17 marzo 2013

EDITORIALE


C’erano una volta le “servitù militari”. Consistevano in pesanti limitazioni nell’uso del territorio. La presenza di numerose caserme, le opere fortificate diffuse, gli ostacoli posti alla realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche condizionavano lo sviluppo economico della nostra regione. 
Per fare un esempio, si sosteneva, non sappiamo se a ragione, che la scelta di superare il Tagliamento, fra Venzone a Pioverno, con una passerella pedonale in luogo di un più agevole ponte stradale, fosse determinata appunto da esigenze militari. Il più comodo passaggio del fiume, offerto all’eventuale invasore, non risultava compensato dai vantaggi operativi per il nostro esercito pur considerando che, in caso di ritirata, era comunque consuetudine distruggere i ponti, come nel caso del leggendario puint brusât *.
In sostanza le servitù militari erano mal sopportate dalla popolazione perché, conclusa la prima guerra mondiale, rimasero incombenti anche durante il ventennio fascista, piuttosto diffidente verso il futuro alleato. Anzi divennero più gravose con la costruzione del vallo Littorio e, a maggior ragione successivamente, durante la guerra fredda, quando le Alpi Orientali si presentavano come l’ovvio terreno di scontro fra i due blocchi contrapposti. Ricordiamo gli appostamenti scavati nella roccia in val Lavaruzza e il misterioso “Clapon” posizionato nel mezzo del Tagliamento -baluardo contro il nemico o sfida alla corrente del fiume?-
Con la caduta del muro di Berlino lo scenario politico-militare è mutato completamente. Non siamo più la fortezza alla soglia del deserto dei Tartari. I confini sono spariti, le autostrade ci portano nel cuore dell’Europa (le ferrovie meno, per loro demerito) e godiamo di una situazione di pace e di libertà di movimento che, in passato, soltanto l’Impero Romano e quello Asburgico, per poco tempo, avevano reso possibile.
Di questo passato recente oggi ci restano alcune caserme abbandonate, utilizzabili soltanto a prezzo di trasformazioni onerose ed il Poligono di Rivoli Bianchi. Leggerete in altra parte del giornale considerazioni molto circostanziate sull’argomento. A noi qui interessa sottoporre ai venzonesi due aspetti del problema.
Il primo riguarda il ripristino del territorio, cioè l’accertamento della responsabilità amministrativa ed economica di tale operazione che comporta la bonifica dei terreni e la demolizione o trasformazione degli edifici. Venzone ha sopportato disagi e limitazioni nell’interesse della intera Nazione. Non tocca ai venzonesi sostenere le ulteriori spese delle riconversioni.
Il secondo concerne la funzionalità stessa del Poligono e la sua compatibilità con gli insediamenti abitativi, con lo sviluppo turistico ed il rispetto dell’ambiente. Un piano di dismissione, articolato in tempi ragionevoli appare la risposta più logica. E’ interesse delle stesse Forze Armate, che non possono certo insistere su una localizzazione stretta fra abitati e vie di comunicazione, trovare uno spazio più idoneo per l’addestramento.
Nelle prossime elezioni regionali le scelte dei venzonesi saranno condizionate dalle risposte delle forze politiche sull’argomento.    

Loris Sormani

* Ponte di legno, coperto, largo ben 5 metri, costruito dalla Serenissima nel 1790-92 e bruciato dagli austriaci, incalzati dalle truppe napoleoniche, il 12-13 maggio 1809. Univa le sponde del Tagliamento all’altezza del magazzino comunale e della borgata di Vale. La strada ripassava il fiume in località Cason riducendo di tre miglia il percorso fra Venzone e Tolmezzo.

CENTRALINA IN VAL LAVARUZZA?


Nelle risposte a interrogazioni, iscritte all’ordine del giorno dell’ultimo Consiglio Comunale, il Sindaco e il competente Assessore hanno dato risposta ad un’interpellanza del consigliere Valent in merito alla domanda di concessione -presentata dalla Soc. Zollet Ingegneria di S. Giustina (BL)- per una derivazione d’acqua da prelevare dal rio Lavaruzza e restituire al  rio Pissanda dopo un salto di 314,4 metri, garantendo lo sviluppo di una potenza  media elettrica pari a 403,78 KW.
La domanda regolarmente presentata alla Regione FVG e iscritta nel BUR del 19.09.2012, prevede, successivamente all’emissione del parere vincolante dell’Autorità di Bacino territorialmente competente, con avviso esposto all’Albo Pretorio del Comune la comunicazione  di modi e tempi per la visione del progetto. Al quale si potrà presentare osservazione ed opposizione.
Stante la procedura avviata, il consigliere Valent chiedeva al Sindaco se non fosse il caso di interpellare direttamente il funzionario responsabile delegato dalla Regione Ing. Schiffo e in alternativa sostituire alla proponente Società Zollet il nostro stesso Comune di Venzone.  
I nostri consiglieri Sormani e Marini chiedevano inoltre quali effetti potesse avere sulla presa dell’acquedotto situata poco a valle dal punto di derivazione individuato dalla società interessata. Fin troppo prevedibile la definitiva messa a riposo dell’acquedotto di Lavaruzza. Constatati anche i recenti lavori di manutenzione straordinaria effettuati a valle della presa, si chiedeva se non fosse il caso di intraprendere immediati provvedimenti di opposizione al progetto.
In sintesi la risposta prodotta dal Sindaco e Assessore è stata tranquillizzante ed è stato dato per certo che non se ne farà nulla.

IL NESTRI DÔMO


Ci stiamo abituando a sopportare impotenti la vista delle mura e dei fossati invasi da vegetazione parassita, degli spiazzi abbandonati del Centro Storico, delle strade ancora prive di una pavimentazione dignitosa. Vediamo con incolpevole rimorso e quasi rassegnati le guglie e i frontoni del duomo ancora privi delle statue. Sulla torre municipale l’orologio è fermo e muto come se gli mancasse la forza di scandire il tempo dopo gli anni del febbrile lavoro di ricostruzione. 
Richiama alla consapevolezza di questa situazione un articolo comparso sul Messaggero del 10 gennaio dal titolo “Statue cuspidali da riposizionare”, firmato da Luciano Simonitto, che era già  intervenuto sull’argomento come da noi riferito nel nostro numero di febbraio 2012. 
Prima che in prossimità delle elezioni comunali si aprano frettolosamente cantieri programmati e finanziati da tempo e non ancora avviati -vedi sistemazione delle mura a nord-est, collegamento delle caserme al depuratore comunale etc- ricorderemo ai cittadini l’elenco dei problemi tuttora insoluti. Cercheremo di fornire le informazioni perché si possa valutare, con piena cognizione di causa, quanto resta da fare e quali sono le priorità nel completamento della ricostruzione.
Intanto, riferendoci all’appello del professor Simonitto, abbiamo chiesto a don Roberto Bertossi di illustrare i programmi futuri per quanto riguarda il duomo, in particolare, ed in generale il patrimonio artistico e culturale della Pieve.

