26 maggio 2013

EDITORIALE


Quando prendono posto al tavolo del Consiglio Comunale, i consiglieri avvertono, per lo meno quelli nuovi o inesperti, un certo disagio. La scarsa abitudine a parlare in pubblico, la consapevolezza di compiere gesti ed approvare o respingere decisioni che coinvolgono tutti i cittadini frenano la naturalezza del comportamento e la facilità del parlare, in breve, fanno sentire maggiormente la responsabilità di svolgere il ruolo per il quali i rappresentanti sono stati eletti. 
Se occasionalmente c’è un uditorio numeroso, interessato ad un singolo argomento, il disagio aumenta anche se, a Venzone, tale rischio, bisogna sottolinearlo, è molto remoto perchè poche persone, quasi sempre le stesse, assistono ai Consigli Comunali. E’ più facile raccogliere rimostranze isolate, considerazioni accademiche e lamentele personali.
Proviamo ad immaginare un quadro diverso.
L’ordine del giorno viene diffuso ampiamente perché la popolazione sia informata dei temi trattati. I venzonesi partecipano numerosi e decine di sguardi, fissi sul tavolo del Consiglio, testimoniano l’attenzione dei presenti.
I consiglieri, ormai abituati ad un vasto uditorio, svolgono i loro interventi con serenità, consapevoli del sostegno e preparati anche al possibile dissenso.
Viene data preminenza alle interrogazioni ed alle mozioni che, per loro natura, esprimono nel modo più diretto le richieste degli amministrati. Il Sindaco non rinvia gli argomenti scomodi alla successiva convocazione. Per fare degli esempi, non si sottrae alla risposta sull’uso di piazza Municipio ed accetta di esprimere le difficoltà della decisione, non evita di render conto delle iniziative prese o non prese a fronte delle 400 firme raccolte per risolvere la “marginalizzazione mediatica” (difficoltà di collegamento in rete) del nostro territorio, non sorvola sulla richiesta di precisare se effettivamente sussistono disagi nella nuova scuola materna ed eventualmente quali provvedimenti intende adottare, illustra la futura destinazione dell’ex asilo, anche se ha maturato proposte che contraddicono precedenti propositi, spiegando i motivi poiché, in un contesto di trasparenza e di leale informazione, non c’è ragione di considerare negativamente un cambiamento di prospettiva o di programma.
Come si può ottenere un simile risultato? Come può diventare normale che gli amministratori sentano l’obbligo di rispondere alle legittime domande degli elettori? E insisto sul termine elettori perchè fra un anno tali saranno i venzonesi nei confronti del Comune. Come si può in sostanza avere una giunta che dialoga con i cittadini, che espone al pubblico, sotto la loggia o nei corridoi degli uffici comunali, progetti, programmi ed iniziative? Verrebbe facile la battuta oggi così diffusa “mandando a casa l’attuale squadra di amministratori”, ma non è la risposta giusta e non basta. Anche con altra maggioranza occorre che ciascun cittadino sia costantemente attento alle decisioni e partecipi responsabilmente, nel proprio interesse, alle attività dell’Amministrazione, adattando al nostro piccolo contesto l’espressione della Nuova frontiera di J.F.K. “Non domandare cosa può fare il Comune per te, ma ciò che puoi fare tu per tutti noi”.
Loris Sormani

