31 luglio 2011

ICI E IRPEF

Gli immobili del Centro Storico di Venzone, più precisamente quelli elencati nel decreto del Ministero per i Beni Culturale ed Ambientali del 30 gennaio 1981, sono assoggettati alle disposizioni della legge 1.6.1939 n°1089. Questa legge, sentita da  qualcuno come un’indebita interferenza delle vituperate “Belle Arti” nell’esercizio della proprietà, ha avuto il non piccolo merito di fornire la base giuridica e l’apporto finanziario per ricostruire la nostra cittadella così com’era e non come un anonimo quartiere di periferia.
Ancora oggi è operante e, a compenso degli obblighi richiesti ai proprietari, offre agevolazioni di tipo fiscale. E’ utile sapere che nel formulare la dichiarazione annuale, per qualsiasi immobile di abitazione o d’altro genere, si potrà riportare, come reddito del fabbricato, la rendita catastale rapportata alla consistenza (numero dei vani o mq tradotti in vani), ma riferita alla categoria e classe più vantaggiose esistenti nel territorio comunale (ad esempio A5, cl 1 invece di A2, cl 3). La corretta applicazione di questo calcolo può portare al risparmio anche di qualche centinaio di Euro specie in presenza di edifici commerciali.
Per un privato che provvede in proprio alla compilazione del modello unico è più facile incorrere in errore, ma ci sono anche operatori o CAAF, che, estranei alla realtà Venzonese e fuorviati dalla rigidità dei programmi informatici o da scarso aggiornamento, rischiano di far pagare agli assistiti somme non dovute.
Diverso è il discorso per l’ICI. Il comune di Venzone ha già applicato le agevolazioni nel calcolo dell’importo dovuto e quindi i bollettini che avete ricevuto sono corretti. 
Riguardo all’ICI, riportiamo il reclamo di alcuni proprietari che, per essere proprietari di terreni agricoli inseriti nel P.R.G. come zone artigianali, devono pagare l’imposta sulle aree fabbricabili benché manchino le opere di urbanizzazione e non siano in corso iniziative di lottizzazione. Cioè, nei pochi casi in questione, il modesto reddito dei terreni è gravato in misura che appare punitiva se si considera l’assenza di ogni prospettiva di edificazione. Le norme, secondo la spiegazione dell’ufficio tributi, danno torto ai proprietari a meno che non si provveda alla modifica della destinazione dei suoli. 
Sollecitiamo un esame della questione. Pur considerando le difficoltà che i Comuni in genere incontrano nel reperimento di mezzi finanziari, riteniamo che proseguire nell’attuale regime crei una effettiva ed ingiustificata disparità fra i cittadini. 
Peraltro nel territorio comunale, se ve ne fosse la necessità, è facile individuare diverse aree, specie lungo la Pontebbana, suscettibili di destinazione artigianale, colpevolmente trascurate o sprecate. Restituendo i terreni oltre la Ferrovia alla loro vocazione agricola otteniamo il doppio vantaggio di evitare un incongruo sviluppo edilizio, ancorché improbabile vista la congiuntura, e di assicurare maggior ordine a tutto il territorio. 

GESTIONE UNIFICATA DEI SERVIZI

Nell’ormai lontano 2007, i Comuni di Bordano, Gemona del Friuli, Montenars, Trasaghis, Venzone, tramite una convenzione quadro, istituirono l’Associazione Intercomunale del Gemonese allo scopo di migliorare la qualità dei servizi, di razionalizzare le spese, e conseguire alti livelli di efficienza ed efficacia. L’anno successivo vennero perfezionati i servizi e le funzioni da associare: gestione del personale, economica e finanziaria; delle entrate tributarie e servizi fiscali; dell’ufficio lavori pubblici; dell’ufficio contratti appalti di forniture di beni e servizi; degli acquisti; del servizio statistico e informativo e servizi di e-government; dei processi di innovazione amministrativa; del servizio tecnico urbanistico e gestione del territorio; della polizia municipale; delle funzioni culturali e ricreative; delle funzioni attinenti allo sviluppo economico; delle funzioni di istruzione pubblica, delle attività istituzionali; della programmazione comunitaria.
Ad oggi non siamo a conoscenza di quali servizi siano effettivamente associati (salvo quello di polizia municipale).
Da aprile invece i comuni di Gemona del Friuli, Bordano e Montenars hanno attivato la “Gestione unificata della funzione urbanistica e gestione del territorio: Urbanistica ed Edilizia Privata”, Venzone ha approvato la convenzione ma ne è al momento fuori “con riserva di eventuale revisione della bozza convenzionale da approvarsi all’atto dell’ingresso del Comune di Venzone nell’esercizio associato della funzione che riguarda” (delibera di Giunta 59/2011).
Consideriamo il servizio di gestione del territorio di primaria importanza e riteniamo la gestione territoriale a Venzone del tutto deficitaria ed inefficiente. Sarebbe interessante conoscere le intenzioni dell’Amministrazione Comunale...
Con la gestione unificata si otterrebbe l’uniformazione delle procedure e dei comportamenti, l’armonizzazione dei regolamenti e l’unitarietà di intenti e di indirizzi sulla pianificazione territoriale.