“L’appello del prof. Luciano Simonitto merita una risposta che mi pregio di dare grazie anche all’opportunità offertami da Il Sfuei.
E’ dal 1995 che puntualmente ogni anno la Fabbriceria* fa presente agli uffici competenti della Soprintendenza le priorità d’intervento per il completamento della ricomposizione del duomo e, tra le più urgenti, il riposizionamento delle copie litiche delle statue sulle parti terminali del monumento.
L’ultimo consistente finanziamento da parte della Soprintendenza ai beni architettonici –ribaltando, a dir il vero, l’ordine delle priorità– ha riguardato all’interno del duomo il restauro dei lacerti dell’affresco duecentesco  messo in luce sulla parete nord dell’aula e, all’esterno,  l’impermeabilizzazione del campanile e l’impianto di aggancio “salvavita” per la manutenzione del tetto.
Tutt’ora in programma rimangono gli interventi di consolidamento e sigillatura per il completamento del restauro del portale nord e l’esecuzione delle copie delle statue da ricollocare sulle cuspidi. Ma, ahimè, a causa dell’attuale congiuntura economica alla Soprintendenza mancano i fondi per finanziare il programma. E dalle risposte ottenute o dalle domande inevase si può facilmente arguire che mancheranno per molti anni ancora.
Di fronte a tale prospettiva la Fabbriceria nella riunione del C.d.A. del 25 gennaio scorso  prendeva in considerazione e valutava la possibilità di proporre l’assunzione dell’onere finanziario per l’esecuzione delle singole copie delle statue ad enti, associazioni, gruppi di famiglie, ditte e privati che, sensibili a detta operazione, si sentissero onorati e intendessero legare nel tempo il loro nome al completamento architettonico del monumento che tutti rappresenta e a tutti appartiene, emuli delle famiglie venzonesi che sette secoli fa con tale animo contribuirono all’edificazione del duomo.
Per correttezza vanno menzionati altri due finanziamenti messi a disposizione lo scorso anno dalla Soprintendenza ai beni storico-artistici e finalizzati il primo alla collocazione all’interno del duomo delle lunette dei portali sud ed ovest, il secondo alla conservazione ed alla esposizione scientifica del patrimonio etnoantropologico costituito dalle mummie, finanziamento, quest’ultimo, che ha permesso di realizzare all’interno della cripta un sistema di climatizzazione hi-tech ad immissione costante di aria ventilata a circuito chiuso e depurata ai raggi UV.  La Fabbriceria ha in progetto di reperire i fondi necessari per una esposizione delle rimanenti dieci mummie con lo stesso sistema conservativo. L’allestimento espositivo  potrebbe  trovare una sistemazione provvisoria nella cappella superiore della rotonda di S. Michele, viste le difficoltà a reperire un altro ambiente adeguato.
Per quanto riguarda il rimanente patrimonio culturale della Pieve, entro l’anno in corso e possibilmente in una data significativa (Sagra del duomo o Festa di S. Andrea) ci si propone di aprire finalmente al pubblico l’allestimento museale ottenuto nelle stanze della Sacrestia. Tempi più lunghi richiederà invece la sistemazione dei reperti archeologici sottostanti il pavimento del duomo. In breve potrebbe trovare una sistemazione definitiva sul sagrato il sarcofago trecentesco degli Scaligeri, mentre avveniristico al momento appare il progetto di un lapidario, vista l’indisponibilità di un’area da destinare a tale scopo.
Concludendo con una nota positiva, va ricordato che nel corso del 2012 un obiettivo importante è stato raggiunto per la valorizzazione del patrimonio archivistico della Pieve con la pubblicazione degli inventari, grazie all’interessamento della Soprintendenza archivistica e alla disponibilità dell’Associazione Amici di Venzone”.
don Roberto Bertossi

* Consiglio di amministrazione della parrocchia di nomina del Ministero dell’Interno (ndr).

MUSEO ETNOGRAFICO DEL FRIULI



A Udine in Borgo Grazzano, al numero 1, sulla destra per chi viene da Piazza Garibaldi, c’è il Museo Etnografico del Friuli allestito nelle sale di Palazzo Giacomelli. Al lettore che benevolmente ha seguito il nostro consiglio di visitare le miniere di Raibl o che, incuriosito dalla nostra descrizione, ha ammirato gli orologi di Pesariis, lo raccomandiamo caldamente.
I beni esposti consistono in statue lignee, mobili, arredi, tessuti, strumenti musicali, abiti, oggetti e in tutte quelle cose che possono illustrare la vita dei nostri avi. Per la maggior parte, come riferisce la guida edita dalla Provincia, “provengono da lasciti e donazioni, in particolare dalle collezioni Gaetano Perusini e Luigi e Andreina Ciceri”. Ce ne siamo resi ben conto durante una breve visita che si è conclusa davanti alle “cantinelle “, le tavolette dipinte che coprono gli spazi di muro fra gli appoggi delle travi dei solai, provenienti dal Palazzo Orgnani-Martina di Venzone.
E’ stata una sorpresa amara.
I coniugi Ciceri avevano destinato una parte della collezione, presumiamo quella costituita dai beni raccolti nel nostro territorio, al Museo della Terra di Venzone. Museo mai realizzato -questa è ancora una storia da scrivere- con la conseguente perdita di tutti i beni che hanno trovato destinazioni più accoglienti.
Ora è troppo tardi per recriminare e dolersi della sciagurata scelta di rinunciare a tanto prestigiosa eredità. Però possiamo comportarci più accortamente nelle occasioni che ancora si presentano o non sono definitivamente sfumate. Ci riferiamo al lascito degli oggetti e dei libri di Don Antonio Bellina (Prè Pieri Massangàt) ed a tutto il materiale, opere, calchi e modelli lasciato dai fratelli Antonio e Livio Pascolo, incisori medaglisti e scultori (si veda Il Sfuei di aprile 2011). Custodire e valorizzare il ricordo dei concittadini illustri non è un fastidio da evitare. E’ un dovere nei confronti di chi ha onorato la propria terra ed anche un modo accorto e nobile di far crescere la comunità grazie al nostro patrimonio di storia e di cultura. Gli amministratori che respingono questa responsabilità non sono all’altezza del loro compito.