AUTODIFENDIAMOCI



Ci sono dati statistici che fanno rabbrividire per la loro tragicità e per il risvolto sociale che manifestano. Per esempio i dati sulle violenze alle donne, che da una parte ci danno il freddo numero delle vittime, dall’altra offrono uno specchio drammatico di una realtà socio-culturale distorta, di una mentalità ancora arretrata in cui il maschio si arroga il diritto di picchiare o uccidere la sua compagna solo perché donna. Le conseguenze fisiche e psicologiche sono drammatiche, come lo sono in un altro fenomeno giovanile: il bullismo.
Per prevenire questi fenomeni l’Amministrazione Comunale ha organizzato, assieme all’Ass. ADRA CLOSE COMBAT di Udine, dei corsi di difesa personale che si stanno svolgendo nella palestra. Non ci soffermiamo sulle scelte personali che avvicinano ad uno sport piuttosto che ad un altro, ma vorremmo fare due considerazioni sulle scelte dell’Amministrazione e sulle parole che hanno accompagnato tali scelte.
In una lettera datata 1° marzo e rivolta alle famiglie venzonesi si legge: “Come Amministrazione di Venzone crediamo che la riflessione sia un punto fondamentale di partenza. Ma che da quel punto bisogna iniziare a lavorare per accrescere il senso civico della popolazione [...]. Vorremmo dare alle donne e ai nostri giovani almeno degli strumenti per potersi difendere [...]
Non crediamo che dei corsi di autodifesa possano essere il modo migliore per accrescere il senso civico della popolazione, né tanto meno la soluzione alle aggressioni fisiche e verbali: manca, appunto, la riflessione. I corsi anti-aggressione ci insegnano sicuramente a difenderci, ma sono in grado fornirci la forza psicologica per difenderci dal nostro compagno, marito, figlio? In Italia, infatti, nei casi di violenza denunciati, per l’85% il colpevole risulta essere il marito o compagno. Nei casi di bullismo poi questi corsi possono aiutarci ad affrontare il compagno che ci maltratta, ma ci aiutano a rafforzare la nostra autostima interiore, ancora in formazione? Noi crediamo che per alleviare questi fenomeni non serva solo proteggere le eventuali vittime, ma piuttosto fermare gli aggressori. Anzi riteniamo questi messaggi alquanto dannosi perché continuano a delegare alle potenziali vittime tutto il peso della prevenzione, dando per scontato che la violenza ci sia e che non possa essere fermata alla fonte, ossia aiutando gli aggressori a contenere e ad elaborare la loro rabbia.
Tornando alla lettera di cui sopra, si legge ancora: “Come Amministrazione non possiamo educare i nostri ragazzi, perché questo è compito della famiglia prima di tutto e della scuola, poi.“
Sconcerta leggere queste parole, preoccupa verificare ancora una volta l’indifferenza da parte di chi governa verso la propria responsabilità civica; avvilisce constatare che gli amministratori attuali considerino assolto il loro ruolo quando amministrano economicamente un ente, senza preoccuparsi di educare una società e senza riflettere su come loro stessi potrebbero invece essere determinanti nella crescita culturale. 
Un’amministrazione seria e veramente attenta a queste tematiche avrebbe agito diversamente. Come? Per esempio cercando di destrutturare gli stereotipi di genere, sensibilizzando ed informando sul fenomeno della violenza sulle donne, sul come riconoscerlo, prevenirlo e contrastarlo individualmente e nella società, organizzando serate con esperti, organizzando teatri o proiettando film sull’argomento, suggerendo libri da leggere, comunicando servizi e uffici regionali che aiutano le vittime ad uscire dalla loro paura, creando una rete di sostegno locale coinvolgendo anche le forze dell’ordine.
Non siamo i soli ad avere questa idea di responsabilità politica: gli enti e gli esperti che quotidianamente si occupano di queste tematiche, così come le associazioni nate per proteggere e tutelare vittime di soprusi, chiedono con forza un impegno ed un’azione concreta da parte di chi governa.
Sulla Convenzione NO MORE contro il femminicidio (elaborata da associazioni  e presentata alle Istituzioni) infatti si legge: “La chiave del contrasto alla violenza sulle donne in ogni sua forma consiste: nel cambiamento radicale di cultura e mentalità,  [...] e nell’intervento delle Istituzioni che sono tenute a prevenire, contrastare e proteggere con politiche attive, coerenti e coordinate tale fenomeno”. Sempre su questa convenzione si denunciano “le risposte insufficienti, casuali e discontinue, provenienti dalle Istituzioni sul fenomeno e il silenzio istituzionale sul persistere di una diffusa rappresentazione stereotipata e svilente delle donne”. 
Insomma le istituzioni mancano del tutto o sono carenti. Qualcuno potrebbe ribattere che un comune piccolo come Venzone non può far niente a tal riguardo, noi diciamo invece che potrebbe dare un segnale. Piccoli enti hanno scelto di aderire e pubblicizzare la Convenzione NO MORE; è un’adesione simbolica ma che sensibilizza l’opinione pubblica aiutando a riflettere e a capire.
E’ da questi piccoli segnali che nascono le rivoluzioni culturali che trasformano una società. Un amministratore deve pensare sempre che qualsiasi scelta, parola, atteggiamento egli adotti educa i cittadini, anche e soprattutto i giovani, e dovrebbe agire di conseguenza. Sarebbe altresì importante che percepisse quello dell’educazione come un onore/onere morale, altrimenti si priva dell’aspetto più elevato del suo mandato.
Ricordiamoci che siamo noi cittadini a scegliere chi ci amministra: difendiamoci da amministratori che non ritengono di dover educare i giovani, che pensano di non avere il compito di trasmettere loro esempi e valori e che, quindi, nella funzione pubblica adempiono sterilmente ai loro compiti.

APPROFONDIMENTI


Il bullismo e la violenza femminile sono temi complessi, dalle mille sfumature psicologiche sia a carico di chi subisce che di chi aggredisce e che, di conseguenza, andrebbero affrontati con l’aiuto di esperti. Tuttavia un approfondimento, anche in chi non è coinvolto direttamente, può aiutare a capire questi fenomeni purtroppo in aumento e a riflettere sulle ripercussioni personali e sociali.
Per chi fosse interessato segnaliamo pertanto il sito www.istruzionevenezia.it dove si trova il “Manuale anti-bullismo” e la guida per i genitori “Bullismo: a scuola di prepotenza”, due manuali che spiegano chiaramente i segnali e i comportamenti tipici, suggeriscono azioni e possibili aiuti.
Per chi volesse documentarsi sulla violenza femminile consigliamo il libro di Daniela Danna “Ginocidio”, ove si riflette se la condizione femminile nel mondo globalizzato sia migliorata o peggiorata. Riccardo Iacona nel suo libro “Se questi sono gli uomini” ci avvicina ad una tragedia italiana ripercorrendo fatti di cronaca e suggerendo come una riflessione maschile sul tema debba diventare importante e necessaria.
Infine vi segnaliamo l’associazione contro la violenza “Iotunoivoi donne insieme” che offre informazioni, ascolto e sostegno psicologico a chi ne avesse bisogno. Si può contattarla al numero 0432/421011 attivo 24 ore al giorno.

IL BULLISMO...IN BIBLIOTECA



E se volessimo leggere qualcosa sul bullismo? E se a leggere volessero essere dei bambini o dei ragazzi? O se, ancora, fossimo noi adulti a voler proporre a qualche ragazzino troppo timido, o troppo violento e sfrontato, una lettura che lo faccia riflettere appassionandolo, e soprattutto confrontandosi da solo con argomenti dei quali è così difficile parlare con gli adulti? Abbiamo posto queste domande ai nostri bibliotecari, che ci hanno consigliato tre testi presenti in bilbioteca. 
Il primo, simpaticamente intitolato Un bullo da sballo (di M. A. Garavaglia), è adatto ai bambini della scuola elementare. Tale è infatti l’età dei protagonisti, Simone e Davide, il bullo e la sua vittima che, nel corso della vicenda, si scopriranno non così diversi, ed entrambi bisognosi di amicizia.
Il secondo, Non chiamatemi Ismaele dello scrittore australiano M. G. Bauer, è rivolto ai ragazzi della scuola media. In questo caso i protagonisti sono Ismaele, “vittima” di un nome troppo difficile (per il quale i suoi genitori si sono ispirati nientemeno che al romanzo di Melville, Moby Dick) che gli attira gli scherzi di tutti, ed in particolare di Barry, il bullo, che verrà smontato con la forza... della parola e dell’ironia.
Il terzo è un saggio di Emanuele Bertoni e Daniele Fedeli, docente di Pedagogia Speciale presso l’Università degli Studi di Udine, che molti venzonesi hanno conosciuto come relatore in occasione della conferenza “Cadere nella rete. Rischi, segnali premonitori ed interventi educativi di fronte alla realtà virtuale”, da lui tenuta a Venzone in gennaio. Nel saggio in questione, dal titolo Il bullismo: dalla teoria alla ricerca, viene presentato il fenomeno nella sua complessità, i dati relativi all’incidenza in Friuli Venezia Giulia, le strategie di prevenzione, gli scenari presenti e futuri di possibili interventi.

