18 maggio 2012

EDITORIALE



All’inizio del 1933, a un secolo dalla costruzione della strada Pontebbana, l’Azienda Nazionale Autonoma per le Strade Statali iniziò a programmare l’apertura della Variante esterna alle mura di Venzone. Oggi ci sembra impossibile che il traffico delle vetture e degli autocarri si incrociasse in Piazza del Municipio e davanti al Duomo. Se non ci fossero le immagini del film “Addio alle armi” che ha ricostruito le vicende della Grande Guerra nel nostro territorio, non riusciremmo neppure ad concepire il brulicare di veicoli d’ogni genere e di soldati che percorrevano Strade e Piazze del Centro Storico. Certo allora si trattava di una situazione limite, ma quindici anni dopo, il traffico dei veicoli a motore aveva raggiunto l’intensità del periodo bellico ed era ormai diventato incompatibile con le strade della cittadella. E’ strano che non sia rimasta traccia di lamentele da parte della popolazione o degli amministratori per il disagio ed il pericolo anzi, come vedremo, il progetto di portare la statale all’esterno trovò resistenze. In un quadernetto che raccoglie gli articoli di stampa dell’epoca, da chi scrive rinvenuto fra le carte di famiglia ed oggi depositato presso la Biblioteca, si legge sotto il titolo “VENZONE - Sulla rettifica della strada statale” a firma di “ellequ” noto venzonese, un accorato lamento che, utilizzando argomenti eterogenei e, a volte piuttosto singolari, tende a scongiurare il pericolo incombente. Citiamo un passaggio che riguarda, diremmo oggi, la fruizione del bene culturale. “Non v’è chi non conosca Venzone per le sue antiche opere d’arte, né chi, attraversando la cittadina, non si soffermi ad ammirane le bellezze artistiche. Ora perché la si vuol tagliare fuori dal mondo, con la costruzione di una strada esterna, togliendo queste bellezze allo sguardo dei forestieri? [...] Nella strada, che speriamo non si costruirà fuori dall’abitato, i turisti certamente non sosteranno a guardare una vile targa che verrà eventualmente posta ad un qualunque crocicchio [...] mentre ora, colpiti dalla bellezza di questi edifici posti nel primo lembo d’Italia, essi vi si fermano ad ammirare estatici un saggio di quelle opere d’arte che attestano nel mondo la grandezza della Patria nostra.” Considerando poi l’aspetto economico, il cronista osserva che il costo dell’opera “dovrebbe essere assai rilevante tenendo conto di un solo fatto, e cioè, che oltre all’espropriazione dei fondi [...] si dovrebbe costruire un altro ponte sul Venzonassa. Gli sventramenti, invece, nell’abitato (ahi, ahi, ahi, a Venzone per la Pontebbana nel 1832 furono sacrificati il ponte medioevale- quello dello stemma- le torri nord e sud con le rispettive porte e ottanta metri di facciate) non dovranno farsi che in pochi punti e senza soverchi danneggiamenti, il ponte c’è ed all’occorrenza non avrebbe bisogno che d’essere abbassato (cioè tecnicamente distrutto)[...]”. Per quanto riguarda la sicurezza degli abitanti emerge che “se con la strada esterna si volesse ancora evitare il pericolo per l’incolumità pubblica, possiamo dire che nella cittadina non è mai accaduta alcuna disgrazia e tanto meno ciò potrà accadere quando saranno stati allargati i punti che si possono ritenere pericolosi.” Leggere oggi queste considerazioni ci provoca raccapriccio. Vi immaginate cosa sarebbe Venzone se avesse prevalso l’auspicio del cronista? Edifici, appena celebrati come glorie della Patria, sventrati lungo tutto l’asse nord-sud, TIR, autobus e trasporti speciali contro i balconi o incastrati fra le case, e il tutto senza incidenti e senza vittime? Per fortuna hanno prevalso il buon senso ed un sana preveggenza. Ci siamo rapidamente abituati, con sollievo e gratitudine, alla minacciosa novità della variante esterna! Vogliamo trarne una piccola morale? Accettiamo che il nuovo possa essere migliore di ciò a cui siamo abituati ed a cui ci sembra pericoloso rinunciare? Qui da noi i vecchi solevano dire “si è simpri fat cusì” attingendo l’acqua alla fontana per la cucina e per lavare i panni, ma poi hanno gradito l’acqua corrente in casa e calda, per giunta. Per non parlare poi della lavatrice e della lavastoviglie!
Loris Sormani

OMAGGIO

Giunge finalmente a conclusione l’iniziativa intesa a ricordare Don Antonio Bellina, prè Pieri Massangàt, anche nel suo luogo natale. Vedi il nostro appello sui numeri 3, 5, 9, 11 e 12. Quando leggerete questa nota sarà già avvenuto lo scoprimento della targa che ne illustra la figura ed i meriti. Ringraziamo chiunque si sia adoperato per raggiungere lo scopo. Siamo lieti del fatto che l’amministrazione comunale abbia preso parte alla cerimonia riconoscendo le finalità dell’iniziativa. Naturalmente, come ci siamo ripromessi, continueremo a richiamare la memoria dei venzonesi illustri del passato lontano e recente.