LA FABRICHE DAI PREDIS



Lo avevamo già preannunciato presentando alcuni spettacoli della rassegna teatrale Akròpolis ed ora, avvicinandoci alla scadenza, vogliamo ricordarlo a tutti quanti potrebbero essere interessati: mercoledì 27 febbraio al teatro Palamostre di Udine andrà in scena lo spettacolo tratto da La Fabriche dai predis di pre’ Toni Bellina. Le recensioni alla prima, andata in scena a Vicenza nel novembre scorso, ed alle successive rappresentazioni parlano di uno spettacolo intenso, intelligente e profondo. La messa in scena è molto semplice e lascia tutta la centralità all’attrice Giuliana Musso che dà corpo e voce alle parole del testo, modulando e variando i toni e i modi per rappresentare individualità diverse di predis, percorsi umani prima ancora che religiosi, compiuti da quei giovani uomini, prima ancora che preti, che frequentarono “la fabbrica”, ossia il seminario negli anni del Concilio Vaticano II (1962 – 1965), un momento cruciale nella storia della Chiesa, posta di fronte al crocevia tra dialogo e chiusura nei confronti di una società in trasformazione. 
Uno sguardo acuto, quello di pre’ Toni Bellina, che approda con questa messa in scena al teatro, riaccendendosi, per il tempo dello spettacolo, così da continuare a trasmettere le riflessioni di un’intelligenza vivace che s’interroga sui limiti di una “formazione-fabbricazione” fondata sull’isolamento per chi, una volta prete, vive ed opera in un contesto di relazioni tanto diversificate quanto intense. 
La biglietteria del Palamostre è aperta dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 19.30. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare negli stessi orari al numero: 0432.506925.

M'ILLUMINO DI MENO



Il nostro gruppo ripone particolare attenzione verso le tematiche ambientali, la salvaguardia del territorio, il risparmio energetico, lo sviluppo di energie alternative e pulite. Per questo, ancora una volta, vi parliamo della manifestazione simbolica “M’illumino di Meno”, una campagna per il risparmio energetico lanciata dalla trasmissione radiofonica, “Caterpillar” - Radio 2, arrivata alla nona edizione. Ve ne parliamo ancora perché riteniamo che dare la massima visibilità a manifestazioni simili avvicini a queste tematiche un numero sempre più elevato di cittadini, soprattutto i più giovani. Non è un caso che la sera del 15 febbraio 2013 si siano spenti monumenti e piazze in tante città italiane e nel mondo, e non è un caso che ormai il tema “ambiente” rientri in ogni programma elettorale. Il territorio necessita di essere tutelato e la sua salvaguardia non dipende solo da chi ci governa, ma è una responsabilità di tutti noi che possiamo fare moltissimo con poche e semplici azioni quotidiane come spegnere le luci inutili, ridurre la quantità di rifiuti, preferire una mobilità sostenibile, non sprecare l’acqua. Chi si trova ad amministrare in questi ultimi anni dovrebbe avere la responsabilità morale di intraprendere e promuovere scelte ecologiche, avviando anche progetti che accompagnino i bambini verso queste buone abitudini e dando loro il buon esempio, perché, non scordiamocelo, il territorio ci è stato dato in prestito e dovremmo riuscire a lasciarlo in condizioni accettabili a chi ci seguirà.
Anche la nostra Amministrazione da qualche anno aderisce a questa iniziativa, ma aderire solamente spegnendo le luci per un paio di ore non basta, bisognerebbe coinvolgere la popolazione, i commercianti, la scuola (gli scout  ad esempio si sono mostrati sensibili all’iniziativa) iniziando dallo spiegare alla popolazione perché si spengono le luci la sera di un venerdì di febbraio. Da parte nostra continueremo a segnalarvi buone abitudini, a parlarvi di scelte ecologiche che altre amministrazioni hanno intrapreso, a spingere verso una consapevolezza di risparmio energetico e di riduzione dell’inquinamento.

IN BIBLIOTECA



Anche questa volta vogliamo suggerire ai nostri lettori qualche “perla” rinvenuta nella nostra Biblioteca comunale. La prima proposta è per i giovanissimi lettori, anche i più piccoli,  i non-ancora-lettori o i quasi-lettori cui nonni e genitori fanno da guida nella bella avventura dello sfogliare insieme pagine illustrate, e consiste nel libro di Melanie Walsh dal titolo: “10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta”. La pagina nera è quella della stanza in cui si è spenta la luce dopo esserne usciti, quella sgargiante di fiori è un prato liberato dai rifiuti, quella bianca di neve ricorda di riservare le briciole agli uccellini che devono affrontare i rigori dell’inverno, il grigio è quello dell’asfalto da calpestare per andare a scuola a piedi, così da fare moto e ridurre il grigiore dell’inquinamento... Insomma, 10 semplici cose, alla portata di tutti, perché il rispetto dell’ambiente diventi sin da piccoli una giocosa consuetudine.
La seconda proposta è rivolta a tutti quanti volessero scoprire l’humour insolito e dissacrante di Arto Paasilinna, autore finlandese tradotto ed apprezzato in tutto il mondo. In particolare si tratta del romanzo intitolato “Prigionieri del paradiso” in cui sagacemente l’autore ribalta i luoghi comuni sui paradisi tropicali, descrivendo le avventure esilaranti e sorprendenti di un insolito gruppo di superstiti all’ammaraggio di fortuna dell’aereo su cui erano in volo per una missione umanitaria.
La terza proposta è il nuovo romanzo di Paolo Giordano, autore del best sellers “La solitudine dei numeri primi”, che ne “Il corpo umano” continua ad indagare sui conflitti interiori che possono essere laceranti al pari di quelli combattuti con le armi.