ANCHE 'STA VOLTA... C'ERAVAMO




Il 1° Maggio Giovanni Paolo II è stato proclamato Beato. 
Siamo partiti con un furgone noleggiato da Iob il venerdì pomeriggio, siamo arrivati nella periferia di Roma (ospiti a Guidonia) nella nottata. Sabato pomeriggio abbiamo raggiunto Roma in treno, destinazione Circo Massimo. Bellissima la veglia di preghiera, che ognuno ha vissuto come voleva, in base alla sua predisposizione, ai propri sentimenti, alla propria fede. In nottata il trasferimento a S. Pietro.
Non vi raccontiamo del marciapiede pieno di gente che dormiva per terra, di quante volte ci siamo dovuti alzare, cercando un angolino dove poterci mettere almeno seduti. Non vi raccontiamo neanche dell’emozione provata quando “hanno aperto” i varchi per entrare in via della Conciliazione.
Non sappiamo dirvi quante gomitate abbiamo preso, sperando di non averne data nessuna, quanti piedi abbiamo schiacciato e quante volte hanno schiacciato i nostri. Non sappiamo dirvi quante ore abbiamo impiegato per avanzare di soli 20 metri, quanti minuti abbiamo dormito e quante ore siamo stati svegli.
Sappiamo dirvi soltanto dell’emozione provata quando hanno sollevato il telo che copriva la foto di Giovanni Paolo II, delle mani che ci facevano male per l’applauso, di qualche lacrima che è giusto uscisse fuori in quei momenti.
Ci siamo chiesti tante volte se “ne è valsa la pena”. Se i ragazzi che hanno condiviso con noi questo momento si sono resi conto che sono stati testimoni di un “momento della storia”, se se ne renderanno conto fra qualche anno. Forse qualcuno di loro è venuto semplicemente per farsi un giro a Roma, oppure perché ormai “non poteva dire di no”. Qualcuno era preso dai mille SMS che inviano al giorno i ragazzi di oggi. Siamo certi però che anche per loro non è stata semplicemente una gita. 
Fabio e Manuela

DA PIOVERNO A VENZONE




Pioverno è una delle frazioni più vicine a Venzone, il nostro capoluogo, ed ora con la bella stagione viene voglia di fare delle passeggiate e godersi il sole, ma tutto ciò è scoraggiato a causa di un ponte a misura di automobili e non di pedoni.
I marciapiedi, infatti, sono di difficile accessibilità: se dalla sponda di Venzone ci sono due larghe rampe in cemento, dal lato di Pioverno fino a poche settimane fa c’era uno scalino di 20 cm, colmato ora da due ripide rampe in asfalto, incomprensibilmente più strette degli stessi marciapiedi i quali sono poco più larghi di 60 cm, “larghezza” che non permette di usufruirne a chi abbia un passeggino o spinga una carozzella.   Tali persone sono costrette a transitare sul ponte utilizzando la carreggiata, esponendosi così al rischio del traffico automobilistico.
Se poi si riescono ad imboccare i marciapiedi bisogna stare attenti ai guard-rail che presentano pericolosi residui  di acciaio e spigoli vivi, con il costante rischio di procurarsi abrasioni o tagli (al fine di evitare i quali basterebbe applicare delle protezioni o smerigliare gli spigoli vivi), e scansare contemporeneamente i vari piastrelloni instabili. 
Percorso il ponte si trovano poi sul cammino due lampioni posizionati sul marciapiede che costringono il pedone a scendere dallo stesso, se si trovano persone in senso opposto o se piove, perché con l’ombrello non si passa. 
Il percorso ad ostacoli continua poi, presso il sottopasso ferroviario, con il falso passaggio tramite le scale, che da decine d’anni è bloccato dal guard-rail della Pontebbana, senza nessuno sbocco sulla stessa, così da costringere il pedone a ritornare sui propri passi, per continuare a costeggiare la strada fino al bivio con un passaggio pedonale al centro della carreggiata di immissione sulla statale. Ulteriore pericolo, questo, che potrebbe essere evitato cercando uno sbocco alternativo con un sovrapasso pedonale sulla pontebbana o con un sottopasso che sbuchino entrambi presso porta San Giovanni.
In alternativa ci sarebbe un altro passaggio pedonale più vicino e più “sicuro” situato al bivio sud in piena curva o all’altezza della fermata delle corriere, tale da creare un ulteriore disagio per i pedoni provenienti da Pioverno che sono già costretti ad attuare molte deviazioni.
Tali problematiche sono già state presentate all’attenzione della passata Amministrazione e di quella attuale (che è poi sempre la stessa) dai cittadini Piovernesi che fino ad ora hanno ottenuto solo mille assicurazioni di una rapida soluzione ma ad oggi non si sono sentite che inutili promesse, dove basterebbero un’accurata manutenzione e piccole modifiche per la risoluzione di gran parte dei disagi.