DOSSIER CARNIA

Alcuni cittadini di Carnia hanno richiamato la nostra attenzione sullo stato dei marciapiedi della frazione dopo la conclusione dei lavori citati nel numero di dicembre 2011 de La Consee. In un periodo in cui si parla di piste ciclabili, di palestra per le esercitazioni del soccorso in zona sismica, di “Percorsi vita”, tutte opere interessanti, ma non urgentissime per la quotidianità degli abitanti, l’argomento ci è parso importante. Abbiamo quindi voluto verificare direttamente l’esito dell’intervento. L’indagine fotografica che abbiamo realizzato è, probabilmente, soltanto una sorpresa per molti venzonesi. Per chi, invece, sperimenta ogni giorno gli accidentati percorsi pedonali di Stazione per la Carnia è la conferma della mancanza di un progetto organico inteso ad affrontate le esigenze dei “non automobilisti”. Il tentativo di correggere assurdi dislivelli, strettoie, interruzioni del marciapiede, saliscendi, recinzioni incongrue, voragini pericolose e altre stupidaggini ha aggiunto errori agli errori, rimanendo per giunta limitato alla Piazza e trascurando zone comunque importanti.



Somma di incongruenze.





Muro del pianto? Perché non aprire una galleria ciclabile (vedi Alpe-Adria) e pedonale per ripristinare un logico collegamento con il Cimitero?




 Percorso ad ostacoli, parte prima.




Continua il percorso ad ostacoli. I disabili vadano
in bici!





Particolare del fosso profondo oltre 3 metri vicino
alla fermata dell’autobus.




Angolo con centralina e palo al centro del marciapiede e guida per non vedenti diretta sull'ostacolo.



Sosta non invitante. E se ci fosse un albero?



Intervento indispensabile ma non realizzato.



No comment.



Fosso profondo oltre 3 metri vicino alla fermata dell'autobus.



Viale della Stazione. Auspicabile una sistemazione con marciapiedi e pista ciclabile creando sensi unici per l'accesso degli autobus al piazzale.



Saliscendi verso la piazza.



Come sopra.


Morte del marciapiede: pedone sulla pista ciclabile.


La frazione di “Stazione per la Carnia”, ha una identità tormentata. Un tempo, prima della costruzione della Ferrovia, si chiamava Piani di Portis (di Sopra e di Sotto). La denominazione, pur negando una identità autonoma ai luoghi, ne esprimeva adeguatamente la natura piana ed aperta verso più direttrici. Oggi prevale lo sbrigativo nome di “Carnia” che origina equivoci ed imprecisioni. “Lâ in Cjarnie”, si dice come se si andasse a Tolmezzo e oltre, non “Lâ tai Plans. Difficile, anche se desiderabile, tornare indietro. Però resta possibile conferire alla frazione una propria identità urbana. Osserviamo che gli spazi ariosi fra le costruzioni (“ventosi” per chi ricorda le attese invernali dei treni per Tolmezzo o del rimpianto diretto Vienna-Roma) la mancanza di edifici preminenti, la libertà da vincoli e la disponibilità di aree da trasformare, rendono il luogo una possibile città giardino dotata di specifiche caratteristiche. Gli abitanti ci sono parsi attenti alla cura delle proprietà e dei giardini. Integrando la loro solerzia con un piano del verde pubblico (per esempio trasformando l’ex statale in viale alberato), riprendendo i percorsi pedonali, rinnovati, ma pur sempre disagevoli, in modo da renderli autonomi e distinti da quelli delle vetture, si potrebbe ottenere, con modesti investimenti, un ambiente sereno, sicuro e comodo per chiunque.