LE IMMAGINI DELLA FANTASIA



Puntuale ad ogni marzo da ormai 12 anni, e quasi colorato preannunzio di primavera, ritorna l’edizione venzonese della rassegna internazionale di Sàrmede dedicata all’illustrazione per l’infanzia. Come nelle passate edizioni, il tema si originerà dalle “Fiabe dal mondo”, filo conduttore che, anno dopo anno, presenta ed illustra il patrimonio di fiabe di diversi Paesi o Continenti. In questa dodicesima edizione il Paese ospite sarà l’India, insieme alle altre nazioni confinanti che costituiscono il Subcontinente indiano. Più esattamente, l’argomento della mostra si diramerà ed estenderà le sue propaggini ricche di colori, segreti richiami e misteriose presenze che popolano il mondo dei sogni e della natura a partire da “Il Grande Albero delle Rinascite, Fiabe delle terre d’India”, raccolta di dieci bellissimi racconti tradizionali indiani illustrati da artisti del panorama internazionale, tra cui l’ospite d’onore Linda Wolfsgruber, e da due giovani emergenti della Scuola Internazionale d’Illustrazione di Sàrmede. 
Sarà un’occasione per immergersi, varcando la soglia del palazzo comunale che ospiterà la mostra, in un mondo ove i confini tra giorno e notte, sogno e realtà, terra e cielo, sono travalicati dal mito, dalla parola che da millenni intesse leggende tramandate sino a noi nella loro trasposizione in immagine fantastica. A guidarci nei misteri dell’India “Il grande albero”, il Banyan, che con il suo groviglio di rami che si fanno radici è detto anche “albero della conoscenza”, simbolo della trasformazione e del tempo perché si sa rigenerare attraverso i propri stessi rami che, con il tempo, si piegano verso il terreno e diventano poi radici di nuovi virgulti. Allo stesso modo le storie rimbalzano, da chi le narra a chi le ascolta, le immagini colorate si imprimono nella mente, nutrono la fantasia di bambini che un giorno sapranno attingervi per dar colore alle loro vite.
L’inaugurazione della mostra, cui tutti sono invitati, sarà sabato 16 marzo alle ore 18.
L’esposizione osserverà poi il seguente orario dal 17 marzo al 25 aprile: sab. dom. e festivi 10.00-12.30 / 15.30-19.00; da lun. a ven. 10.00 – 12.30. L’ingresso è libero.
Come ogni anno, la mostra proporrà attività didattiche per i ragazzi, suo pubblico d’elezione. Visite guidate per scuole e per gruppi su prenotazione possono essere concordate rivolgendosi a: Comune di Venzone tel. 0432-985266; Pro Loco Venzone tel./fax 0432-985034; www.bibliotecavenzone.it

RIBADIAMO: ORA BASTA!