CAT N°122 "VENÇON"

Riceviamo dal CAT di Venzone e volentieri pubblichiamo:
I Club degli Alcolisti in Trattamento (CAT) rappresentano oggi in Italia il modello più diffuso d’intervento su problemi alcol-correlati. Questa metodologia è stata sviluppata dal Prof. Vladimir Hudolin a partire dal 1964 fino al 1996, anno della sua prematura scomparsa. Psichiatra di fama mondiale, operò presso l’Università di Zagabria, fu per lungo tempo consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dedicando gran parte della sua attività allo studio dei problemi legati all’uso di alcol e di altre droghe.
L’aspetto rivoluzionario dell’approccio del Prof. Hudolin, applicato nei CAT, consiste nel fatto che l’alcolismo e gli altri problemi alcol-correlati non vengono interpretati come un “vizio” né come una “malattia”, ma come un comportamento, uno stile di vita, determinato da molteplici fattori sia interni che esterni alla persona, tra i quali particolare importanza riveste la famiglia e la cultura generale e sanitaria della comunità dove le persone vivono e lavorano.
La fondazione del primo CAT in Italia risale al 1979. Oggi sono circa 2050 ed è proprio in Italia, ed in particolare in Friuli  che hanno trovato il loro massimo sviluppo. I CAT sono comunità multifamiliari composte da un minimo di due ad un massimo di dodici famiglie più un “servitore-insegnante”, ossia una persona che ha ricevuto una formazione per occuparsi dei problemi alcol-correlati presenti nella propria comunità e che opera come volontario. Le famiglie si riuniscono settimanalmente insieme al servitore-insegnante per affrontare e condividere i propri disagi ed esperienze e sviluppare un clima di solidarietà e di amicizia. Nel Club è richiesto, ma non imposto, a tutta la famiglia di astenersi dall’alcol e di crescere insieme verso uno stile di vita sobrio. Grazie all’incoraggiamento e all’invito rivolto a tutti i membri della famiglia, spesso sono presenti anche i bambini ed i ragazzi. I giovani nelle cui famiglie sono presenti problemi alcol-correlati vivono infatti un’esperienza complessa e dolorosa, che può pregiudicare un progetto di vita sereno e fiducioso. Questi giovani trovano nel Club una condizione favorevole, dove esternare i propri problemi ed intraprendere un cammino di crescita e maturazione che permetta loro di superarli.
I CAT sono riuniti in associazioni ai vari livelli territoriali, locale (ACAT), regionale (ARCAT), nazionale (AICAT). Le Associazioni, oltre che a rappresentare i CAT presso le Istituzioni, si occupano della formazione sia dei Servitori-insegnanti (i volontari) che delle famiglie con problemi alcol correlati (gli utenti del CAT). Un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai problemi alcol-correlati e complessi si terrà a Cavazzo Carnico dal 18 al 23 luglio prossimo.
Il CAT di Venzone è inserito nell’ACAT Gemonese - Canal del Ferro e Val Canale che comprende 10 CAT distribuiti nell’ambito territoriale del Distretto 1 dell’A.S.S. 3. L’ ACAT è sostenuta e collabora attivamente con ll SerT, il servizio per le dipendenze dell’A.S.S.
Per informazioni e contatti con il CAT di Venzone e/o con l’ACAT rivolgersi a VALENT DONATO cell. 328-1837600; o al seguente indirizzo mail: info.acatgemonese@llbero.it; oppure al fax-segreteria 0432-970451 c/o sede ACAT di Gemona, Vicolo De Brugnis, 5. Chiunque si rivolga a questi numeri per sé o per aiutare qualcuno in difficoltà troverà chi saprà ascoltarlo con apertura, comprensione e competenza.

