambiamenti che avverranno, in attesa di conoscere le aliquote e le eventuali agevolazioni che saranno stabilite dall’Amministrazione Comunale.
L’imposta interesserà tutti i fabbricati (anche quelli rurali) compresa l’abitazione principale e sue pertinenze, le aree fabbricabili ed i terreni agricoli; il calcolo dell’IMU è analogo a quello dell’ICI e si basa su coefficienti moltiplicativi delle rendite catastali. 
Alla base imponibile IMU, per trovare quanto effettivamente dovuto, dovremo applicare le aliquote: ridotta 0,4% (se trattasi di abitazioni principali e loro pertinenze) o 0,2% (per i fabbricati rurali ad uso strumentale),  oppure ordinaria 0,76% (su tutti gli altri immobili).
Ai Comuni viene lasciata una possibilità di aumentare o diminuire la percentuale delle aliquote entro un margine stabilito. 
Ad esempio: per un fabbricato categoria A (le nostre abitazioni) si dovrà prendere la rendita catastale dell’immobile, rivalutarla del 5% e moltiplicarla per 160. Avremo così trovato la base imponibile IMU sulla quale applicheremo l’aliquota di legge, in questo caso ridotta 0,4%.
Sull’imposta dovuta per le abitazioni principali è prevista una detrazione di 200 Euro; per il 2012 e per il 2013 è prevista un’ulteriore detrazione di 50 euro (fino ad un massimo di 400 euro) per ogni figlio convivente, anche se non a carico, di età non superiore ai 26 anni.
Con l’IMU scompare la fattispecie di “immobile concesso in uso gratuito a parente” (con l’ICI in molti regolamenti comunali veniva assimilato all’abitazione principale) e perciò un abitazione non principale in cui risiedono gratuitamente figli o genitori sarà considerata “seconda casa” e non potrà godere della detrazione prevista di 200 euro.
La detrazione e l’aliquota ridotta per l’abitazione principale, si applicheranno invece anche a case assegnate a coniugi separati e, se deliberato dal Comune, alle abitazioni non locate di anziani residenti in case di cura.
Il Comune potrà inoltre “nel rispetto dell’equilibrio di bilancio” aumentare l’ammontare della detrazione fino a concorrenza dell’imposta dovuta; ma in questo caso non potrà fissare per gli immobili a disposizione un’aliquota superiore a quella ordinaria.
Con quanto scritto abbiamo cercato di semplificare la norma generale per quanto sia di nostra conoscenza; per verificare il reale impatto del nuovo tributo dovremo attendere l’approvazione del Regolamento Comunale, avendo ciascuna amministrazione un discreto raggio di manovra nel decidere aliquote ed eventuali agevolazioni.

CONTI TRASPARENTI



Conclusosi un altro anno di attività, vogliamo rendere trasparenti i costi del nostro giornalino. Nel 2011 abbiamo pubblicato 6 numeri de “Il Sfuei” (di cui un numero speciale dedicato interamente all’anniversario del terremoto) sostenendo una spesa totale di euro 1.431,27 (100,00 € per l’iscrizione obbligatoria all’ordine dei giornalisti del Direttore Sormani Loris e 1.331,20 € per la stampa in tipografia). Le spese sono state coperte al 39% da contributi volontari di persone venzonesi e non, mentre il restante 61% con una “autotassazione” interna tra quanti sostengono e appoggiano la lista “Impegno Civico per Venzone”.
La percentuale di contributi esterni ci sprona a proseguire il nostro impegno, considerandola una testimonianza di quanto la nostra presenza sia ritenuta importante in paese.  
Ringraziamo quanti ci hanno sostenuto economicamente, aiuto davvero concreto, e quanti hanno contribuito suggerendoci argomenti da affrontare; consideriamo anche questo aiuto davvero stimolante per un gruppo che, essendo minoranza, non ha accesso diretto a tutte i problemi di un paese, e che quindi difficilmente può essere valutato da risultati concreti.