Dopo aver risposto in forma diretta alla missiva di un nostro lettore a proposito dell’articolo “Ora basta!”, in cui sullo scorso numero de Il Sfuei affrontavamo il tema dei disagi causati ai cittadini venzonesi dalle servitù militari che gravano sul territorio comunale, cogliamo ora l’occasione per scendere più in dettaglio su numerose questioni poste dallo stesso lettore, che sicuramente risulteranno di interesse per molti.
Il Comune di Venzone, a quanto ci consta, da una rapida richiesta agli uffici, non ottiene alcuna entrata economica a compensazione dei disagi derivanti dalla presenza della caserma e del poligono di tiro.
Del resto l’art. 329, comma 1 del decreto legislativo n. 66 del 15/03/2010 recita testualmente: Ai comuni il cui territorio é assoggettato alle limitazioni previste dall’articolo 321 [limitazioni nell’interesse della Difesa] è dovuto un contributo annuo pari al cinquanta per cento dell’ammontare complessivo degli indennizzi spettanti ai proprietari degli immobili siti nei comuni stessi. 
Evidentemente nella parte di poligono ricadente nel territorio del Comune di Venzone non esistono terreni privati, così al Comune spetta il 50% di niente, cioè appunto niente. 
Il poligono dei “Rivoli bianchi” è, in Friuli Venezia Giulia, quello più vicino ad un centro abitato.
La distanza tra Borgo Rozza e le due aree di sgombero usate per il 25,5% delle giornate assegnate (una per generiche “esercitazioni a fuoco” e l’altra per “esercitazioni a fuoco con armi portatili e controcarro”) è di circa 400 m, mentre quella tra le abitazioni di Marsuris e le stesse aree è pressoché nulla (poche decine di metri). 
Anche considerando l’area di sgombero più lontana, usata per il 74,5% delle giornate per armi di calibro 5,56, le distanze sono di meno di 1000 m per Borgo Rozza e 700 m per Marsuris. Le aree e i dati citati provengono dal Disciplinare d’uso dell’area addestrativa attualmente in vigore (allegati A, B e C del Disciplinare).
Si consideri poi che il Disciplinare prevede fino a 172 giornate all’anno di uso del poligono, con il termine delle esercitazioni fissato di norma alle ore 18.00, termine che tuttavia per i giorni di mercoledì e giovedì è spostato alle 23.00 e addirittura alle ore 01.00 nei periodi in cui è in vigore l’ora legale (art. 3 comma 2 del Disciplinare d’uso). 
Come esempio di attività reale, dal comunicato del 13/11/2012 del Comando Militare Friuli Venezia Giulia all’albo Pretorio del Comune di Venzone (disponibile anche in internet), risulta che nel mese di gennaio le giornate di addestramento sono state 12, mentre sono 17 in febbraio. Sempre ad esempio, gli scorsi 24 e 25 gennaio l’attività è iniziata alle ore 8.00 e alle 20.00 era ancora pienamente in corso, con l’appoggio di aerei ed elicotteri, il tutto perfettamente udibile da entro le mura del centro storico. 
Infine l’art. 4, comma 4, dello stesso disciplinare recita che potranno essere impiegate anche mitragliatrici calibro 12,67, mortai da 120 mm, armi controcarro tipo “Panzerfaust”, quindi non propriamente solo armi “leggere”.
E’ importante sapere inoltre che il disciplinare d’uso che regola le attività è firmato dal Comandante in capo al Comando Militare Friuli Venezia Giulia e dall’Assessore Regionale FVG alla pianificazione territoriale, autonomie locali e sicurezza ed è comunicato successivamente alle Amministrazioni Comunali di Gemona e Venzone, che non presenziano né alla discussione, né alla stesura.
Per quanto concerne la manutenzione ordinaria della strada di accesso al poligono, essa è a carico del Comando Militare (art. 5, comma 1 Disciplinare d’uso), e restano quindi a carico dell’Amministrazione Comunale le eventuali manutenzioni straordinarie.
A fronte di tutto questo viene sollevata l’obiezione che i militari necessitano di addestramento per far fronte alle azioni laddove, come in Afghanistan, la posta in gioco sia la vita. Ebbene, quello che si chiede non è che il militare non si addestri, ma che lo faccia in aree più adatte alle sue necessità, in zone situate a maggiore distanza dai centri abitati (specie se a vocazione turistica), in modo che questi ultimi non vengano esposti all’inquinamento acustico e ai disagi delle esercitazioni a fuoco e ai sorvoli.
I rischi, inoltre, esistono anche per la popolazione civile residente in zona di esercitazioni, tutti infatti ricordano che il mattino del 6 dicembre 1990 un velivolo da addestramento Aermacchi MB-326 partito dall’aeroporto di Verona-Villafranca perse il controllo sopra l’abitato di Casalecchio di Reno. Il pilota, resosi conto che l’aereo era ingovernabile, utilizzò il dispositivo di espulsione di emergenza e l’aviogetto colpì la classe 2a A della succursale dell’Istituto Tecnico Salvemini uccidendo dodici studenti quindicenni e ferendone gravemente quattro più l’insegnante.
Altrettanto drammaticamente noto è quanto accadde il 3 febbraio 1998, quando un aereo militare statunitense Grumman EA-6B Prowler, decollato dalla base aerea di Aviano 40 minuti prima per un volo di addestramento, tranciò le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. La cabina precipitò da un’altezza di circa 150 metri. Il velivolo, danneggiato all’ala e alla coda, fu comunque in grado di far ritorno alla base.
Nella strage morirono 20 persone (i 19 passeggeri e il manovratore della cabina): tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese.
Si potrebbe continuare, riflettendo sul fatto che una missione come quella in Afghanistan costa circa un milione di euro al giorno, oppure richiamando l’assai controverso acquisto di 90 caccia-bombardieri F35, tuttavia tali considerazioni ci porterebbero a confrontarci con aspetti molto più ampi, e quanto sin qui esposto dovrebbe essere sufficiente a chiarire la nostra idea di incompatibilità tra una cittadina medioevale a vocazione turistica, (preferibilmente un turismo “slow”, di basso impatto), e un poligono di tiro utilizzato secondo il Disciplinare. 
La lista “Impegno Civico per Venzone”, su invito del capogruppo di maggioranza, già il 15 ottobre 2009 ha consegnato all’Amministrazione Comunale un promemoria in 10 punti in cui si  indicavano le osservazioni che l’Amministrazione stessa avrebbe dovuto segnalare ai sottoscrittori del Disciplinare. Tra l’altro in detto promemoria si chiedeva di ridurre la durata del disciplinare ad un anno o comunque al tempo strettamente necessario per avviare le procedure per l’eventuale soppressione del poligono, di vietare esercitazioni congiunte con l’impiego di aerei a bassa quota e di rendere esecutivo l’art. 7 del disciplinare dove si afferma che, in caso di trasgressione alle norme o di inconvenienti nella loro applicazione, le parti si devono incontrare sollecitamente.
Si consideri inoltre che L’area dei Rivoli bianchi è una zona SIC (Sito di Interesse Comunitario) e che potrebbe essere utilizzata, nell’ottica della citata valorizzazione turistica, per itinerari pedonali tematici che dal centro storico portano alla forca di Ledis e alla val Moeda o per il magnifico collegamento ciclo-pedonale con Gemona, attraverso sella S. Agnese.
A questo proposito, nelle pieghe del disciplinare, esiste l’art. 6, che merita di essere riportato per intero:

Art.6 (Riserva per interventi da effettuare sul territorio)

1) Il Comando Militare Esercito FVG si impegna ad esaminare la possibilità di rivedere le clausole del disciplinare d’uso del poligono di Rivoli Bianchi di Venzone prima della sua scadenza, nel caso che nell’ambito interessato si attuassero degli interventi turistici o di qualsiasi altra natura e le manovre di addestramento fossero di intralcio alle iniziative in atto intese alla valorizzazione dell’ambiente.
2) Qualora l’area del poligono dovesse essere interessata a programmi di valorizzazione della zona tali da compromettere la possibilità di esecuzione delle attività a fuoco, il Comando Militare Esercito FVG si impegna ad esaminare, in sede di Comitato Misto Paritetico, le zone idonee indicate dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, nell’ambito del proprio territorio, allo svolgersi delle attività addestrative effettuate nel poligono di Rivoli Bianchi di Venzone alfine del suo trasferimento.

Quindi il trasferimento del poligono è possibile. Tuttavia non se ne parla, molti non sanno di questa possibilità. L’informazione deve girare, la Regione deve fare la sua parte, il Comitato Misto Paritetico deve funzionare e non restare sulla carta, l’Amministrazione Comunale deve farsi sentire e se invece, com’è d’uso, tace anche quando è interpellata, tocca alla popolazione dire la sua, dire: “Ora basta!” 