ATTENTI ALLE ZECCHE




Negli ultimi anni in Regione si è riscontrato un incremento di casi di TBE (Tick-Borne Encephalitis, encefalite trasmessa da zecche), una patologia del sistema nervoso centrale che può essere inoculata nell’uomo dal morso di una zecca e può avere conseguenze anche gravi. In Regione si sono già verificati 50 casi di encefalite, anche con esiti invalidanti. Tre sono stati i casi di decesso. 
La principale misura di prevenzione è la vaccinazione e l’invito a farlo è rivolto in particolare ai soggetti a rischio di essere morsi dalle zecche, cioè a tutti coloro che frequentano aree infestate dalle zecche stesse, come prati incolti o aree boschive. Purtroppo, però, anche nelle nostre zone stanno aumentando i casi di zecche infette nei giardini delle abitazioni.
Con queste righe vogliamo sensibilizzare la popolazione a tale riguardo: controlliamoci e controlliamo i nostri bambini anche dopo una semplice passeggiata lungo le nostre strade di campagna o dopo un gioco su un prato (assai utile lo sfalcio regolare), anche se la profilassi migliore rimane appunto il vaccino, che ha un costo di 12,50 euro a dose per gli adulti, 9 euro per i giovani fino ai 16 anni (il ciclo si compone di tre dosi). La vaccinazione, per essere efficace, va eseguita nei mesi invernali al fine di essere protetti fin dall’inizio della stagione primaverile. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi presso il Dipartimento di Prevenzione dell’ A.S.S. n. 3 “Alto Friuli”, telefonando all’Ambulatorio Vaccinazioni (0432-989338).
Il vaccino nella nostra Regione è gratuito per i volontari della Protezione Civile e per le persone «con esenzione per status e reddito come previsto dalla Legge 537/1993».
A tale riguardo e contemporaneamente all’invito alla popolazione, vorremmo fare un invito all’Amministrazione Comunale ad attivarsi e farsi carico della spesa dei vaccini, esonerando da questo onere i cittadini venzonesi così come hanno fatto il Comune di Gemona del Friuli e alcuni comuni della Carnia. Anche se il vaccino costa poco può risultare “pesante” in questo momento di crisi economica e in particolare nelle famiglie con più figli: una famiglia con tre figli, per esempio, dovrebbe spendere 156 euro per il ciclo completo. 
Questo potrebbe essere un segno significativo che all’Amministrazione Comunale sta a cuore la nostra salute, perché, anche se i vari articoli apparsi su La Consee sono senz’altro utili a sensibilizzare sulla prevenzione, uno sgravio economico è davvero un passo concreto verso i cittadini e un invito reale alla prevenzione stessa. La Consee, vogliamo ricordarlo, che costa ai cittadini 3.700 euro all’anno, ossia il corrispondente di 296 dosi di vaccino per adulti.

OPPORSI E' POSSIBILE


Stanchi di ricevere a casa continue telefonate commerciali a qualsiasi ora del giorno e della notte? Finalmente potete liberarvene. 
Con il Decreto del Presidente della Repubblica n°178 dell’ottobre 2010 è stato istituito il Registro Pubblico delle Opposizioni.
Si tratta di un nuovo servizio concepito a tutela del cittadino, che decide di non voler più ricevere telefonate per scopi commerciali o di ricerche di mercato.
L’abbonato (il cittadino, persona giuridica, ente o associazione, il cui numero telefonico è presente negli elenchi telefonici pubblici) può accedere al servizio tramite cinque modalità: modulo elettronico sul sito web, posta elettronica, telefonata, lettera raccomandata, e fax e così iscriversi al Registro se non desidera più essere contattato dagli operatori di telemarketing, in caso contrario varrà il principio del “silenzio assenso”, cioè chi non si iscriverà continuerà ad essere scocciato.
Riteniamo il servizio positivo e necessario visto il livello di interferenza raggiunto dalla pubblicità, ma, come al solito, si è ragionato al contrario; sarebbe stato sicuramente un servizio più “a tutela del cittadino” quel servizio che avesse richiesto l’iscrizione a coloro i quali fossero stati interessati a ricevere le telefonate commerciali e non viceversa.
In ogni caso:
Internet www.registrodelleopposizioni.it
Telefono - Numero Verde  800.265.265
email   abbonati.rpo@fub.it
FAX  06 54224822
Raccomandata
GESTORE DEL REGISTRO PUBBLICO DELLE OPPOSIZIONI - ABBONATI
UFFICIO ROMA NOMENTANO
CASELLA POSTALE 7211
00162 ROMA RM