FOSSATO NORD

Sono ormai trascorsi quattro anni da quando nel fossato nord di Venzone sono stati scaricati inerti derivati dalla demolizione di muretti in sasso-cemento per la costruzione della nuova palestra. Sarebbe già gravissimo se tale fatto fosse stato compiuto autonomamente da un privato, ma che sia stato eseguito con l’approvazione più o meno esplicita dell’amministrazione è francamente inaccettabile. E sì, per quanto incredibile possa essere, a considerare il fossato come una discarica è proprio l’amministrazione comunale. Nel gennaio 2008, alla nostra richiesta di informazioni al riguardo, un imbarazzato impiegato comunale ha definito tale operazione come un “incauto scarico di materiale da parte dell’impresa costruttrice”, dirottandoci verso il Sindaco. Quest’ultimo, durante un surreale colloquio, ci assicurò che si trattava di una soluzione provvisoria e che lo scopo di tale momentaneo “deposito” era solo quello di permettere il recupero di eventuali pietre di pregio dai muretti abbattuti. Da subito ci era apparsa peregrina, se non pretestuosa, la pretesa di recuperare pietre affogate nel cemento di un muretto moderno (post-terremoto), tuttavia confidavamo che il materiale venisse smassato dal fossato almeno in occasione della festa della zucca di ottobre, quando lo stesso fossato diventa un parcheggio (certo che tra discarica e parcheggio...). E invece no! Le macerie sono state solo spostate di qualche metro per creare un varco e permettere alle auto di parcheggiare comodamente oltre. Da allora nessuno le ha più toccate, così come naturalmente nessuna pietra “di pregio” è mai stata scalpellata via dal cemento. Sono passati gli anni, il sindaco è stato riconfermato nel 2009, e chi percorre via dei fossati vede ancora le macerie, che anzi si stanno ricoprendo di rovi, accrescendo la sensazione di desolato abbandono. Questo fatto non costituisce semplicemente un ulteriore, macroscopico e intollerabile esempio di quella che abbiamo già definito in un articolo de Il Sfuei di febbraio 2011 “la sciatteria, lo scarso senso del decoro urbano, il mancato rispetto del piano per l’arredo urbano del centro storico e l’assenza di chi dovrebbe farlo rispettare”. Qui c’è di peggio: c’è la responsabilità materiale dell’amministrazione comunale in quello che, se fosse stato compiuto da un cittadino, costituirebbe un reato amministrativo. Quale esempio viene dato ai venzonesi? Quale credibilità pensa di avere un’amministrazione che da un lato parteciperà al meeting di maggio organizzato dal Lions Club su “Città murate. Storia, gestione, valorizzazione e sviluppo” e dall’altro considera i fossati, parte integrante della città murata, come parcheggio o discarica di inerti? Infine, con quale spirito viene inoltrata la domanda di inserimento di Venzone tra i siti patrimonio mondiale dell’umanità (almeno così si legge sul documento del Lions Club a firma della giornalista Paola Treppo), quando durante la semplice gestione –e sorvoliamo su valorizzazione e sviluppo– un’amministrazione comunale permette un simile colpevole scempio e non fa nulla per porvi rimedio?

UN "PASSO" VERSO IL FUTURO

Parliamo con franchezza e proviamo a sottrarre il discorso all’approccio emotivo, per cui l’ipotesi di pedonalizzazione del centro storico è per alcuni macchiata dal “peccato originale” di uccidere il commercio, rendere impossibile la vita ai residenti, allontanare i turisti, privare la città di ogni attrattiva in quanto “scomoda”. Prendiamo invece in esame alcuni dati, e alcuni modi. Il centro storico di Venzone è piccolo, più piccolo, per fare un confronto illuminante, del centro commerciale “Città- Fiera” di Martignacco. Alcune delle sue vie sono strette, e molti residenti conoscono il disagio di uscire dalla porta di casa, o di un esercizio commerciale di via Mistruzzi, dovendo tenere gli occhi ben aperti per non essere presi di striscio da un’automobile che passa radente, magari per evitarne un’altra parcheggiata in divieto. Venzone è una città murata, una perla, “Monumento Nazionale e in fase di richiesta iter Patrimonio dell’Umanità Unesco”, come abbiamo richiamato sopra, che dovrebbe offrire ai suoi abitanti e a chi la visita il fascino e la quiete propri di tale condizione. Ora quanto vogliamo dire non è affatto che la dimensione, la disposizione urbanistica, la specificità storico-artistica di Venzone debbano costringere chi vi abita a rinunciare all’auto e a trattare il paese come il salotto buono delle case contadine di un tempo, rigorosamente chiuso, con i mobili coperti da lenzuola per proteggerli dalla polvere. Solo i nostri detrattori, assai poco acutamente, ci attribuiscono la volontà di paralizzare la cittadina. Tutt’altro! Esistono infatti soluzioni ampiamente adottate nei centri storici di tutta Europa, che prevedono l’ingresso in auto per i soli residenti, con la possibilità di carico e scarico. Uno strumento semplice e a basso impatto, per ottenere tale risultato, è il fittone o dissuasore mobile telecomandato, come quello nella foto. Tutti i residenti sarebbero muniti di telecomando e ovviamente ci sarebbero anche soluzioni per i trasportatori e i fornitori degli esercizi commerciali. Sarebbe poi doveroso, più ancora che opportuno, introdurre tali misure con gradualità, invitare la cittadinanza ad un confronto, permettere a tutti di familiarizzare con le novità, cominciando con le giornate festive. Nell’ultimo ventennio o poco più abbiamo imparato a usare le cinture di sicurezza, ad indossare il casco, abbiamo cambiato moneta, abbiamo smesso di fumare nei locali pubblici, abbiamo imparato a differenziare i nostri rifiuti: tutti cambiamenti che sembravano epocali e scomodi, ma che al contrario hanno migliorato la qualità di vita di ciascuno. Questo noi intendiamo quando parliamo di affrontare un problema attraverso un’analisi dei dati di partenza ed una ricerca dei modi migliori per affrontarlo. Venzone è una città incantevole, che attualmente, lungi dall’essere organizzata per il benessere dei suoi abitanti, sembra una brutta copia di città ben più grandi e caotiche. Quanto allo spauracchio della morte del commercio, evocato dai detrattori, un dato significativo: a Bologna il sindaco Merola sta portando avanti un progetto di allargamento dell’area pedonale. Ebbene, dal sondaggio effettuato dall’opposizione bolognese tra i suoi elettori è risultato che quest’ultimi sono favorevoli allo stop alle auto nella misura del 61%. Ma ancor più sorprendente è la risposta dei commercianti: l’Ascom (Associazione commercianti) fortemente contraria a qualsiasi divieto che impedisca alle auto di entrare in centro e che rischi così di “desertificare” la città, ha promosso un sondaggio tra i suoi associati, il 75% dei quali si è detto favorevole ad un centro pedonale. Morale: il benessere supera gli interessi di partito e non lede il commercio, anzi! Se poi Bologna ci dovesse sembrare troppo fuori scala e troppo lontano come esempio dalla nostra realtà, basta vedere ciò che sta accadendo a Udine, dove le proteste contro alcuni tratti di pista ciclabile in centro hanno sortito solo una risposta unitaria e partecipatissima del fronte dei ciclisti; laddove è di questi giorni l’avvio dei lavori per l’installazione di un parco urbano per l’estate, in Piazza Venerio, con ben 100 alberi e dove, infine, il fronte dei no alla pedonalizzazione di via Mercatovecchio (progetto cardine della giunta guidata da Honsell), è tutt’altro che compatto se Gianni Arteni, che nella centrale via udinese ha ben tre esercizi commerciali, ha dichiarato, in un’intervista al Messaggero Veneto del 15 aprile scorso, che “bisogna prendere come esempio piazza San Giacomo, dove ho aperto un’attività che va a gonfie vele, perché più l’area è pedonale più la gente è invogliata a passeggiare, quindi ben vengano i tavoli dei bar e un ricco arredo urbano”.