WWW.COMUNEDIVENZONE.IT


Chi ci ha seguito in questi anni sa che Internet è un tema che ci sta particolarmente a cuore: non perché siamo dei fanatici del computer (anzi talvolta ne faremmo volentieri a meno) ma perché siamo convinti che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione siano un’opportunità. Vogliamo ora tornare su un argomento di cui ci siamo già occupati in passato, anche se solo incidentalmente: il sito web del Comune di Venzone.
Da alcuni anni la Pubblica Amministrazione sta puntando su Internet per migliorare la qualità del servizio e per cercare di contenere i costi di funzionamento. Attraverso il proprio sito web un Ente pubblico (sia esso l’Agenzia delle Entrate o un piccolo Comune) può rendere disponibile una gran mole di informazioni, documenti e servizi ai quali i cittadini e le imprese possono accedere in modo veloce ed economico. Il sito web può anche rappresentare un prezioso canale di comunicazione, condivisione e partecipazione e può rendere un’amministrazione più trasparente e “vicina” ai cittadini.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una diffusione nell’uso del computer e di Internet (presenti ora in quasi tutte le case), al proliferare di siti ed applicazioni, alla possibilità di accedere alla rete anche tramite dispositivi portatili (palmari, smart phone). Oggi, per una larga fascia di popolazione (non più solo giovanile o particolarmente istruita) Internet è uno strumento di uso quotidiano. Anche per un “piccolo” comune come il nostro, dove ancora ci si conosce quasi tutti di persona, il sito web diventa quindi un mezzo di comunicazione imprescindibile. Il Comune di Venzone è arrivato molto tardi all’appuntamento (a novembre del 2009 il sito risultava ancora “in costruzione”), obbligato in tal senso dalla L. 69/2009 che imponeva a tutte le Amministrazioni Pubbliche di pubblicare sui propri siti istituzionali i dati relativi ai dirigenti e ai segretari comunali (retribuzioni, curriculum vitae, recapiti, presenze ecc.) e che riconosceva l’effetto di pubblicità legale solamente agli atti e ai provvedimenti amministrativi pubblicati online.
Il sito del Comune di Venzone è stato realizzato da una ditta privata, la DIAL Informatica s.r.l. di Codroipo (così almeno risulta dalla presenza del loro logo aziendale e così fa pensare l’importo di 1.185 € corrisposto alla stessa DIAL per modifiche al sito web comunale, che trovate nella tabella a pag. 8). A tal riguardo nel 2009 il nostro gruppo presentò un’interrogazione in merito ai costi sostenuti per l’attivazione del sito e alla mancata adesione, a costo zero, al progetto “Internet per i Comuni della Comunità montana del Gemonese”. A tale richiesta l’amministrazione comunale non ha mai dato risposta.
La struttura del sito ricalca quella di molti siti comunali con una suddivisione per categoria (Uffici e servizi, Organi politici, Albo pretorio online ecc.) ed una distinzione tra i contenuti “istituzionali” e quelli che potremmo genericamente definire informativi (Benvenuti a Venzone, Informazioni generali, ecc.). Il grado di operatività del sito è basso, in quanto non consente di effettuare transazioni e pagamenti.
Abbiamo “navigato” all’interno del sito alla ricerca di quel che c’è e funziona e di quello che invece manca o non va. Lo abbiamo messo a confronto con quello di alcuni Comuni limitrofi di dimensioni analoghe (Artegna, Moggio Udinese, Trasaghis, Magnano in Riviera, Rive D’Arcano). Quel che alla fine possiamo affermare è che, nonostante il ritardo, il confronto non proprio lusinghiero con gli altri siti (in una ipotetica classifica quello di Venzone occuperebbe l’ultimo posto) e le carenze che più avanti evidenzieremo, il sito non è un guscio vuoto. Nella parte istituzionale c’è quasi tutto quel che dovrebbe esserci: delibere, determine, modulistica, organizzazione ed attribuzioni di ciascun ufficio, composizione ed attività degli organi “politici”. In molti casi tuttavia le informazioni risultano troppo sintetiche (ad esempio, i profili degli amministratori sono privi di curriculum vitae) ed i documenti, ottenuti per scansione, non sono di agevole lettura (bisognerebbe sostituirli, come ha fatto, ad esempio, il Comune di Moggio Udinese con documenti nati in formato digitale). Ci sono poi dei veri e propri vuoti, come l’albo comunale, le commissioni consiliari ed il piano regolatore.
La rimanente parte del sito invece risulta assai meno curata e povera di contenuti. La sensazione è che manchi la volontà di informare e di comunicare. Lo dimostra la carenza di segnalazioni riguardanti gli eventi e le manifestazioni (mostre, incontri, concerti ecc.) e di approfondimenti sui temi di interesse pubblico, nonché l’assenza non solo di uno spazio per la discussione in rete ma di una ben più modesta newsletter.
Sorprende poi la scarsissima attenzione riservata all’informazione turistica. Né il sito del Comune né quello della Pro Loco forniscono in merito un supporto adeguato. Il sito della Pro Loco, in particolare, versa in uno stato di tale abbandono da risultare non solo inutile ma addirittura controproducente. Non è nostra intenzione prendercela con i volontari della Pro Loco (ai quali anzi va il nostro apprezzamento per il grande lavoro che svolgono a favore di tutta la comunità) ma solo portare all’attenzione di tutti una situazione che consideriamo preoccupante. 
Il sito appare desolatamente povero di informazioni e di notizie (nulla di più di quanto è possibile reperire consultando le Pagine Bianche e navigando un po’ in Rete). Le pagine in inglese, tedesco, sloveno e friulano risultano completamente vuote, nella sezione “attività produttive” compaiono parole latine messe lì a mo’ di riempimento e del tutto fuori contesto e l’ultima news pubblicata risale addirittura al 22/08/2010. Non è certo così che si fa promozione turistica. Crediamo che sia quanto mai urgente trovare una soluzione, reperendo le risorse e formando le persone per far sì che il sito della Pro Loco possa davvero diventare il portale turistico di Venzone.
La strada è tracciata ma il percorso da fare è ancora lungo. All’attuale Amministrazione ed a quella che la seguirà il compito di colmare il ritardo e di portare Venzone nel ventunesimo secolo.