CASA POUND





Sono trascorsi ormai due mesi dal 13 dicembre 2011, quando a Firenze Gianluca Casseri ha ucciso due lavoratori senegalesi, ferito un terzo loro connazionale, per poi darsi la morte prima di essere preso dalle forze dell’ordine. La cronaca nazionale, con il suo carico di ferocia e di squallore, ci giunge come un’eco lontana. E’ vero, per fortuna, che qui da noi a parte qualche malumore, a parte il “tu”, spesso sgarbato, costantemente usato per rivolgersi agli immigrati di colore non degni del più rispettoso “lei”, tutto scorre tranquillo. Eppure, per quanto impossibile possa sembrare, anche a Venzone sono presenti estimatori di quel movimento di “fascisti del terzo millennio” (così infatti si definiscono), cui anche Gianluca Casseri, dichiaratamente antisemita, era affiliato. Stiamo parlando di Casa Pound, movimento neofascista la cui nascita ufficiale risale al 26 dicembre 2003, con l’occupazione, a Roma,  di uno stabile sito al civico 8 di via Napoleone III, nel rione Esquilino, battezzato appunto Casa Pound. 
Un movimento neofascista in Italia? 
Ebbene sì. Un movimento che, senza incontrare particolari opposizioni, ha metastatizzato nella penisola, malgrado il suo carattere profondamente anticostituzionale, essendo la Costituzione italiana, infatti, dichiaratamente antifascista. Un movimento che fa dell’appropriazione indebita il suo motore, a cominciare dalla “Casa”, un palazzo romano di proprietà comunale, e dal nome “Pound”, preso in prestito dal poeta statunitense Ezra Pound, affascinato dal duce (e rinchiuso poi in un manicomio criminale di Washington). Nome per il cui uso improprio la figlia del poeta ha intentato una causa al movimento sociale di estrema destra, in quanto un’organizzazione del genere non avrebbe nulla a che vedere con suo padre. Da parecchio tempo infatti, ben prima degli omicidi di Firenze, la figlia dello scrittore aveva preso le distanze dal movimento di ultradestra, i cui affiliati sono da lei ritenuti “ragazzi dalle menti confuse”, mentre l’uso del nome di suo padre non è che “un abuso, che finisce per distorcerne il significato del lavoro”.
Dunque Casa Pound esiste, basta googleare in rete per conoscere i suoi centri, anche nella nostra Regione, ed è così incline alla pratica dell’illegalità che nel marzo 2011 ha vandalizzato le fermate delle corriere di Venzone affiggendo manifesti che incitavano all’odio razziale. Il luogo dell’affissione vietata era ovviamente strategico, in quanto frequentato da ragazzi in età scolare, ma non sono state disdegnate altre affissioni abusive nei pressi del ponte sulla Venzonassa. A suo tempo venne fatta debita segnalazione, anche perché risalire ai responsabili non è affatto difficile, considerato il fatto che la loro “ingenuità” è tale che sui manifesti campeggia l’indirizzo mail di Casa Pound – Udine, ma nei giorni in cui andiamo in stampa ci risiamo: di nuovo volantini affissi senza regolare autorizzazione per la ricorrenza del 10 febbraio.
Certo, i fatti di Firenze sono altra cosa, ma Casseri non era un individuo isolato, non era un pazzo: basta volersi documentare e andarsi a leggere i proclami e le parole d’ordine di Casa Pound per rendersi conto che ciò che Casseri ha fatto non è stato altro che passare dalle parole all’azione. Occupiamoci dunque anche dei segni, poiché lo spregio della legalità, l’esaltazione della violenza, il disprezzo dell’altro in quanto diverso sono sempre, e senza eccezione, segnali negativi.

CLASSE 1932


GIULIA CALAME



Domenica 12 febbraio scorso AUSER, in collaborazione con ANPI Gemona-Venzone e con l’Associazione Amici di Venzone, nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, che giustamente proseguono i tanti eventi del 2011, ha presentato a Venzone, in sala Bertrando, il libro “Giulia Calame. La riscoperta di una donna del Risorgimento Italiano”. Era presente l’autrice, Daniela Galeazzi che, coadiuvata dalla sapiente introduzione di Maria Renata Sasso, ha tratteggiato il ritratto di una donna che, benché di nazionalità svizzera e di credo protestante, partecipa con passione, intelligenza e coraggio alle battaglie per l’indipendenza e l’unità d’Italia, in vari luoghi della penisola ed in particolare a Palmanova. 
Il libro, in poche pagine, ricostruisce una vicenda umana coinvolgente, grazie alle citazioni tratte dalle lettere della protagonista.
Per averne copia ci si può rivolgere ad Auser, tel. 0432-204111, oppure tramite email: provincialeud@auserfriuli.it