VEDERE LONTANO

Più volte in questi mesi abbiamo sottolineato come una buona amministrazione debba riuscire a proiettarsi nel domani e a prendere decisioni che non producano effetti solo nei primi mesi a seguire, ma si prolunghino negli anni futuri. In tal senso è fondamentale riuscire a immaginare il futuro del proprio paese o l’ideale verso cui tendere. In questo contesto ci rallegriamo di come noi, nel nostro piccolo, riusciamo a soddisfare questa prerogativa. Un esempio? All’uscita de Il Sfuei numero 9 di aprile 2011 abbiamo suscitato un certo scalpore e alcuni malumori con l’articolo sul gioco intitolato “Casinò Venzone” e ora, a distanza di un anno, possiamo constatare come siamo stati precursori di trasmissioni televisive quali “Report”, di articoli su stampa regionale e nazionale, di provvedimenti di Amministrazioni Comunali che regolamentano il gioco sul loro territorio e, recentemente, di petizioni, nazionali e non solo, che chiedono regolamenti chiari e restrittivi per il gioco e per la sua pubblicità televisiva. Un altro piccolo esempio riguarda l’articolo dello scorso Sfuei che invitava i cittadini a richiedere lo scontrino a fronte di un corrispettivo; anche in questo caso abbiamo cavalcato l’onda di un nuovo movimento in fermento non solo in Italia ma altresì nella nostra regione: pensiamo al gelataio di Udine che con lo slogan “Tu sei felice e io sono in regola”, rivolto a propri clienti, ha aumentato gli incassi solo offrendo la possibilità di vincere un gelato extra ad ogni scontrino ricevuto. Tutti sono più felici e, in questo caso, più onesti. Non si tratta di plaudere al nostro “fiuto”, quanto ribadire che l’azione politico-amministrativa deve basarsi sull’osservazione della realtà concreta da cui far nascere la proposta operativa. Vorremmo pertanto invitare, ancora una volta, l’Amministrazione ad avere programmi chiari e a lungo termine per permettere a Venzone uno sviluppo futuro anche in periodi di crisi: basta anche solo osservare e saper copiare decisioni prese altrove. Parte del comune di Venzone, per esempio, è inserita in un Parco di cui l’attuale Presidente è anche il nostro vicesindaco: un’opportunità enorme di poter legare il nostro paese ad un futuro attivo. Suggeriamo di guardare la Val Trenta (Parco del Triglav) e osservare come un paese abbia saputo ideare e attivare un Portis vecchio è comunale progetto che ha permesso ad un territorio, senza altra possibilità di sviluppo e con un reale problema di spopolamento, di divenire centro turistico di eccellenza per la vicina Slovenia. Immaginare Venzone come riusciamo ad immaginarlo noi di Impegno Civico per Venzone, ossia un centro di attrazione turistica qualificata e stabile durante tutti i mesi, non solo nella stagione estiva o in prossimità di feste, presuppone un impegno decisionale già da ora attivo in tal senso per poter cogliere i frutti in anni futuri. Impegno politico che non si riesce a cogliere da parte dell’Amministrazione Comunale, che forse non sa immaginare le reali opportunità del nostro territorio.