18 luglio 2011

NOTIZIE DAL PIE

Affrontiamo subito, senza giri di parole, una situazione per la quale l’aggettivo “drammatica” non è un’esagerazione: Il Pio Istituto Elemosiniere si vede costretto ad allontanare gli ospiti non autosufficienti. 
Detto con le parole della burocrazia, i pazienti il cui indice BINA è superiore a 550 non possono essere accolti o restare nella struttura che non ha i requisiti richiesti dalla legge per fornire loro assistenza. L’acronimo BINA significa Breve Indice di Non Autosufficienza, ed è formato da 10 elementi che esplorano i vari bisogni assistenziali e sanitari producendo un punteggio da 100 a 1000, in cui il discrimine tra autosufficienza e non autosufficienza è rappresentato dal punteggio di 220.
Detto in termini numerici, quattro dei 34 ospiti della casa di riposo cittadina devono obbligatoriamente spostarsi in altra struttura idonea. Tra questi una persona è già stata trasferita, le altre sono in procinto di esserlo (le famiglie sono tenute obbligatoriamente a fare richiesta di trasferimento).
Detto in termini umani, si tratta del dramma di persone che per età (tra queste vi è anche la signora che proprio su queste pagine è stata recentemente festeggiata al compimento del centesimo anno d’età) e condizioni di salute sono estremamente fragili, soprattutto se esposte al cambiamento di abitudini, al venir meno dei punti di riferimento conosciuti, al conforto di un ambiente da lungo tempo divenuto familiare. 
La presente amministrazione del Pio Istituto è perfettamente consapevole e vive con grande sconforto una situazione che non è un problema di oggi, ma che ad oggi è quanto mai preoccupante: malgrado tutti gli adeguamenti in termini di strutture e gli acquisti di sussidi sanitari (come il letto doccia o i sollevatori di cui avevamo già dato notizia in un precedente articolo); malgrado la collaborazione fornita dall’Azienda Sanitaria in termini di agevolazioni riguardanti i tempi, di concessione di operatori per affrontare temporaneamente situazioni di non autosufficienza; malgrado la disponibilità dei familiari a fornire il loro fattivo appoggio e sostegno, nulla di tutto ciò può consentire l’elusione di norme di legge.
Pur con l’amarezza che deriva da questa situazione, e non senza la preoccupazione che anche in prospettiva tale realtà presenta, ancora una volta e soprattutto in termini umani, ma anche di bilancio, poiché la casa di riposo riceve richieste soprattutto da parte di persone non-autosufficienti che non può e non potrà accogliere, il lavoro di gestione continua: è in corso l’iter per ottenere l’agibilità. La presente amministrazione del PIE ha dedicato particolare attenzione allo svolgimento di corsi anti-infortunistici per i dipendenti; alla nomina di un responsabile della sicurezza; all’effettuazione di gare di appalto per salvaguardare il rapporto tra costi e qualità del servizio (che ha portato, alcuni mesi fa, ad un avvicendamento della cooperativa degli operatori); alla revisione dei contratti di affitto dei terreni di proprietà del Pie che erano giunti a scadenza, con adeguamento dei canoni.
In tutto questo, un momento davvero significativo è stato il festeggiamento, domenica 26 giugno, per San Giovanni, durante la quale, per il secondo anno, si è tenuto il pranzo con i familiari (circa 100 persone) e, per la seconda volta dopo il terremoto, la messa celebrata sul sagrato di San Giovanni.

C'E' SPERANZA DI TRASPARENZA?


Nel mese di febbraio si è tenuta a Udine, presso l’auditorium della Regione, una interessante giornata di studio promossa dal Consiglio Regionale, intitolata: “Trasparenza nella Pubblica Amministrazione - accessibilità totale, dovere di informare, diritto di sapere”.
La giornata di studio era rivolta a tutti, ma in particolare agli amministratori, dirigenti e funzionari pubblici, con lo scopo di fornire un approfondimento tecnico sugli strumenti e sulle pratiche di trasparenza delle pubbliche amministrazioni e per favorire il dialogo cittadini - istituzioni all’insegna dell’accessibilità totale.
Già dal titolo si è presi dallo sconforto guardando alla nostra realtà dove opera una Giunta Comunale che, non solo non informa i cittadini delle scelte che ricadono su di loro, ma talvolta non comunica le proprie scelte neppure ai Consiglieri Comunali, sia di minoranza che di maggioranza.
Il metodo e lo stile di chi ci governa ci fanno temere che nessun amministratore venzonese abbia presenziato ai lavori.