MEMORIA 3 MAGGIO 1945




Dietro il Duomo la piccola area destinata ai giochi per i bambini, compresa fra la continuazione di Via Alberton del Colle e le mura, è intitolata Largo don Faustino Lucardi pievano di Venzone.
Pochi ormai conoscono le ragioni di questa dedica e la targa indicativa, affissa sulle mura, riporta soltanto gli anni di nascita e di morte del personaggio.
Come abbiamo avuto modo di ricordare in questo giornale nel numero di Aprile 2011, don Lucardi in quel luogo fu trucidato dai tedeschi in ritirata, per motivi sconosciuti sui quali si cerca ancora di far luce. 
Una targa di pietra, inserita fino al 1976 nel muro di recinzione del sagrato recitava: “Qui il 3 maggio 1945 colpito da piombo tedesco mons. Faustino Lucardi donò la vita per salvare i suoi figli diletti che riconoscenti piangono e pregano pace - Venzone 30.11.1945”. Sappiamo che fu recuperata (nella foto sopra il suo stato attuale) e riteniamo opportuno proporre di ricollocarne copia nel luogo esatto del sacrificio. 
Di seguito riportiamo il racconto di un nostro compaesano che ha conosciuto il pievano ed era presente in quel tragico momento. La cronaca volutamente scarna tradisce la sorpresa e l’angoscia che hanno paralizzato il testimone di fronte all’evento.

In prossimità della ricorrenza della tragica morte di Mons. Faustino Lucardi mi è stato gentilmente chiesto di scrivere alcune righe per ricordarlo e per onorare il sacrificio che compì per salvare Ia sua gente alla quale era molto affezionato.
Ho conosciuto mons. Lucardi al mio rientro dalla Francia nel 1941. Era una persona di aspetto austero, ma amava dialogare con la gente e cercava di conoscere a fondo i suoi parrocchiani. Quasi ogni giorno usciva di casa e percorreva le vie del paese, desideroso di incontrare qualcuno. Una volta alla settimana dava lezioni di catechismo presso la casa di riposo.
Era di carattere impulsivo, specie quando le suore non lo ascoltavano. La domenica, durante la messa, faceva chiudere le porte del Duomo, poi rimproverava il cappellano don Tullio, il quale era solito suonare all’organo motivi troppo allegri alla fine della messa.
Voglio ricordare l’episodio che si riferisce all’incontro che ebbi con Mons. Lucardi. Era il 29 aprile 1945, pioveva a dirotto da giorni, le truppe tedesche erano in ritirata. Mons. Lucardi ricevette un ordine dal comando tedesco: doveva recarsi ai Rivoli Bianchi per un abboccamento.
Quel giorno, uscito di casa, mi ero diretto a sud, fino in fondo al paese e appena oltrepassato l’arco delle mura mi ero fermato. Non c’era nessuno in giro ma notai che qualcuno avanzava venendo dal bivio, era Mons. Lucardi che si fermò davanti a me. Aveva la tonaca bagnata e sporca di pantano, la barba lunga e lo sguardo smarrito: “Monsignor -gli dissi- dobbiamo scappare oppure rimanere in paese?” Lui mi rispose: “Fate come volete, posso assicurarvi che Venzone non verrà bombardata.”
Ultimo giorno: 3 maggio 1945. Vidi Mons. Lucardi e il maggiore tedesco uscire dalla porta nord-est del Duomo e dirigersi verso via Stella, io li seguivo appena dietro. Scesero i tre scalini, voltarono a sinistra, passarono la volta del giardino del signor Madrassi, poi di nuovo a sinistra in via Alberton del Colle.
Mi ero fermato nel sagrato vicino alla Cappella di San Michele e sentii due spari, corsi verso il muretto e da sopra vidi Mons. Lucardi esanime al suolo. Dopo un attimo di paura mi avviai verso casa, scesi gli scalini che immettevano in via Stella, mi trovai davanti al maggiore tedesco che teneva ancora la pistola in mano. Dopo un attimo di reciproca sorpresa, mi fece segno di andare a casa.

Roberto Maieron.

MEMORIE RESISTENTI




“Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.”
Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno

Venerdì 15 febbraio 2013, in prossimità della Giornata della Memoria, presso le scuole di Venzone veniva inaugurata l’interessante mostra dal titolo: I ragazzi ricordano la Shoah. Alla gentilezza di chi la raccoglie e Le donne dei lunghi treni. 
Come riferito dal volantino, si trattava di una mostra e di un viaggio tra ricordi e memorie di quanto accaduto in Friuli tra il 1943 e il 1945; un progetto itinerante che ha coinvolto i ragazzi dei paesi situati lungo la vecchia linea ferroviaria che da Udine portava in Germania e su cui transitavano i treni, carichi di persone, tristemente noti come “treni della morte”.
Davvero interessante è stato ascoltare, in quell’occasione i ricordi che il prof. Luciano Simonitto ha voluto condividere con i presenti, ricordi di un bambino di 5 anni che hanno contribuito, come ha detto egli stesso, “a formarlo ai valori della libertà”. Emozionante è stato pure il filmato in cui sette donne venzonesi descrivevano quanto è avvenuto in quegli anni presso la stazione di Carnia, quando loro avevano all’incirca 11-12 anni e quando famiglie intere rischiavano la vita per portare del cibo ai deportati stipati sui treni e per raccogliere da terra i messaggi che questi lanciavano con la speranza che raggiungessero le proprie famiglie, ignare della loro sorte. Infine le parole di Raffaella Cargnelutti hanno saputo trasmettere l’intimità racchiusa nelle lettere spedite da suo padre dal campo di concentramento di Buchenwald e la conseguente difficoltà nel renderle pubbliche, ma allo stesso tempo sono riuscite a trasmettere il senso di responsabilità civile, dell’obbligo, come ha lei stessa sottolineato, di estendere ai più giovani queste esperienze al fine di non dimenticare.
A questa serata purtroppo assistevano solamente una cinquantina di persone e rammarica l’assenza dei giovani venzonesi, salvo pochi alunni delle secondarie di primo grado, benché si parlasse di storia del nostro paese.
Le parole che l’assessore Fabio Di Bernardo ha pronunciato per l’occasione volevano sottolineare il valore della memoria, anche se l’assessore ha spostato la memoria della serata verso quella del terremoto, forse non rendendosi conto che altro era lì il tema. Il suo discorso è stato ascoltati dai pochi presenti, di cui la maggioranza già in possesso di una coscienza critica, tuttavia ci si chiede se l’assessore abbia valutato l’impatto che possono avere su di un adolescente le parole pronunciate da una persona pubblica, così come un suo silenzio. 
Ulteriori critiche pretestuose? Nella nostra condizione di minoranza non possiamo far altro che osservare e commentare, segnalando come avremmo agito noi, per permettervi un domani di poter scegliere.
La “memoria” per noi è importantissima, ma lo sono tutte le memorie. Venzone, come ha dimostrato quella mostra, non è legata solo alla memoria del 1976. Se per l’assessore Di Bernardo la memoria è altrettanto importante non avrebbe dovuto offuscarne una a vantaggio di un’altra con semplici parole ed un invito a visitare la mostra permanente Tiere Motus, ma anzi avrebbe potuto dimostrare coerentemente l’importanza assegnata alla serata, magari scegliendo un orario in cui la popolazione potesse essere presente in numero più elevato; avrebbe potuto pubblicizzare maggiormente l’evento (in molti si sono lamentati di non esserne venuti a conoscenza); avrebbe potuto sensibilizzare i giovani ad essere presenti per ascoltare vicende accadute a Venzone e che riguardano persone del proprio paese. E avrebbe potuto invitare le persone intervistate ancora in vita, così da ringraziarle in modo ufficiale trasmettendo ai ragazzi il vero valore della memoria.
Questo è quello che avremmo fatto noi.
La nostra epoca è cosparsa di eroi mediatici; in quella serata invece si parlava di eroi veri, umili e talmente vicini a noi da essere reali e da poter essere ancora ascoltati direttamente. Purtroppo questa amministrazione non sa o, meglio, non è interessata a riconoscere i “suoi” eroi e rischia di limitare pericolosamente la storia di Venzone. Non scordiamoci la ritrosia a ricordare pubblicamente pre’ Toni Beline, i fratelli Pascolo, monsignor Lucardi...

ANGELO BARDELLI




I nomi non sono “se non puri, purissimi accidenti” scrive Manzoni ne I promessi sposi, ma non è che uno dei giochetti ironici cui sottopone il lettore, in quanto i nomi di molti dei personaggi di rilievo, di Renzo, Lucia e non solo, sono scelti con estrema cura e da una fonte precisa. E sembra davvero essere stato questo il caso di Angelo Bardelli, perché angelico e salvifico fu il suo intervento per molti deportati che ebbero la sciagurata ventura di passare per Carnia sui treni blindati, e per molti partigiani carnici che poterono avvalersi delle sue segnalazioni.
Angelo  Bardelli, di origine lombarda, era nato nel 1911. A Carnia svolgeva la funzione di sottocapostazione e durante il periodo dell’occupazione “con un pretesto o con l’altro informò sempre le Stazioni di Tolmezzo e di Villa Santina e le formazioni partigiane dei movimenti dei treni blindati e delle formazioni SS. tedesche, in modo che i partigiani potessero prendere tempestivi provvedimenti e la popolazione maschile potesse riparare in montagna”. Così riporta un documento del Comitato di Liberazione Nazionale di Villa Santina, datato 10.4.1946.
Per queste sue segnalazioni, il 22 luglio 1944 fu arrestato  dalla polizia ferroviaria tedesca e duramente picchiato, come testimoniò Dionisio Bellina, ferroviere di Venzone. Conseguentemente fu deportato a Sagau, villaggio nello Schleswig-Holstein, in un campo di lavoro per internati di nazionalità italiana. Liberato verso la metà di aprile del ‘45, riprese servizio a Carnia il 3 maggio dello stesso anno. Di lì a poco fu poi trasferito ad Artegna. Morì il 2 maggio 1985.
La vicenda di Bardelli, degli altri e delle altre eroiche donne di Carnia è giunta sino a noi grazie al paziente lavoro di ricerca dei documenti, di ascolto degli interpreti quando ancora viventi, di trascrizione e registrazione delle loro testimonianze da parte rispettivamente del professor Luciano Simonitto e di Pietro Bellina. 
Ora, grazie al loro tenace impegno, è in corso di attuazione il progetto di apporre nella sala d’aspetto della Stazione di Carnia la riproduzione della caricatura di Bardelli, opera dei compagni di detenzione presso il campo di concentramento e che vedete sopra riprodotta,  così da rendere il dovuto omaggio ad un concittadino il cui ricordo  è per noi tutti venzonesi motivo di arricchimento ed occasione di riflessione su quanto l’azione del singolo possa incidere, possa fare la differenza. 
Non è ancora noto quando verrà affisso il quadro commemorativo alla Stazione di Carnia. Cercheremo comunque di diffondere la notizia dell’evento, e chiediamo all’Amministrazione che sicuramente patrocinerà l’iniziativa, di pubblicizzarla per tempo, così da consentire la più ampia partecipazione. 
Da parte nostra un sincero ringraziamento a chi ha permesso che il ricordo di queste vicende e dei loro protagonisti sopravvivesse a quella guerra illustre contro il tempo, per chiudere ancora con Manzoni, che è la Storia.