PORTIS VECCHIO E' COMUNALE

Ormai sembra ufficiale: i terreni e gli edifici, diroccati, di Portis Vecchio sono del Comune di Venzone, deduzione sorta dalle notizie di stampa apparse recentemente. Dai giornali risulta addirittura che “il progetto, al quale stanno lavorando da mesi l’amministrazione comunale assieme all’associazione Comuni del terremoto e all’università di Udine, è ormai giunto ai blocchi di partenza” (Messaggero Veneto del 25 marzo 2012). Naturalmente, se così è, come al solito l’Amministrazione Comunale “lavora” all’insaputa del Consiglio Comunale e dei cittadini, soprattutto quelli di Portis Nuova che, forse, credevano di essere ancora proprietari, tanto che alcuni sostengono di aver persino pagato l’ICI per quegli immobili. Della questione avevamo parlato nello Sfuei del dicembre scorso. Da allora nessun chiarimento. Vedremo. In ogni caso sembrerebbe intenzione dell’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Associazione dei Sindaci del Terremoto e dell’Università di Udine, di realizzare una palestra antisismica per formare i soccorritori di eventuali terremoti futuri, destinando un contributo di 70 mila euro. Sarà interessante sapere da dove arriveranno i soldi perché nel programma triennale delle opere pubbliche 2012- 2014 non risulta essere inserita tale opera che sarebbe già “ai blocchi di partenza”. 

15 maggio 2012

LEGALITA' A SINGHIOZZO

Nelle ultime settimane alcuni episodi, accaduti nel centro storico, ci portano a fare alcune riflessioni. Ma prima i fatti: con l’intervento degli uffici comunali alcuni residenti dotati di cortili o giardini sono stati indotti ad abbattere i depositi attrezzi che avevano realizzato in maniera spontanea, (si trattava di piccoli capanni in legno); nello stesso periodo, in alcuni locali pubblici è apparso un volantino anonimo che stigmatizzava il degrado di alcuni cortili, chiedendo se Venzone fosse ancora “patrimonio delle belle arti”. In effetti Venzone è vincolato come monumento e come tale tutelato dalla Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, a cui fa capo la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, ed essendo tutelato è sottoposto a stringenti normative e regolamenti che, se da un lato restringono le possibilità di modifiche da parte degli abitanti, dall’altro consentono di mantenere coerente la fisionomia del paese. Anche il Comune è dotato di apposito regolamento e di alcuni abachi che indirizzano i cittadini nelle scelte e nelle modalità di intervento. Evidentemente non è sufficiente. C’è urgenza di aggiornare i regolamenti di competenza comunale, per venire incontro alle necessità degli abitanti; ci sono esigenze molto pratiche che non sono attualmente contemplate negli strumenti di indirizzo e alcune linee guida sono ormai obsolete. Aggiornare i regolamenti è il modo più semplice ed efficace per impedire o prevenire gli abusi. Ad esempio: molti cittadini del centro storico hanno la necessità di avere una legnaia. Di certo non è ragionevole impedirne la realizzazione, ma potrebbe essere il Comune ad indicare le modalità di realizzazione, i materiali utilizzabili, la loro collocazione, e così via. I venzonesi saprebbero che, rivolgendosi all’ufficio tecnico prima di intraprendere la realizzazione di un manufatto, sarebbero sicuri di avere l’assenso e le indicazioni corrette. Oggi invece l’ufficio tecnico e la polizia municipale intervengono solo su segnalazione (invece dovrebbero intervenire non appena ravvisano un abuso) e ci troviamo con situazioni identiche trattate in modo diverso, oltre che con un centro storico sempre più deturpato da piccoli e grandi abusi dettati da una assoluta anarchia e dalla certezza dell’impunità. Venzone è “patrimonio delle belle arti” solo quando si vuole venderlo come tale e solo in occasione di convegni?