LA LETTERA



Sul Messaggero del 9 febbraio scorso, a firma di Luciano Simonitto, venzonese, insegnante e, per molti anni, consigliere comunale, è stato pubblicato un appello che condividiamo pienamente. Ci sembra quanto mai opportuno riportarlo nella sua interezza, ringraziando l’autore per il consenso.

Chi entra in Venzone e vi scopre il Duomo, ci entra più spesso a caso; alcuni, pochi, non ignorandovi la presenza di uno stupendo Palazzo Comunale, più numerosi infine i visitatori del battistero che ospita le mummie, attràttivi per lo più da macabra curiosità. Tra il battistero e il Duomo, corre una distanza di venti metri o meno, ma sostando un poco, nel più favorevole periodo estivo soprattutto, si può notare facilmente e malinconicamente quante persone si lasciano attrarre dall’“orrendo” spettacolo dei cadaveri esposti nelle teche del battistero, mentre non degnano di uno sguardo la vicina fabbrica del Duomo. Per la verità, a essere sinceri, se in generale bisogna “saper leggere l’architettura”, sapere che non si può essere “dei non iniziati” e perciò dei molti.... Or volgono quasi cinquant’anni». Era l’amarezza vissuta ed espressa nella premessa alla tesi di laurea che aveva come oggetto il Duomo di Venzone. Allora ero convinto che il livello culturale dei mass media sarebbe lievitato e la fabbrica del Duomo, scrigno superbo di cultura medioevale avrebbe raggiunto il meritato riconoscimento. Non è andata così. Se cinquant’anni fa ero amareggiato ora sono sconvolto e adirato apprendendo dalla stampa che a Venzone c’è stata una riunione cui hanno partecipato fra gli altri, l’assessore regionale Federica Seganti e il consigliere, pure regionale, Enore Picco ove si è discusso del rilancio del mandamento del Gemonese, rilancio che dovrebbe realizzarsi con «siti che devono essere al contempo peculiari e unici, capaci di convincere il turista che val la pena raggiungere quest’angolo di Friuli per vedere tra l’altro, la casa delle farfalle di Bordano, il museo “Tiere motus” di Venzone, il tesoro del Duomo di Gemona, la riserva naturale del lago di Cornino... Venzone punterà sul museo del terremoto e sulle mummie». Il Duomo di Venzone diventa complementare delle mummie, delle farfalle, della zucca, della lavanda? Ai nostri rappresentanti regionali voglio ricordare che Venzone, autentico scrigno d’arti figurative, libro aperto di storia medioevale, che ha avuto l’onore di essere annotata nelle Cronache di Giovanni Villani, fiorentino del XIV secolo, fatta una debita proporzione, sarebbe come se oggi della cittadella murata si parlasse sul New York Times. Venzone, dico, vuole e merita di più. Che sulla “terra di Venzone” aleggiasse respiro europeo lo si può evincere da una infinità di elementi storici, economici e figurativi. A tal proposito basterebbe citare la Cattedrale di Chartres, culla del gotico, (Parigi 1194 – 1225): nel portale di centro si nota il rilievo del timpano con il Cristo Pantocratore fra i simboli degli Evangelisti identico a quello della lunetta del portale settentrionale del Duomo di Venzone. Emeriti rappresentanti della ragione, assessore Seganti e consigliere Picco, non vi sembra che su Venzone e Gemona debba aleggiare un respiro più aulico e più europeo considerando che i due centri storici hanno avuto un pronto sviluppo economico, urbanistico e culturale, filtrando e amalgamando, seppur con ritardo la diffusione del gotico dai paesi transalpini attraverso le valli del Tagliamento, del But, del Canal del Ferro, con quella tradizionale proveniente dall’occidente salendo dall’Emilia attraverso le esperienze venete? Umilmente, sorretto dall’esperienza professionale e amministrativa mi permetto di suggerirvi la candidatura di Gemona e Venzone a sito mondiale della cultura anche per le componenti storico-politiche del territorio. Infatti se per un verso Gemona e Venzone sono state per secoli fucina d’arte, dall’altro le molteplici truppe, quelle del Patriarca aquileiese Ottobono de Radiis, quelle di Napoleone, gli eserciti della prima e seconda guerra mondiale, i terremoti del 1348 e del 1976 hanno messo a dura prova la tenacia di un popolo fiero della libertà comunale e dei valori spirituali altamente presenti. Anche il saper ricomporre puntualmente la “comunitas” come le tenaci e laboriose formiche o come i Malavoglia del Verga può essere una credenziale verso il difficile sito dell’Unesco. Si vola forse troppo alto?