11 maggio 2013

MURO DI GOMMA




Immaginate di avere un problema e di voler porre una domanda ad una persona che ha il potere di risolverlo, o perlomeno di spiegarvene i motivi. Questa persona però non vi risponde. 
Dopo oltre un mese venite a conoscenza che altre due persone, legate alla prima che non vi risponde, ritengono la vostra (legittima) domanda “pretestuosa”, che cioè sia appunto solo un pretesto, una scusa, una finta per nascondere qualcos’altro. 
Cosa pensereste di un simile comportamento? Dareste la vostra fiducia a chi si comportasse in questo modo?
A seguito di segnalazioni e lamentele di diversi cittadini, il 15 gennaio scorso la lista “Impegno Civico per Venzone”, attraverso il suo capogruppo, Loris Sormani, ha inviato una lettera al Sindaco del nostro Comune riguardo allo stato della Scuola Materna dopo i lavori effettuati alcuni mesi prima.
Nella lettera veniva chiesto all’Amministrazione se fosse a conoscenza delle lamentele stesse, se queste rispondessero a verità e quali iniziative  eventualmente intendesse intraprendere per ovviare ai disagi. 
Le lamentele riguardavano situazioni come scarsità od assenza di acqua calda per gli usi igienici, temperatura interna dei locali non adeguata ai livelli richiesti per una struttura che accoglie bambini anche al di sotto dei tre anni, assenza di protezione dal vento di tramontana nell’ingresso e nei locali adiacenti, percorso pedonale di accesso alla scuola non segnalato e non protetto,  ingresso ubicato in corrispondenza di spazi di parcheggio.
In ogni paese civile la minoranza esercita il suo compito di controllo anche raccogliendo segnalazioni e ponendo domande all’amministrazione in carica che, magari non sempre di buon grado, risponde nelle sedi opportune cercando di motivare il suo operato. 
Invece a Venzone non va esattamente così. Come a molte altre sollecitazioni, anche a tale lettera non è mai stata data una risposta ufficiale: i cittadini possono aspettare invano, forse all’Amministrazione non interessano.
Qualche assessore deve invece aver pensato che la miglior difesa fosse l’attacco, così il 16 febbraio scorso sul Messaggero Veneto è apparso un articolo in cui gli assessori Fabio Di Bernardo e Marialisa Bellina affermano: ”Non riusciamo a capire il perché di critiche gratuite che non hanno nessuna utilità, visto che è sotto gli occhi di tutti la grande attenzione che abbiamo sempre dedicato al centro scolastico, cresciuto di molto negli ultimi anni” e concludono “c’è perfino una ottima collaborazione con gli altri consiglieri [...] solo Impegno Civico continua ad avviare critiche pretestuose”.
E così i cittadini che ci hanno segnalato i disagi sappiano che per l’Amministrazione è pretestuoso chiedere il perché della scarsità di acqua calda, è pretestuoso chiedere come mai l’accesso alla Scuola Materna non ha un marciapiede, è pretestuoso chiedere il motivo di temperature inadeguate nei locali esposti a nord. I cittadini tra l’altro devono sapere tutto questo da un quotidiano, le loro lamentele infatti non meritano una risposta da parte del Sindaco in consiglio comunale: si devono accontentare di una non-risposta in perfetto politichese.
Cosa pensate di un simile comportamento? Dareste la vostra fiducia a chi si comporta in questo modo?

TARES


Ci stiamo avvicinando alla scadenza della TARES. Anche se era stata ventilata una possibile proroga al 2014, sembra ormai certo che entro il 2013 ci ritroveremo a versare la tassa sui rifiuti con il nuovo conteggio che peserà ulteriormente sul bilancio familiare, già provato dall’IMU e dall’aumento dell’IVA. Proviamo così ad illustrarvi brevemente questo nuovo tributo.
Il D.L. 6.12.2011, n. 201 (cosiddetto “Decreto Monti”) al Tit. III, Capo II, art.14 istituisce a decorrere dal 1° gennaio 2013 in tutti i comuni del territorio nazionale il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi.
Il soggetto attivo dell’obbligazione tributaria è il comune nel cui territorio insiste, interamente o prevalentemente, la superficie degli immobili assoggettabili al tributo.
Il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi,detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani (nel caso di utilizzo temporaneo di durata non superiore ai 6 mesi nel corso dello stesso anno solare, il tributo non è dovuto dall’effettivo detentore del locale es. persona in affitto, ma l’obbligato rimane il proprietario o soggetto equipollente.
La superficie  dei locali e delle aree suscettibili di produrre rifiuti urbani e assimilati assoggettabile al tributo è costituita da quella calpestabile (si considerano quindi le superfici dichiarate o accertate ai fini della tassa smaltimento rifiuti solidi urbani TARSU). Non vengono considerate assoggettabili al tributo le centrali termiche, i locali inferiori a mt 1,50 di altezza, scale, e altre parti non abitabili e quindi non effettivamente calpestabili. 
L’obiettivo del nuovo tributo è la copertura integrale del costo del servizio.
La tariffa è commisurata alle qualità e quantità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolta. Per costruire la tariffa si devono adottare i criteri matematici contenuti nel DPR 158/1999 allegato 1° e 2° (provvedimento tecnico di applicazione della TARES, conosciuto meglio come regolamento della Tariffa Ronchi).
La tariffa del nuovo tributo è costituita da 3 elementi:
Una QUOTA FISSA determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio di gestione dei rifiuti;
QUOTA VARIABILE rapportata alle quantità di rifiuti conferiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio;
Una MAGGIORAZIONE detta quota servizi - pari a 0,30 euro per metro quadrato, a copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni.
Ai fini dell’applicazione del nuovo tributo il comune è tenuto ad adottare apposito regolamento nel quale il consiglio comunale determina la disciplina per l’applicazione del tributo, concernente tra l’altro la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di produzione di rifiuti; la disciplina delle riduzioni tariffarie; la disciplina delle eventuali riduzioni ed esenzioni; l’individuazione delle categorie di attività che producono rifiuti speciali; i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.
Le riduzioni tariffarie, che il comune può prevedere, possono essere stabilite nella misura massima del 30%, nel caso di abitazioni con unico componente, abitazioni a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo, abitazioni di soggetti che risiedano o abbiano la dimora per più di 6 mesi all’anno all’estero, fabbricati rurali ad uso abitativo.
Le agevolazioni si applicano sia alla quota rifiuti che alla quota servizi.
Per costruire la tariffa occorre raccogliere i dati del gestore del servizio, rivedere la distribuzione del gettito tra le varie categorie domestiche/ non domestiche, distribuire le utenze domestiche secondo la numerosità di ciascun nucleo familiare (ai fini del nuovo tributo ha rilevanza infatti anche il numero dei componenti del nucleo familiare), approvare il regolamento, il piano finanziario e finalmente approvare le tariffe nella speranza che la simulazione del gettito fatta in questa sede si avvicini a quanto verrà poi effettivamente introitato!
Una cosa sola è certa, alla fine di tutto l’entità del prelievo sarà maggiore della TARSU.