15 marzo 2013

CADERE NELLA RETE



Il 18 gennaio si è svolto in sala consiliare l’incontro “Cadere nella Rete. Rischi, segnali premonitori ed interventi educativi di fronte alla realtà virtuale”. L’appuntamento, organizzato dalla rete territoriale del gemonese “B*sogno d’esserci” (di cui il Comune e le scuole di Venzone fanno parte) era rivolto in primis agli insegnanti, agli educatori ed ai genitori dei bambini e dei ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
Il relatore, dottor Daniele Fedeli, ricercatore presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Udine, ha tenuto subito a precisare che Internet non è il demonio. E’ uno straordinario mezzo di informazione, comunicazione e conoscenza, un mondo ricchissimo ed affascinante ma che nasconde non poche insidie che proprio i ragazzi sono i meno preparati a fronteggiare. A quell’età si sentono quasi onnipotenti, hanno una grande familiarità col mezzo, lo sentono proprio, si fidano e di conseguenza abbassano le difese.
I pericoli maggiori sono rappresentati dal cyberbullismo e dalle comunità devianti.
Sono ormai innumerevoli i casi (anche qui in Regione) di ragazzi che vengono offesi, insultati, minacciati, molestati da sconosciuti senza che si possa fare nulla per opporsi. L’anonimato dietro il quale il cyberbullo si nasconde non pone quasi alcun limite alla ferocia dei suoi attacchi; la facilità con cui le informazioni circolano in Rete accresce il senso di impotenza, accerchiamento e di isolamento. La disperazione cui talvolta cade la vittima può spingerlo ai gesti più estremi.
Le comunità devianti sono gruppi di persone accomunate da un interesse e che perseguono obiettivi “pericolosi”. In Rete si trovano, ad esempio, diverse comunità di ragazze che inneggiano all’anoressia e che fanno proselitismo. Queste comunità fanno leva sul bisogno dei ragazzi di essere capiti ed apprezzati. Chi entra a far parte di queste comunità subisce una sorta di lavaggio del cervello che può avere conseguenze nefaste. 
Posti di fronte all’esigenza di proteggere i ragazzi dai rischi della Rete molti genitori oscillano tra due opposti atteggiamenti. C’è chi tende a vietare o a porre limiti ferrei all’uso del PC considerandolo un oggetto superfluo di cui si può fare benissimo a meno. C’è poi chi è convinto di poter controllare e intervenire all’occorrenza illudendosi di saperne di più dei propri figli.
I problemi non vanno né esagerati né sottovalutati. Internet fa parte della realtà dei ragazzi di oggi (come la televisione lo è stata per quelli di ieri) e non ha alcun senso vietarne l’uso. Ci si dovrebbe iniziare a preoccupare solo quando i ragazzi passano troppo tempo online, trascurano il resto, si isolano. 
E’ consigliabile in questi casi intervenire attraverso il dialogo ed il confronto. Si possono senz’altro porre dei limiti all’uso della Rete ma è importante anche orientare e motivare i ragazzi verso altre attività, trasmettere delle regole di comportamento, invitarli alla prudenza perché in Rete tutto è pubblico e nulla privato.
In un serata dove tutto è andato per il meglio (chiaro e preparato il relatore, discreto ed attento il pubblico) dispiace dover segnalare che la sala non era sufficientemente riscaldata. L’episodio (di per sé minimo) ci dà tuttavia l’occasione per fare alcune brevi considerazioni su Venzone come luogo di cultura.
Da qualche anno la nostra bella sala consiliare viene utilizzata per incontri, conferenze, seminari, proiezioni e concerti. E’, di fatto, l’unico luogo destinato a tali usi. Sedi alternative non paiono esserci e se ci sono non vengono sfruttate. Ci si può e ci si deve accontentare? O sarebbe invece il caso di iniziare a preoccuparsene?

BRISCOLA A PIOVERNO


Ogni venerdì dalle ore 21 al bar Alla Passerella di Pioverno ha luogo un partecipatissimo torneo di briscola. Le coppie che si sfidano sono in media un centinaio ed il torneo, iniziato a metà gennaio, durerà sino alla fine di aprile. A giochi fatti, verso mezzanotte, c’è una gran pastasciutta per tutti. Anche i premi per i vincitori sono gastronomici per coniugare la sfida “al tavolo”  con la passione della tavola. Il costo dell’iscrizione è di 8 € ed è aperta a tutti quanti vogliano cimentarsi.

CONTI TRASPARENTI



Anche quest’anno vogliamo rendere trasparenti i costi sostenuti per la pubblicazione del nostro giornalino. Nel 2012 abbiamo pubblicato 6 numeri de Il Sfuei sostenendo una spesa totale di € 1.785,80 (100,00 € per l’iscrizione obbligatoria all’ordine dei giornalisti del Direttore Sormani Loris, 1.495,80 € per la stampa in tipografia e 190,00 € di altri costi vari). Queste spese sono state coperte al 32% da contributi volontari di persone, venzonesi e non, che aiutandoci economicamente ci dimostrano la loro stima e ci spronano a proseguire il nostro impegno; il rimanente 68% è stato coperto da una “autotassazione” interna tra quanti appoggiano la lista “Impegno Civico per Venzone”.
La nostra volontà di rendere noti i costi e i relativi contributi ricevuti è lo specchio di quella trasparenza che vorremmo vedere attuata ogni giorno nella politica attiva ed è una promessa di quello che noi intenderemo fare se chiamati a governare il nostro paese: una politica trasparente e partecipata. 
Purtroppo riteniamo l’attuale maggioranza alquanto distante e disinteressata ad attuare questa forma di amministrazione, carenza che non determina solo una costante mancanza di informazione, ma si ripercuote anche nel disabituare i cittadini ad interessarsi alle decisioni prese da chi hanno delegato a governare, al controllo del loro operato e della gestione dei fondi pubblici.

GRAZIE


Oltre al lavoro materiale di redigere questo giornalino e alla concreta fatica di rispettare la regolarità nell’uscita (e quindi le promesse fatte in campagna elettorale), nel leggere i costi si può intuire anche la “fatica” del sostenere la spesa economica per garantire che a Venzone ci sia almeno la nostra informazione. Le molte attestazioni di stima per il lavoro svolto e per l’impegno con cui cerchiamo di farlo sono un sostegno nel proseguire con serietà e dedizione.
Vogliamo così ringraziare quanti ci hanno sostenuto economicamente: un grazie sincero e sentito, non solo perché per noi questo rappresenta un aiuto concreto per la nostra attività, ma soprattutto perché, in questi momenti di difficoltà economica generale, sostenere un’attività politica è un segnale più che evidente di fiducia e stima per il lavoro che stiamo svolgendo.
Un grazie anche a chi ci suggerisce argomenti da affrontare o disservizi da segnalare confermando, anche in questo modo, che il nostro impegno non è vano.

PROGETTAZIONI AFFRETTATE?