LA MORTE DI UNA VOCAZIONE

Alcune settimane or sono, gli organi di stampa locale, hanno raccontato di preoccupanti segnali relativi ad un potenziamento dei poligoni militari in Friuli per dotare i soldati di nuove aree di addestramento. Sembra che oltre alle truppe nostrane, anche la NATO sia intenzionata a concentrare in una sede unica (alla caserma Ederle e all’aeroporto Dal Molin di Vicenza recentemente ampliati nonostante una fortissima opposizione popolare) la 173esima Brigata di Fanteria aviotrasportata dell’Us Army, oggi in parte in Germania, comportando un aumento di truppe di oltre 4000 unità entro la fine del 2013. A queste truppe sembra sia destinato l’ampliamento di aree addestrative in Veneto e Friuli. Nel mirino risultano esserci i siti friulani del Monte Bivera (Sauris), di Cao Malnisio in Valcellina, di Monte Ciaurlec (Spilimbergo), il greto del Cellina-Meduna, il Dandolo (Maniago), Rivoli Bianchi di Venzone e Artegna. Se a questo aggiungiamo che viene ventilata la possibilità di fondere in un’unica caserma il terzo e l’ottavo reggimento degli Alpini attualmente distribuito tra le sedi di Cividale, Tolmezzo e Venzone e che, proprio a Venzone, potrebbe essere individuata la sede superstite, ci rendiamo conto che alla vocazione turistica di Venzone, (sbandierata spesso anche a sproposito) viene inferto un colpo mortale. Provate ad immaginare di avere esercitazioni militari nel nostro Comune per il doppio o il triplo del tempo attuale, di avere un continuo andirivieni di mezzi militari e di soldati armati sulle strade. Forse potremmo sviluppare, dopo il dark tourism, anche il war tourism? Il fatto che i Rivoli bianchi di Venzone siano inseriti in un SIC (Sito di interesse comunitario) sembra essere un dettaglio irrilevante.

STRADA MASE-VALE

Il 13 febbraio 2012, l’Area Territorio e Ambiente della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale, in previsione della realizzazione degli interventi inseriti nei Programmi Annuali delle Opere Pubbliche, e degli interventi inseriti nel Progetto Integrato territoriale denominato “Progetto Integrato Territoriale per lo sviluppo e la valorizzazione del sistema forestale e ambientale nel Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale”, ha pubblicato un Avviso di preinformazione per procedure di aggiudicazione Lavori Pubblici anno 2012. Uno degli interventi elencati è la “Realizzazione della strada di collegamento tra Borgo Vals (sic) e Mase in Comune di Venzone” per un importo di 350 mila euro. Crediamo sia utile questa segnalazione soprattutto ai cittadini di Pioverno e in particolare delle borgate di Vale e Mase, perchè possano richiedere all’Amministrazione Comunale tutte le informazioni necessarie. Riteniamo che una simile strada di collegamento tra i due borghi sia del tutto inutile e rappresenti uno spreco di denaro pubblico e un ennesimo scempio ambientale nel territorio comunale.

DETTAGLI

Il Piano Regolatore vigente nel Comune di Venzone, all’articolo 12 (Zone “E” agricole e forestali) comma 2, recita: Il PRGC prevede la conservazione e la valorizzazione di tali aree, in base alle loro peculiarità produttive, paesaggistiche e ambientali, come testimonianza dinamica del rapporto tra l’opera umana e le forze della natura. In particolare l’obiettivo è mirato alla salvaguardia e potenziamento delle attività agro-silvopastorali e alla individuazione di forme e modi compatibili di coltivazione dei fondi in prossimità dei centri abitati.

FOTOVOLTAICO DEL SINDACO

Ecco una nuova iniziativa che parte da un Comune virtuoso, Montechiarugolo in provincia di Parma, che speriamo possa suscitare l’interesse di tante altre amministrazioni comunali, per esempio la nostra... Si tratta del “Fotovoltaico del sindaco” cioè un fotovoltaico pubblico e collettivo, proposto a quei cittadini che non hanno un tetto di proprietà o che, per una serie di vincoli diversi (condominio, posizione sfavorevole, presenza di ostacoli etc.), non hanno la possibilità di costruirsi un impianto fotovoltaico sul tetto delle proprie abitazioni (come ad esempio il Centro Storico di Venzone). Per questi cittadini sono messi a disposizione dei tetti di edifici pubblici con annesso progetto definitivo di impianto cantierabile subito. E’ un progetto partecipato, quindi le caratteristiche individuate sono passibili di verifica e cambiamento, in accordo coi cittadini che aderiranno. I tetti sono messi a disposizione con una procedura di evidenza pubblica ovvero con affidamento che si richiami al “principio di sussidiarietà” (art. 23 del DL 185/2008 poi L. 2/2009), solo per una cooperativa di cittadini, in cambio di una piccola cifra che il Comune utilizzerà per costituire un fondo rotativo della “comunità solare”, un vero e proprio “conto energia comunale” da utilizzare per incrementare l’accesso al risparmio energetico. In alternativa il tetto potrebbe essere fornito anche da aziende agricole o aziende artigianali, prevedendo in questo caso anche la cessione del lastrico solare con modalità diverse (affitto, diritto di superficie) da parte dell’azienda, a fronte di un’equa contropartita. Forniamo ai nostri amministratori il link al sito del Comune di Montechiarugolo per eventuali approfondimenti (un sito ricco e utile, a differenza di quello del nostro Comune) www.comune.montechiarugolo. pr.it