ACQUA DI TUTTI




Il periodo di stesura di questo numero de Il Sfuei coincide con la lettura e le riflessioni sui risultati ottenuti ai seggi per i 4 referendum di giugno: acqua, nucleare e legittimo impedimento. Certamente ognuno ha le proprie personali idee, ma al riguardo ci sembra quasi inutile sottolineare che chi scrive per questo giornalino e chi sostiene il gruppo “Impegno Civico per Venzone” ha gioito sia per i risultati -essendo tutti temi che ci appartengono e di cui ci sentiamo portavoce-, sia per la partecipazione, davvero massiccia, della popolazione italiana. Anche a Venzone l’affluenza è stata decisamente alta (65,52%), segno che i temi sono molto sentiti nel nostro paese.
Di un tema in particolare vorremmo trattare: l’acqua. 
L’acqua come bene comune e necessario, che per questo non va sprecata. 
L’acqua che può venir considerata, e a buona ragione, bene a chilometro zero: ossia acqua friulana che viene consumata in Friuli ma è buona lo stesso e volendo può anche essere frizzante. 
L’acqua che deve, se richiesta, essere offerta a costo zero in ogni bar e ristorante perché ogni esercizio deve essere dotato di acqua potabile (sembra ridicolo solo a scriverlo, ma in Italia è successo che, alla richiesta di bere acqua di rubinetto, l’esercente abbia risposto: “Non ce l’abbiamo”).
Partiamo dall’inizio: 
- l’acqua bene comune che le fontane del nostro paese dovrebbero fornire. Impossibile non pensare alla fontana del parchetto giochi dietro il Duomo, dono di un’associazione trascurato dall’Amministrazione che alla sostituzione del rubinetto rotto ha preferito la chiusura, lasciando mamme e bambini senza la possibilità di ricorrervi per tutti gli usi che un luogo ricreativo per bimbi suggerisce (dissetarsi dopo una corsa, sciacquare una ferita, lavare mani impiastricciate da un gelato...).
- l’acqua che dovrebbe essere usata con parsimonia. Impossibile non pensare alla falla nelle tubazioni della ex latteria di via dei Platani che per mesi ha disperso grandi quantita d’acqua potabile.
- l’acqua a km zero: da settembre 2010 nel Comune di Tavagnacco è presente la “Casa dell’acqua”, un’iniziativa che coinvolge economia, risparmio ed ambiente ed è una delle primissime, con Udine, in questo senso sul territorio friulano, ma ha già ingolosito altri Comuni.
La “Casa dell’acqua” è un semplice chiosco costruito con materiali riciclabili che distribuisce acqua refrigerata, naturale e frizzante, 24 ore su 24 prelevandola direttamente dall’acquedotto. Il costo a litro dell’acqua frizzante è di 5 centesimi, mentre l’acqua naturale è completamente gratuita: tutti  i cittadini possono attingere a quest’acqua fresca e controllata nella qualità. Fresca poiché già refrigerata; controllata perché viene sottoposta a continui monitoraggi di qualità, essendoci un sistema di microfiltrazione, sterilizzazione e abbattimento dei batteri. Questo sistema accorpa due vantaggi davvero notevoli: un risparmio economico consistente per il singolo cittadino e uno legato alla prevenzione dell’inquinamento per la società intera. Il nostro paese è il terzo consumatore mondiale di acqua in bottiglia Pet; se si usassero questi distributori in modo capillare si otterrebbe una razionalizzazione nel consumo di petrolio e una minore dispersione di anidride carbonica nell’atmosfera, elementi necessari per la produzione delle bottiglie di plastica. Ma non solo: consumando l’acqua del nostro acquedotto potremmo ridurre l’inquinamento causato dai mezzi pesanti che trasportano quotidianamente l’acqua del sud al nord e quella del nord al sud, ma anche di quelli che, una volta consumata l’acqua, vengono a ritirarci le bottiglie di plastica per portarle agli impianti per il riciclo finale. L’ultimo fattore positivo dell’iniziativa è l’opportunità di aggregarsi e socializzare durante l’attesa al distributore, riportandoci improvvisamente indietro nel tempo, ai giorni in cui non si avevano i rubinetti in casa e si doveva attendere alla fontana pubblica conversando piacevolmente con i vicini.
L’investimento del comune di Tavagnacco presenta un costo di circa 20 mila euro, che non sembra molto oneroso: con la spesa di 5 centesimi a litro per l’acqua frizzante, si presume che, con un utilizzo medio di 650 litri di acqua frizzante al mese (21,6 circa al giorno), nel giro si 4-5 anni si riuscirà a coprire interamente le spese di produzione e manutenzione dell’impianto. Ma chi ha la possibilità di vedere l’afflusso di consumatori che quotidianamente si riforniscono presso il distributore (si trova a Feletto Umberto, in via Bolzano accanto alla piscina comunale) si rende conto che questo investimento potrà ottenere una copertura dei costi ancora più veloce rispetto a quanto ipotizzato. 
- Acqua a costo zero: non esiste alcuna norma che imponga a pizzerie, bar e ristoranti di servire esclusivamente acqua in bottiglia, ed è quindi del tutto lecito ordinare acqua del rubinetto, come si fa all’estero con la “tap water”. Il vantaggio è duplice: si contribuisce, anche in questo caso, ad abbattere lo spreco di plastica e l’inquinamento prodotto per il trasporto delle bottiglie, e l’acqua “del sindaco” (che qualitativamente è ottima e controllata) ci permette di risparmiare sul conto finale. Per sensibilizzare tutti noi a questa buona pratica Altraeconomia e Legambiente hanno lanciato “Imbrocchiamola”: una campagna d’informazione rivolta ai cittadini e alle amministrazioni locali per promuovere l’uso della cosiddetta “acqua del sindaco”; inoltre sul sito di questa campagna viene pubblicato un elenco dei locali che accettano di buon grado di servire l’acqua del rubinetto e di quelli che, invece, oppongono resistenza.
Questo articolo, come altri presenti nel nostro giornale, ha l’obiettivo di farci guardare intorno, per vedere se esistono delle iniziative pratiche, economiche ed eco-sostenibili che possano essere assimilate in modo positivo anche nel nostro contesto comunale. La “Casa dell’acqua” per esempio sembra rientrare in un programma a lungo termine che guarda al risparmio privato e collettivo del presente, ma che può garantire anche un benessere nel futuro. Certamente ci vuole una sensibilità per questi temi ed una capacità politica che riesca a proiettarsi nel lungo termine.

