16 marzo 2012

CASA POUND





Sono trascorsi ormai due mesi dal 13 dicembre 2011, quando a Firenze Gianluca Casseri ha ucciso due lavoratori senegalesi, ferito un terzo loro connazionale, per poi darsi la morte prima di essere preso dalle forze dell’ordine. La cronaca nazionale, con il suo carico di ferocia e di squallore, ci giunge come un’eco lontana. E’ vero, per fortuna, che qui da noi a parte qualche malumore, a parte il “tu”, spesso sgarbato, costantemente usato per rivolgersi agli immigrati di colore non degni del più rispettoso “lei”, tutto scorre tranquillo. Eppure, per quanto impossibile possa sembrare, anche a Venzone sono presenti estimatori di quel movimento di “fascisti del terzo millennio” (così infatti si definiscono), cui anche Gianluca Casseri, dichiaratamente antisemita, era affiliato. Stiamo parlando di Casa Pound, movimento neofascista la cui nascita ufficiale risale al 26 dicembre 2003, con l’occupazione, a Roma,  di uno stabile sito al civico 8 di via Napoleone III, nel rione Esquilino, battezzato appunto Casa Pound. 
Un movimento neofascista in Italia? 
Ebbene sì. Un movimento che, senza incontrare particolari opposizioni, ha metastatizzato nella penisola, malgrado il suo carattere profondamente anticostituzionale, essendo la Costituzione italiana, infatti, dichiaratamente antifascista. Un movimento che fa dell’appropriazione indebita il suo motore, a cominciare dalla “Casa”, un palazzo romano di proprietà comunale, e dal nome “Pound”, preso in prestito dal poeta statunitense Ezra Pound, affascinato dal duce (e rinchiuso poi in un manicomio criminale di Washington). Nome per il cui uso improprio la figlia del poeta ha intentato una causa al movimento sociale di estrema destra, in quanto un’organizzazione del genere non avrebbe nulla a che vedere con suo padre. Da parecchio tempo infatti, ben prima degli omicidi di Firenze, la figlia dello scrittore aveva preso le distanze dal movimento di ultradestra, i cui affiliati sono da lei ritenuti “ragazzi dalle menti confuse”, mentre l’uso del nome di suo padre non è che “un abuso, che finisce per distorcerne il significato del lavoro”.
Dunque Casa Pound esiste, basta googleare in rete per conoscere i suoi centri, anche nella nostra Regione, ed è così incline alla pratica dell’illegalità che nel marzo 2011 ha vandalizzato le fermate delle corriere di Venzone affiggendo manifesti che incitavano all’odio razziale. Il luogo dell’affissione vietata era ovviamente strategico, in quanto frequentato da ragazzi in età scolare, ma non sono state disdegnate altre affissioni abusive nei pressi del ponte sulla Venzonassa. A suo tempo venne fatta debita segnalazione, anche perché risalire ai responsabili non è affatto difficile, considerato il fatto che la loro “ingenuità” è tale che sui manifesti campeggia l’indirizzo mail di Casa Pound – Udine, ma nei giorni in cui andiamo in stampa ci risiamo: di nuovo volantini affissi senza regolare autorizzazione per la ricorrenza del 10 febbraio.
Certo, i fatti di Firenze sono altra cosa, ma Casseri non era un individuo isolato, non era un pazzo: basta volersi documentare e andarsi a leggere i proclami e le parole d’ordine di Casa Pound per rendersi conto che ciò che Casseri ha fatto non è stato altro che passare dalle parole all’azione. Occupiamoci dunque anche dei segni, poiché lo spregio della legalità, l’esaltazione della violenza, il disprezzo dell’altro in quanto diverso sono sempre, e senza eccezione, segnali negativi.

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