Ormai tutti sanno che la Scuola dell’Infanzia è stata spostata in un’ala dell’edificio scolastico con l’ingresso ubicato sulla strada di accesso all’area sportiva.
Sulla scelta di abbandonare la vecchia struttura, che verrà trasformata in centro diurno per anziani, e sui costi che questa scelta ha comportato e comporterà, non ci dilunghiamo, sottolineiamo soltanto che un’Amministrazione seria potrebbe (dovrebbe) coinvolgere la popolazione spiegando le sue scelte. E lo sottolineiamo perché, se fossimo noi ad amministrare, sarebbe la prassi. Una “politica partecipata” che informa e coinvolge i cittadini con i quali ci si confronta, dove emergono dubbi e critiche, dove si spiegano le motivazioni di una scelta e si ottengono consensi.
Nel caso della Scuola dell’Infanzia, tutto ciò non è avvenuto e il risultato è stato: problemi, disagi, lamentele.
L’anno scolastico è iniziato con i lavori ancora in corso, ma anche nei mesi successivi “piccoli” inconvenienti sono stati segnalati: acqua piovana che entrava nella zona mensa, il riscaldamento non perfettamente funzionante, ritardi nel dotare la struttura di citofono e linea telefonica, mancanza di acqua calda (per mesi i bimbi sono stati lavati con salviette umidificate...) necessaria anche per le pulizie, etc. Tale situazione è stata debitamente segnalata all’Amministrazione con lettera del 15 gennaio, protocollo 487.
La nostra attenzione si ferma però sulle scelte progettuali.
Non tutti gli spazi sono stati pavimentati con il legno prefinito o laminato, ma solo alcune parti. Rimangono ampie superfici in gelida e pericolosa ceramica.
L’ingresso posto a nord sprovvisto di una bussola ed esposto al vento presente quasi tutti i giorni, non è certo una scelta felice: il salone principale viene raffreddato ad ogni apertura di porta!
Disastrosa appare ancora oggi la situazione all’esterno.
A parte le grondaie fatiscenti e a rischio di crollo, non esiste segnaletica verticale che allerti gli automobilisti che transitano sulla via prospiciente all’ingresso, non esiste un attraversamento pedonale che consenta di raggiungere il marciapiede lungo la Venzonassa (non può esserci perchè, incredibilmente, quando è stato aperto un varco nella recinzione per costruire l’ingresso non si è pensato di aprire un varco nell’orribile muro in cemento di separazione strada-marciapiede), la scalinata e la rampa di accesso sono “al grezzo” con spigolature pericolose e pendenze che non consentono il deflusso delle acque meteoriche provocando la formazione di ghiaccio.
Bambini e adulti per raggiungere l’asilo devono camminare sulla strada senza protezione alcuna e, soprattutto nei giorni di pioggia, slalomando tra veicoli in sosta e in transito.
Non si è nemmeno pensato di realizzare, in prossimità dell’ingresso, dei dissuasori di velocità...
Questa Amministrazione ha dimostrato più volte di essere sorda ai suggerimenti, alle segnalazioni dei cittadini ed alle critiche di chi scrive, vogliamo però sperare che questa volta sia più sensibile.Ne va del benessere e della sicurezza dei nostri piccoli cittadini.

9 marzo 2013

ADSL: IL SINDACO NON RISPONDE


Il 15 gennaio scorso abbiamo inoltrato al Sindaco la richiesta sotto riportata, alla quale, nel momento in cui andiamo in stampa, nessuna risposta è stata fornita. Facciamo presente al Sindaco che la risposta è dovuta a noi e a tutti i 403 firmatari della petizione. Si tratta del protocollo 488, anno 2013:

OGGETTO: Petizione popolare a che l’Amministrazione Comunale si attivi con sollecitudine, coinvolgendo eventualmente le associazioni di categoria, presso gli assessorati competenti di regione e provincia e presso la Telecom s.p.a. affinché vengano poste in opera rapidamente le infrastrutture necessarie all’aggiornamento delle centraline telefoniche del comune in modo che in tempi brevi sia realizzato un servizio di banda larga ADSL.

In data 19 novembre 2012, con protocollo n° 8354 il gruppo di minoranza “Impegno Civico per Venzone” ha depositato la Petizione in oggetto, sottoscritta da 403 cittadini residenti nel Comune. 
Il gruppo di minoranza chiede di conoscere quali azioni sono state intraprese fino ad oggi dall’Amministrazione Comunale in relazione alla richiesta avanzata dai concittadini.

PRECISAZIONE


Gli Scout di Venzone ci comunicano di non aver ricevuto contributi ordinari perché la domanda era stata presentata in ritardo, tuttavia l’Amministrazione Comunale ha concesso un contributo straordinario di 700 €.

INCARICO RIDOTTO PRO TEMPORE


Collaborazione coordinata e continuativa per attività di supporto all’Ufficio Tecnico temporaneamente in organico ridotto.
Dal 26 novembre 2007 opera nell’Ufficio Tecnico Comunale di Venzone il dr. ing. arch. Francesco De Cillia da Treppo Carnico.
L’incarico è stato prorogato fino al 5 novembre 2008, poi prorogato fino al 31 dicembre 2008, il 31 dicembre 2008 è stato prorogato per tutto il primo semestre 2009, il 26 giugno 2009 è stato prorogato di due mesi, il 2 settembre 2009 è stato prorogato ulteriormente di sei mesi, dal 1° marzo 2010 è stato prorogato di altri sei mesi, il 25 agosto 2010 è stato prorogato di quattro mesi, il 19 gennaio 2011 è stato prorogato di altri quattro mesi, dal 1° maggio è stato prorogato di ulteriori quattro mesi e il 14 settembre 2011 ancora di quattro mesi. L’11 gennaio 2012 è stato prorogato di altri quattro mesi, il 7 maggio 2012 una ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2012. Una ulteriore proroga con decorrenza dal 1° gennaio 2012 fino al 31 gennaio 2013.
Tutto ciò in quanto il progetto “presenta requisiti di efficacia ed economicità”.
In ogni caso, in un prossimo futuro, tutto il sistema degli uffici comunali verrà sottoposto ad una riorganizzazione per effetto della legge che istituisce l’unione dei Comuni montani.