NOTIZIE DA CONFIN




Il primo luglio ha riaperto Malga Confin, dopo la consueta pausa invernale trascorsa all’agriturismo “Al Tulin” di Montenars. Sperando nella clemenza del meteo, la ristorazione a base di prodotti tipici aziendali non prevede orari di apertura o giornate di riposo, nel senso che la cucina è aperta dall’alba al tramonto, ben lieta di accogliere chiunque vi approdi. Lo stesso vale per i pernottamenti, anche se una telefonata di preavviso è sempre gradita, soprattutto per garantire la disponibilità dei posti letto (4 + 6). Il numero diretto della malga è 0432-1698000 (sperando che funzioni!). Il cellulare di Ennio è 348- 5808397, quello di Gabri 340-2274311. Nel caso non fossimo raggiungibili, tutti i numeri che troveremo memorizzati verranno comunque richiamati al più presto! 
P.S.: Un piccolo appunto, data la curiosità dei clienti che non mancano di chiedere. Gipsy, la capriolina abbandonata, trovata l’anno scorso  e poi allevata dalla nostra cagnetta Peggy, è cresciuta forte e robusta, ha superato l’inverno e si trova attualmente a Malborghetto, in ottime mani.
Ennio e Gabriella

AAA VENZONASSA CERCASI




Con lo sbocciare della primavera abbiamo assistito al solito sconfortante spettacolo della scomparsa della Venzonassa: passando sul ponte che porta in Piazza Dogana, invece del torrente, l’unica cosa che il nostro sguardo incrocia è una massa informe di vegetazione che ormai, ad estate cominciata, risulta molto rigogliosa, ma tristemente invasiva.
Ora, a prescindere dalle questioni più legate alla sicurezza in cui non ci addentriamo (è evidente anche ai non addetti ai lavori che piante e arbusti possono diventare ostacolo al normale flusso delle acque), di sicuro una manutenzione ordinaria permetterebbe una diversa fruizione, non solo di ordine estetico, del bel torrente.
La legge regionale di riferimento (legge n.16 del 3 luglio 2002) è chiara in materia: tutto ciò che riguarda la manutenzione dei corsi d’acqua nelle tratte interne al centro abitato è competenza delegata dalla Regione ai Comuni. Si parla di pulizia mediante la rimozione di sassi e ghiaia, di piante e arbusti, ma anche di rifiuti solidi; di interventi di sfalcio e di taglio dei cespugli, arbusti e piante, oltre alla manutenzione degli argini.
Nell’attuale situazione della Venzonassa l’intervento sarebbe sicuramente ingente anche e soprattutto in termini di costi, ma è certo che se non si interviene la situazione anno dopo anno non potrà che peggiorare. Sarebbe almeno auspicabile, in attesa di un intervento maggiormente risolutivo, il taglio delle ramaglie e dei cespugli, che sono ormai diventati degli alberi.
Allo scopo si potrebbero coinvolgere i volontari della Protezione Civile, sempre disponibili in situazioni del genere, per arginare l’eccedere della vegetazione, ovviamente previo un accurato piano di lavoro, organizzato dal Comune.
Grazie all’interessamento del nostro capogruppo presso l’ufficio regionale preposto (Direzione Provinciale dei Lavori Pubblici di Udine), sappiamo che la Regione programma, in generale, i lavori sui corsi d’acqua maggiori, come sta facendo sul Fella in Comune di Venzone, con interventi di manutenzione ordinaria (Programma 2011 di sistemazione idrogeologica per 40.000 euro), ma per un intervento più radicale il Comune dovrebbe interpellare ulteriormente la Regione, come ha fatto in passato, con una specifica richiesta documentata che preveda un progetto, un piano sicurezza, un’assicurazione, e quanto necessario, e che includa altresì lo sradicamento della ceppaglia, di certo l’intervento più oneroso, proprio nel tratto cittadino della Venzonassa.