IL "CONSIGLIO" DEI RAGAZZI



Dal Messaggero Veneto del 25 febbraio  abbiamo appreso che anche a Venzone avrà luogo un Consiglio Comunale dei ragazzi. Si tratta di una lodevole iniziativa, che molti Comuni mettono in pratica annualmente, da anni. Avvicinare i giovani alla partecipazione attiva è senz’altro doveroso, soprattutto in tempi di disaffezione alla gestione della cosa pubblica, tuttavia, anche in questo caso, è indispensabile agire responsabilmente. Ebbene, per quanto incredibile possa suonare, il contributo della Regione per questa iniziativa al Comune di Venzone è di 2.700 €. Ora noi ci chiediamo come sia possibile spendere una tale cifra per attuare un Consiglio Comunale dei ragazzi. Davvero, anche volendo, non si riesce ad immaginare. Cosa c’è da comprare? Una fascia tricolore per il giovane sindaco per un giorno? Bisogna forse allestire un rinfresco per i giovani amministratori? Sicuramente qualcosa ci sfugge, ma nella nostra ingenuità di non-amministratori troviamo sbalorditivo che, non solo in una congiuntura economica come quella attuale, ma sempre, come regola, attività di questo tipo non vengano attuate in modo non oneroso, come facenti parte a buon diritto della pratica ordinaria: gli amministratori incontrano i ragazzi, eventualmente gli insegnanti, in una dinamica che rientra nei loro compiti, senza bisogno di accedere a finanziamenti, e soprattutto senza spendere, ma mettendo a frutto il tempo e l’impegno per cui sono stati eletti e per cui vengono retribuiti. 
Siamo dunque sconcertati, in primo luogo dalla Regione che letteralmente disperde denaro pubblico per attività che dovrebbe sollecitare a costo zero (quanti saranno i Comuni finanziati? Quale l’importo complessivo dell’operazione?); in secondo luogo dalla leggerezza dei nostri assessori che non si pongono il problema e, lungi dall’avere attuato in autonomia tale iniziativa,  prendendo spunto con umiltà da tante amministrazioni vicine, si limitano a richiedere il contributo “visto che c’era questa possibilità” come ha dichiarato l’assessore Di Bernardo al giornale, anziché richiamare la Regione ad un maggior senso di responsabilità.
Una volta si diceva che l’amministratore doveva agire con la parsimonia del buon padre di famiglia: ecco noi ci proponiamo semplicemente di conservare il buon senso.

DOVE BUTTO LE RAMAGLIE?



Anche se fino ad ora il meteo non sembra essersene accorto, è arrivata un’altra primavera, e con il cambio di stagione sono ripresi i lavori in orti e giardini. Molti di noi hanno già affrontato la potatura di rose, siepi, di piante ornamentali e alberi da frutto. Alcuni hanno una fossa biologica in cui buttare ramaglie e residui di potature, altri hanno fatto piccoli falò più o meno consentiti e tollerati, altri ancora si sono inventati strani stratagemmi, come buttare qualcosa con l’umido, svuotare qualche cassetta di ramaglie nei boschi, spargere il contenuto di sacchetti pieni di foglie secche durante le quotidiane passeggiate appena fuori dall’abitato. Chi invece non ha fatto proprio nulla è il Comune, che non si sa bene dove butti il verde della potatura degli spazi pubblici, (si favoleggia che tutto venga ammassato nella caserma a Carnia, ma noi preferiamo non crederci), ma che comunque non si preoccupa affatto di dove e come possano smaltirlo i suoi cittadini, non allestisce uno spazio adibito a tale uso né stipula una convenzione con altri comuni a tale scopo. E’ davvero così difficile prendere un’iniziativa di questo genere? Suvvia amministratori venzonesi, non siate timidi, andate a Gemona, Artegna e nei comuni limitrofi a vedere come si fa, se copiate noi non ci offendiamo, purché ci procuriate un posto dove smaltire il verde, senza che debbano passare altre primavere.