RISPOSTA AL GAZZETTINO



Nello stesso giorno è comparso sul Gazzettino un articolo, quasi inconscia risposta all’appello di cui sopra, che giustifica e alimenta le perplessità da più parti espresse sulle ultime scelte dell’attuale Amministrazione in materia di ricostruzione.
Vi si leggono titoli, affermazioni e slogan che, rivelano una volta di più, l’inadeguatezza culturale delle decisioni.
L’affermazione che si procederà a completare il camminamento sul Barbacane di sud-ovest con l’inserimento di luci e panchine “per potersi sedere ad ammirare la cittadina” farebbe sorridere i Venzonesi, che da quel balcone, volgendo le spalle alle mura, possono solo godersi l’affascinante traffico della Pontebbana, se non rivelasse l’errato modo di concepire la fruizione di un bene, “comune” ancor prima che “culturale”.
Ci sembra di poter sostenere a ragione che un Centro Storico, una “cittadella”, non si guarda da una tribuna. Venzone si vive percorrendone a piedi le strade, sostando negli spazi aperti e liberi delle piazze, visitandone i monumenti e le opere d’arte, apprendendo la sua storia civile ed urbana e rispettandone la natura di città medioevale.
Perciò contestiamo agli amministratori il progetto di operare senza una visione strategica dei lavori, inserendo in una limitata porzione del Barbacane elementi incongrui come luci, pavimentazione e sedili. Ci domandiamo con quale coerenza si proceda ad aggiungere opere prive di qualsiasi giustificazione storica e funzionale mentre porzioni dei fossati sono ancora ingombre di materiale da recuperare o da portare a discarica malgrado ripetute segnalazioni e sollecitazioni, mentre il percorso intorno alle mura è in parte abbandonato e pericolosamente invaso dalla Statale 13.
Non è forse meglio approntare con le somme a disposizione credibili progetti, valido presupposto per ottenere ulteriori finanziamenti, piuttosto che impiegare malamente, in modo esemplarmente negativo, i soldi pubblici? E’ giusto anteporre il “fare comunque” al “pensare prima”?

ANCORA CASA POUND


Si sa che i giovani, altrimenti non sarebbero tali, sono inclini alle novità ed alla sperimentazione. Molto spesso però queste attitudini si esprimono in manifestazioni di anticonformismo puramente esteriore e nella posa di rifiutare, per solo spirito di contraddizione, i principi ed i valori dei padri. 
La ricerca e l’affermazione della propria identità, specie per i più ingenui e sprovveduti, si trasforma nella acritica adesione a idee e modelli di vita aberranti, seducenti solo per il fatto di essere respinti dalla società civile.
Qualche cattivo maestro, in perfetta malafede, perfeziona e sfrutta l’inganno fomentando l’esibizionismo con le lusinghe della visibilità telematica.
Pensateci, cari ragazzi. 
Quelli fra noi anziani, che nascendo in tempi più difficili dei vostri, hanno dovuto accorciare od annullare la leggera stagione della giovinezza, ma perciò stesso preservando la curiosità per la vita, vi invitano a riflettere, a non sprecare l’intelligenza e le occasioni per capire. Vi salutiamo con l’augurio che, cominciando da incendiari, non dobbiate poi finire pompieri in disastrose catastrofi.