PILLOLE RI-COSTITUENTI. ART.48


Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

LA MOSTRA CHE NON C'E'



Una sera un amico ci chiede notizie su una mostra sulla costruzione della linea Transiberiana che sarebbe stata inaugurata a Venzone di lì a pochi giorni. Noi cadiamo dalle nuvole e, vergognandocene un po’, ammettiamo di non esserne a conoscenza. Congedato l’ospite ci “precipitiamo” sul sito Internet del Comune di Venzone per saperne qualcosa. Tra le news evidenziate in home page non troviamo nulla. Nelle pagine interne nemmeno. Cominciamo a credere che il nostro amico si sia sbagliato, che abbia capito o letto male. Per scrupolo andiamo su Google e troviamo il link al sito del Lions Club Venzone che in breve dà la notizia che cercavamo. Torniamo sul sito del Comune pensando di non aver guardato con sufficiente attenzione ma la ricerca, stavolta approfondita, non dà alcun esito. Proviamo allora su quello della Pro Loco ma nulla nemmeno lì (l’ultima news risale addirittura al 22/08/2010). 
Sono in molti oggigiorno ad utilizzare Internet come strumento privilegiato per organizzare i propri viaggi, decidere cosa fare e dove andare. Due dei nostri redattori, ad esempio, consultando il sito del Comune di Torino sono riusciti a pianificare per intero il loro soggiorno in città: pernottamento, visite a musei ed istituzioni, trasporti, spettacoli, ristoranti ecc.
Internet non è il futuro ma il presente. Molte Amministrazioni lo hanno capito e si stanno adeguando. Purtroppo non ci sembra che si possa dire altrettanto della nostra.
A proposito: la mostra (davvero interessante) “Sogni e lavoro nelle storie dei friulani. La ferrovia Transiberiana” è aperta fino al 10 marzo (giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 18.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30) negli spazi espositivi di Palazzo Orgnani Martina.

VOLI E BOATI FANTASMA



Torniamo sull’argomento della forte esplosione udita nel cielo di Venzone, - ma anche a Osoppo e perfino in Carnia - alle 20,15 del 4 dicembre scorso e già segnalata nell’articolo “Ora basta!” de Il Sfuei di dicembre. Ricordiamo anche che coloro che sono usciti all’aperto quel martedì sera hanno chiaramente sentito rumore di aerei in volo.
La vicenda è stata seguita, anche se a tratti cercando più la notizia ad effetto che l’approfondimento, dal giornale online www.altofriuli.com.
Allo stesso giornale pochi giorni dopo è arrivata la versione ufficiale dell’Aeronautica Militare, per mezzo del Tenente Colonnello Brighel, responsabile dell’Ufficio Pubblica Informazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana che riportava quanto riferito dal COA (Controllo Operativo Aereo) di Ferrara. E cioè: “Nelle date e nelle ore in cui si è avvertito il bang supersonico in Friuli non era prevista nessuna attività di tipo supersonico da parte dell’Aeronautica Militare Italiana. È probabile però si sia trattato di attività riconducibile a velivoli statunitensi partiti dalla base di Aviano. Tra l’altro dalle informazioni in nostro possesso una attività, ma non di origine supersonica, era prevista dalla aviazione Usa nella pedemontana friulana tra le 19.53 e le 19.56 di martedì scorso”.
Prendiamo atto di tale dichiarazione, ma allora che aerei erano quelli che volavano immediatamente dopo il boato? 
L’Aeronautica Militare non può non saperlo, basta che guardi i suoi radar. Infatti ogni movimento nello spazio aereo italiano è registrato dai radar della difesa aerea che hanno il compito di identificare tipo e caratteristiche dei velivoli. A questo proposito forse qualcuno ricorderà ancora il grosso radar posizionato presso la vetta del M. Scinauz, sopra Pontebba, attivo fino a una decina di anni fa, quando fu smantellato per essere sostituito da apparecchiature più sofisticate e con minori costi di gestione. 
Infine, che significato dare alle parole “È probabile”, usate dal Tenente Colonnello nella risposta ufficiale? Probabile? La difesa aerea ritiene solo probabile e non certa la presenza di aerei  martedì 4 dicembre alle 20,15? E che difesa aerea sarebbe?
Delle due l’una: o la difesa aerea ha dei buchi su di un’area del Friuli così vasta (non molto credibile, siamo una zona di confine, coperta dai radar almeno dagli anni ‘70) o l’Aeronautica non può, o non vuole, dire chi volava quella sera.

8 marzo 2013

AMNESTY INTERNATIONAL



Sicuramente sono in molti, fra i nostri lettori, quelli che già conoscono Amnesty International, organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, il cui fine è quello di promuovere, in maniera indipendente, imparziale ed ovunque nel mondo, il rispetto dei diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
L’organizzazione ha ormai varcato la soglia del mezzo secolo da quando, il 28 maggio 1961, l’avvocato inglese Peter Benenson le diede vita lanciando una campagna per l’amnistia dei prigionieri di coscienza attraverso un suo articolo, intitolato “I prigionieri dimenticati”, in cui raccontava la vicenda di due studenti portoghesi arrestati per aver brindato alla libertà.
Ad oggi Amnesty, che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1977 per l’attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”, conta due milioni e ottocentomila soci, sostenitori e donatori in più di 150 paesi. La Sezione Italiana conta circa 80.000 soci. Il suo simbolo, che in tanti sicuramente hanno visto, è una candela nel filo spinato, una luce che ostinatamente rimane accesa, laddove si riesca a tener viva la speranza di giustizia.
L’occasione che ci spinge proprio in questo momento a parlare di Amnesty è una notizia che, oltre che per conoscenza diretta dell’organizzazione, traiamo dal blog contegemona (www.contegemona.it), una notizia che a nostro avviso merita di essere condivisa e resa nota. Ebbene, nel 2012 “il gruppo gemonese di Amnesty International, ha raccolto 47.503 firme e sostenuto 139 azioni, tra appelli e campagne. Una media di 130 firme al giorno, il risultato di un lavoro di squadra di decine di persone, coordinate dal referente locale dell’associazione Massimo Vitti.” Un risultato davvero eccezionale, cui anche tanti venzonesi hanno contribuito. Un risultato che parla di solidarietà ed attenzione che non si curano di confini e differenze.
Partecipare è semplice, anche attraverso il sito (www.amnesty.it), per unirsi a quanti si ribellano alla  violazioni dei diritti umani sollecitando l’opinione pubblica, dando visibilità e risonanza alle vittime delle violazioni, facendo pressione su governi ed autorità attraverso la raccolta di firme, l’invio di cartoline, telegrammi, lettere, fax, messaggi di posta elettronica non facilmente ignorabili da parte dei destinatari.