UNIONE (?) DEI COMUNI


Nel numero scorso de Il Sfuei, nell’articolo Organico ridotto pro tempore, avevamo accennato alla futura riorganizzazione degli uffici comunali per effetto delle Unioni dei Comuni Montani. Cercheremo ora di spiegare, per sommi capi, di cosa si tratta.
Tutto nasce nel 2009 dalla volontà della Lega Nord di sopprimere le Comunità Montane, in favore delle Province. Nel 2011 la Legge Regionale 14 ha di fatto moltiplicato gli enti, creando anche una complessa e poco democratica struttura di governo.
Da allora le Comunità Montane risultano commissariate.
La legge prevede che l’Alto Friuli, da un’unica Comunità Montana passi a due Unioni Montane: il Gemonese (Gemona, Artegna, Montenars, Venzone, Trasaghis, Forgaria, Bordano, oltre a Moggio e Resiutta che hanno optato successivamente per l’adesione a questa Unione) e il Tarvisiano (Resia, Chiusaforte, Dogna, Pontebba, Malborghetto-Valbruna, Tarvisio).
Al nuovo ente intermedio sono affidate importanti materie, quali le politiche energetiche, le attività culturali, il turismo, la programmazione territoriale, gli espropri, le attività produttive, l’organizzazione e gestione dei servizi scolastici, i sistemi informatici e informativi.
Sarà governato dai Sindaci dei Comuni dell’Unione con un rappresentante delle minoranze presenti nei consigli comunali. Ovviamente la scelta di tale rappresentante non è risultata agevole vista l’eterogeneità di posizioni politiche e civiche presenti nei diversi comuni. La persona scelta è stata Barbara Zilli, esponente gemonese della Lega.
Ma chi governa questo nuovo ente? Che maggioranze politiche si creeranno? Come si dirimeranno i problemi di pianificazione tra singoli comuni? Barbara Zilli rappresenta tutte le minoranze? Che ruolo avranno i Consigli Comunali già oggi svuotati di funzioni (Venzone è un esempio eclatante)?
Intanto l’iter è proseguito e il 5 marzo scorso i sindaci dei Comuni interessati hanno approvato lo Statuto definitivo dell’Unione. Ma la regione deve ancora completare l’iter normativo e non si sa quale sarà la copertura finanziaria. Se ne riparlerà con la futura giunta regionale, che dovrà decidere se andare avanti o riprendere in mano il groviglio creato dal governatore Tondo.
N.B.: Dai verbali ufficiali risulta che alle riunioni del 21 e 30 gennaio, dedicate a “Discussione sulla bozza definitiva dello Statuto dell’Unione Montana del Gemonese”, i rappresentanti del Comune di Venzone fossero assenti.

NUMERI



La tabella sopra riportata indica alcune voci di spesa del nostro Comune, i dati sono estratti dalle determine comunali a disposizione presso l’Albo Pretorio on-line.
Pensiamo che non tutti i cittadini lo sappiano o utilizzino tale strumento, riteniamo perciò utile farlo noi per far comprendere come funziona una macchina amministrativa, anche se di un piccolo comune. Ecco un esempio di alcune voci di spesa. (cliccaci sopra per ingrandirla)

CACCIA GROSSA


Il Messaggero Veneto del 26 marzo riferiva che il comune di Venzone è a caccia di fondi per poter sistemare il centro sportivo
Palestra, parcheggi, campetti e attrezzature appena realizzati devono essere sistemati?  No, si vuole sostituire all’erba del campo di calcio (dotato di costosi sitemi di drenaggio) la plastica. A parte le considerazioni sui costi dell’intervento, è davvero necessario giocare nel periodo invernale, quando il terreno si deteriora facilmente? Non sarebbe meglio (come fanno tutte le società calcistiche da Gemona in su) giocare durante l’estate su terreni perfetti, con temperature piacevoli per giocatori e spettatori?
Forse si eviterebbe la spesa di  5.000 € l’anno per seminare l’erba, candidamente dichiarati nello stesso articolo, in cui si parla anche di sistemi di riscaldamento fotovoltaico, immaginiamo per la palestra. Non ci si poteva pensare quando è stata realizzata?

AUGURI


È arrivata la bella stagione e assieme ai turisti ecco l’intensificarsi delle esercitazioni nel poligono di tiro dei Rivoli Bianchi.
Dai comunicati del Comando Militare Friuli Venezia Giulia, presenti nell’albo pretorio on-line del nostro comune apprendiamo che in maggio le giornate di esercitazione saranno ben 17 (nei giorni 2, 6, 7, 8, 9, 13, 14, 15, 16, 20, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 30) e in giugno 16 (nei giorni 3, 4, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 17, 18, 19, 20, 24, 25, 26, 27). 
Ricordiamo che, ai sensi del Disciplinare d’uso del poligono, nel periodo in cui è in vigore l’ora legale, nelle giornate di mercoledì e giovedì tali esercitazioni potranno protrarsi fino all’una di notte. 
Ai residenti di Marsuris e borgo Rozza, che quindi sentiranno sparare più spesso che un giorno sì e uno no, un solidale augurio di resistenza.

CARNIACQUE: TARIFFE AGEVOLATE


Grazie alla segnalazione di alcuni cittadini, che ci riferiscono come il nostro Comune non  metta a disposizione tali informazioni, rendiamo noto che per la fornitura del servizio idrico integrato a nuclei familiari in particolari condizioni socio/economiche, hanno diritto alla concessione di agevolazioni tariffarie gli utenti domestici residenti che possiedono un indicatore ISEE fino a € 7.200,00. Le agevolazioni hanno validità annuale, desumibile dal modello, e deve essere ripresentata almeno 30 giorni prima della naturale scadenza, pur non verificandosi variazioni, pena la decadenza dei benefici. Il calcolo verrà effettuato con il criterio pro-die.
Chiunque fosse interessato può personalmente verificare la possibilità di accedere allo sconto visionando il sito di Carniacque (www.carniacque.it), cliccando sul menu “servizi” e di seguito “tariffe”. Non sono indicati i costi né le agevolazioni per l’anno 2013, tuttavia indicativamente segnaliamo che per il 2012 la quota fissa per uso domestico residente passava da 40 a 10 € consentendo un risparmio di 30 €, mentre il costo dell’acqua calava di alcuni centesimi al m3 oltre un certo consumo.

IL PEDÔLI



A febbraio una lettera del Comune di Venzone firmata dall’assessore alla sanità è stata recapitata alle donne venzonesi interessate allo screning preventivo del tumore alla mammella. 
Tale lettera inizia “Gentile signora, dal 2006 è attivo il servizio....” 
E’ dal 2006 infatti che le donne interessate ricevono direttamente dall’Azienda Sanitaria un invito ad eseguire i controlli previsti tramite una lettera con un appuntamento prefissato. E in questi otto anni la maggior parte di queste donne ha già ricevuto più inviti.
Se l’Amministrazione è interessata alla prevenzione può dedicare tempo (e carta) per trattare altre patologie e non creare confusione su servizi offerti da altri enti e già avviati da anni. Perché tutto questo ha il vago sapore di propaganda, oltre che essere uno spreco di denaro pubblico.