MENO MALE CHE LA PROTEZIONE CIVILE C'E'

Finalmente un intervento esterno è giunto a togliere le castagne dal fuoco alla nostra Amministrazione Comunale sulla pulizia della Venzonassa: l’operazione “Alvei puliti 2012” della Protezione Civile -lavori urgenti di prevenzione per il ripristino dell’efficienza dei corsi d’acqua regionali a tutela della pubblica incolumità mediante l’asportazione della vegetazione arborea ed arbustiva infestante gli alvei– ha finalmente riportato alla luce (è proprio il caso di dirlo) il nostro splendido torrente. A riguardo da tempo sollecitavamo il Comune in maniera energica e quasi profetica (Sfuei n°10 luglio 2011): “allo scopo si potrebbero coinvolgere i volontari della protezione civile sempre disponibili in situazioni del genere”. Circa un mese fa abbiamo quindi assistito a giorni di improvviso e febbrile lavoro con grande dispiegamento di mezzi e personale. Ad operazione conclusa si può senz’altro dire che il torrente risulti pulito e, se possiamo fare i soliti punzecchiatori... anche troppo! In effetti al primo sguardo il risultato è stato di trovarsi di fronte ad una tabula rasa. Del resto non attuare una puntuale manutenzione del territorio “costringe” ad interventi straordinari e trasforma ciò che potrebbe essere un elemento di sicurezza (la vegetazione può rallentare piene e consolidare le sponde per esempio) in un potenziale fattore di pericolo (se eccessiva ostruisce, favorisce l’esondazione, diventa ricettacolo di topi, zecche, etc). Gli esperti lo chiamano “taglio selettivo” cioè un lavoro accurato e costante di monitoraggio al fine di eliminare mano a mano le piante infestanti e mantenere quelle utili. Come al solito la virtù sta nel mezzo.... Proprio per questi motivi l’operazione “Alvei puliti 2012” ha suscitato grandi polemiche in altre parti della regione, in particolare in provincia di Trieste dove lo stesso intervento effettuato nella Riserva naturale della Val Rosandra, area protetta SIC, ha indiscriminatamente eliminato piante infestanti e piante “utili” come gli ontani, che erano addirittura stati piantati una quarantina di anni fa, proprio allo scopo di consolidare gli argini. La magistratura ha perfino aperto un fascicolo per chiarire la vicenda, proprio a seguito delle vibranti proteste e delle manifestazioni dei cittadini. Ma per tornare a casa nostra, ora che il torrente è di nuovo pulito, non è il momento di crogiolarsi ed ammirare il lavoro fatto... da altri per altro, ma di elaborare un piano per la manutenzione “ordinaria” dell’alveo, per evitare in futuro pulizie così radicali.

13 maggio 2012

PRIMAVERA

Quando arriva la primavera si attende anche il ritorno delle rondini come segnale della bella stagione. Noi, in questo numero, vogliamo salutare un altro ritorno, quello di Mustafà, originario del Senegal. Non è un cittadino venzonese, ma nel nostro paese trascorre buona parte del suo tempo accampato su un camion ai bordi della statale, dove vende la sua mercanzia, dormendo all’addiaccio e senza acqua calda con cui lavarsi. Per questo nei mesi invernali non lo abbiamo visto esporre tutti i suoi vasi ai bordi della strada: per un paio di mesi è tornato dalla sua famiglia. Parlando con lui si scopre un’immagine dell’immigrazione molto diversa da quella che i giornali e la televisione ci rimandano, al fine di trasmetterci la paura del diverso inteso unicamente come portatore di malattie, droghe, violenza, sporcizia e quant’altro; un’immagine, quella televisiva e giornalistica, che toglie agli immigrati tutti i loro sentimenti e tutta la loro storia, spesso fatta solo di miseria e guerra. Mustafà vive in Italia da 27 anni e nel suo paese ha una moglie e 5 figli; per tutti questi anni ha lavorato in fabbrica versando regolarmente i contributi INPS allo Stato Italiano, e non certo per se stesso, che non rimarrà in Italia fino al momento di godersi una pensione! Ma quando subentra la crisi economica gli stranieri sono i primi a trovarsi senza un posto di lavoro; e sono anche i primi a necessitare di trovarne uno nuovo per non essere espulsi dal paese in cui dimorano. Vogliamo salutare Mustafà, dargli il nostro bentornato e invitare tutti a regalargli un sorriso quando passiamo davanti al suo furgone. Perchè in fondo ci permette di vedere e di riflettere sull’altro volto dell’immigrazione: un volto più umano, fatto di sofferenze e di dignità, di malinconia e di solitudine.