Certo è che non possiamo ricordarci del nostro torrente solo quando, a causa della calura estiva, lo vogliamo forzosamente e artificialmente trasformare in una piscina ad esclusivo scopo di divertimento. 
Aspettiamo fiduciosi la prossima primavera...

GRAN PREMIO BIDERNUCCIO



A Venzone via Antonio Bidernuccio (famoso condottiero), è l’ingresso principale al paese.
Lo è perchè è via diretta per chi proviene da nord, dalla Strada Regionale 13 Pontebbana, ma anche indirettamente per chi viene da sud e vuole entrare in Centro Storico. Poichè porta sud è a senso unico nella direzione sud, è molto più comodo aggirare Venzone lungo la Strada Regionale ed entrare da nord in via Bidernuccio.
E’ anche l’ingresso privilegiato per i turisti che arrivano a Venzone in pullman, in camper o in automobile, perchè da questa direzione sono facilmente raggiungibili i parcheggi posti a nord del centro storico.
Una via quindi molto trafficata, soprattutto negli orari di partenza e ritorno dei lavoratori.
Molti residenti lamentano però una eccessiva velocità di transito da parte di automobilisti che non rispettano il limite di velocità che, come noto, è nei centri abitati di 50 chilometri orari.
Il problema non è da sottovalutare, già alcuni animali domestici sono stati investiti e anche i bambini sono a rischio.
Inoltre segnalazioni di tali situazioni sono pervenute anche dal centro abitato di Carnia e da chi abita sulla Pontebbana a sud di Venzone che presenta anche il pericolosissimo incrocio di via Gemona.
Il problema è stato posto più volte alla Polizia Municipale che non può far altro che posizionarsi saltuariamente lungo la via e fare opera di dissuasione. 
Ma non basta.
Sarebbe necessario, da parte dell’Amministrazione Comunale, una presa in carico del problema (il disinteresse per il sistema della viabilità non riguarda solo il Centro Storico) per la realizzazione di un sistema di rallentamento veicolare. Molto efficaci, e largamente utilizzati ormai anche in Italia, sono i principi della “Moderazione del Traffico” che comportano interventi suIl‘assetto stradale finalizzati a trasformare l’immagine e il profilo fisico della strada affinché l’automobilista sia indotto a modificare la sua condotta di guida.
Nel caso di via Bidernuccio sarebbero sufficienti interventi puntuali come cambi della pavimentazione, piattaforme rialzate e isole salvagente (perfettamente inutili e acusticamente dannosi i rallentatori in materiale plastico).
Tutti questi interventi risultano utili alla sicurezza stradale di tutti gli utenti “deboli” della strada, ciclisti e pedoni in primis.
Gli esempi non mancano, ma servirebbe una Amministrazione Comunale sensibile alla tematica, attenta alle problematiche del territorio, consapevole che le strade urbane non vanno pensate esclusivamente in funzione dell’automobilista, e servirebbe una progettualità di medio e lungo periodo per programmare gli interventi.
Servirebbe una Amministrazione Comunale.