17 marzo 2013

MUSEO ETNOGRAFICO DEL FRIULI



A Udine in Borgo Grazzano, al numero 1, sulla destra per chi viene da Piazza Garibaldi, c’è il Museo Etnografico del Friuli allestito nelle sale di Palazzo Giacomelli. Al lettore che benevolmente ha seguito il nostro consiglio di visitare le miniere di Raibl o che, incuriosito dalla nostra descrizione, ha ammirato gli orologi di Pesariis, lo raccomandiamo caldamente.
I beni esposti consistono in statue lignee, mobili, arredi, tessuti, strumenti musicali, abiti, oggetti e in tutte quelle cose che possono illustrare la vita dei nostri avi. Per la maggior parte, come riferisce la guida edita dalla Provincia, “provengono da lasciti e donazioni, in particolare dalle collezioni Gaetano Perusini e Luigi e Andreina Ciceri”. Ce ne siamo resi ben conto durante una breve visita che si è conclusa davanti alle “cantinelle “, le tavolette dipinte che coprono gli spazi di muro fra gli appoggi delle travi dei solai, provenienti dal Palazzo Orgnani-Martina di Venzone.
E’ stata una sorpresa amara.
I coniugi Ciceri avevano destinato una parte della collezione, presumiamo quella costituita dai beni raccolti nel nostro territorio, al Museo della Terra di Venzone. Museo mai realizzato -questa è ancora una storia da scrivere- con la conseguente perdita di tutti i beni che hanno trovato destinazioni più accoglienti.
Ora è troppo tardi per recriminare e dolersi della sciagurata scelta di rinunciare a tanto prestigiosa eredità. Però possiamo comportarci più accortamente nelle occasioni che ancora si presentano o non sono definitivamente sfumate. Ci riferiamo al lascito degli oggetti e dei libri di Don Antonio Bellina (Prè Pieri Massangàt) ed a tutto il materiale, opere, calchi e modelli lasciato dai fratelli Antonio e Livio Pascolo, incisori medaglisti e scultori (si veda Il Sfuei di aprile 2011). Custodire e valorizzare il ricordo dei concittadini illustri non è un fastidio da evitare. E’ un dovere nei confronti di chi ha onorato la propria terra ed anche un modo accorto e nobile di far crescere la comunità grazie al nostro patrimonio di storia e di cultura. Gli amministratori che respingono questa responsabilità non sono all’altezza del loro compito.

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