12 maggio 2012

LE IMMAGINI DELLA FANTASIA

Il 25 aprile ha chiuso i battenti l’undicesima edizione venzonese de Le immagini della fantasia. Ogni anno cerchiamo di dedicare spazio a quello che riteniamo essere uno degli eventi culturali di maggior spicco della nostra cittadina. Questa volta però lasciamo la parola ai visitatori, grandi e piccoli, italiani e stranieri, che a centinaia hanno lasciato il loro nome, le loro impressioni, i loro auspici sul libro presenze discretamente posto accanto ai libri in vendita, quest’anno, altro segnale importante, pressochè esauriti. 
“I quadri erano molto belli. Grazie maestra Vanda”. Classe 4^ di Venzone
“Che sinfonia di colori e fantasia!”
“Grazie per aver portato da noi la bellezza”
“Grazie Paola che ci offri l’opportunità di immergerci nei LIBRI”. Classe 5^ Venzone
“E’ stato un bel tuffo nei colori”
“Sublime, l’uomo, l’essere nella sua profondità di lettura della vita”
“Eine wunderschöne Ausstellung, zu der wir gerne jedes jahr wiederkommen!”
“Una mostra così ti fa stare bene... bellissima”
“Verrò a vederla con la mamma. Fatela anche l’anno prossimo!”

AMMINISTRAZIONE SEGRETA?

Il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs. n. 82/2005 aggiornato e integrato dal Decreto Legislativo 30 dicembre 2010, n.235) rende obbligatori alcuni strumenti innovativi e stabilisce che tutte le amministrazioni devono organizzarsi in modo da rendere sempre e comunque disponibili tutte le informazioni in modalità digitale. I cittadini hanno il diritto di comunicare con la Pubblica Amministrazione attraverso internet e la posta elettronica. In particolare i cittadini hanno diritto ad accedere a tutti gli atti che li riguardano attraverso le tecnologie informatiche, ad effettuare qualsiasi pagamento in forma digitale, a ricevere qualsiasi comunicazione pubblica via e-mail, a trovare moduli e formulari aggiornati sui siti delle pubbliche amministrazioni. Hanno anche diritto a poter esprimere la propria soddisfazione o meno sulla qualità del servizio offerto e a partecipare al processo democratico mediante l’accesso a tutti i dati che riguardano l’amministrazione pubblica (bilancio, deliberazioni, progetti di opere pubbliche, etc.) tramite le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Il Comune di Venzone è molto lontano da tutto ciò, non certo per incapacità o impossibilità tecniche. Forse per una incomprensibile scelta di segretezza degli Amministratori che ritengono utile far conoscere il meno possibile ai propri concittadini?

DIFFERENZIAMOCI

Ad un anno dall’avvio della raccolta differenziata porta a porta, ci sembra doveroso fare il punto della situazione. Come ampiamente spiegato nei calendari distribuiti ai cittadini nei giorni scorsi, dalle percentuali col vecchio sistema di raccolta, col quale non facevamo certo una bella figura (eravamo molto al di sotto del 50%), Venzone è passata in un anno all’eccellente risultato del 74,69%, superando di gran lunga e in anticipo l’obiettivo del 65% che era stato fissato dalla normativa nazionale ed europea. I Venzonesi quindi hanno evidentemente messo il massimo impegno nel capire ed accettare anche i disagi che un tipo di raccolta così spinta può provocare alla gestione quotidiana, vedi orari, rumori notturni, ecc. L’Amministrazione, dal canto suo, potrebbe finalmente dotarsi di un centro di raccolta per sfalci, ramaglie e potature. Lo sforzo fatto in quest’anno, comunque, ci ha senz’altro “differenziato”, ha cambiato il nostro approccio all’idea dell’ambiente come ricchezza per noi ma soprattutto da tramandare alle generazioni future.

MOZIONI E INTERROGAZIONI

Recentemente abbiamo presentato la seguente interrogazione di cui vi diamo notizia: Campagna per l’efficienza energetica: abbiamo chiesto all’Amministrazione di conoscere lo stato del progetto. Abbiamo inoltre proposto la discussione nel Consiglio Comunale di prossima convocazione dei seguenti argomenti:
1. Mozione sulla condanna di ogni forma di razzismo e xenofobia e impegno da parte dell’amministrazione a non concedere spazi pubblici ad associazioni xenofobe e di ispirazione neofascista.
2. Mozione a sostegno della campagna per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.
3. Ordine del giorno sull’acqua come bene comune.
4. Adesione del Consiglio Comunale alla proposta di conferimento dei benefici della legge “Bacchelli” al poeta PierLuigi Cappello.

10 maggio 2012

IL PEDÔLI



Sono iniziati i lavori per riparare la pavimentazione di Piazza del Municipio, lato est. Aspettiamo con impazienza l’esito delle opere e, soprattutto, le successive decisioni sull’uso degli spazi. Ci piacerebbe sapere che saranno scongiurate le cause del passato degrado. Ci siamo capiti?