22 marzo 2012

EDITORIALE



L’aver vissuto di persona, da venzonese colpito dalla sofferenza delle persone care e dei concittadini, da emigrante in patria privato dei propri ricordi giovanili, da volontario impegnato nel recupero dei beni di cui Venzone ha orgoglio, da professionista che con la passione ferita per la propria origine è riuscito a coinvolgere nell’aiuto alla nostra terra colleghi ed organizzazioni, mi pone nella condizione di osservare con mitigato stupore - l’età accresce la pazienza ed il disincanto – il riaccendersi di polemiche sostanzialmente inutili e pretestuose.
Potremmo discutere a lungo su affermazioni inesatte, su rivendicazioni, su interpretazioni divergenti dei fatti. Ce ne sarebbe per pagine infinite.
Che valore ha oggi negare l’uso delle ruspe, fortunatamente presto sospeso, quando esiste un appunto con l’individuazione dei settori della discarica, distinti per isolato, al fine di recuperare eventuali reperti significativi? Serve ricordare che qualche abitante del Centro Storico, impotente davanti al cumulo delle macerie, affrontate con le braccia la pala ed il piccone, ha invocato l’intervento dei mezzi meccanici? Cosa significa citare l’appello alla “tabula rasa” (partito delle ruspe?), alimentato da ancestrali malintese rivalse, che avrebbe eliminato la distinzione fra borghi esterni e cittadella e cancellato ogni identità storica? Chi scrive ha memoria, fra l’altro, di aver seguito le macchine nella speranza di scongiurare ulteriori perdite e di aver conquistato, giorno per giorno, dopo l’iniziale scoraggiamento, la consapevolezza che si doveva far rivivere, o salvare, non solo il Centro Storico, ma anche tutti quelle componenti, borghi, mura, rogge, strade etc. che costituivano il patrimonio del nostro Paese, ricevuto dai vecchi e da ritrasmettere ai figli.
La ricostruzione ha preso dunque altra strada, legittimata dalla passione dei Venzonesi, da illustri precedenti quali Varsavia e dalla recente conferma di Dresda. 
Gli amministratori di allora hanno avuto il merito di essersi accorti in tempo che il ventilato progetto di trasferire Venzone altrove (Marsure) ne avrebbe decretato la fine. Giustamente hanno accettato la supplica, condivisa poi tenacemente dai concittadini, di quei “dottori” che sostenevano le ragioni della ricostruzione in loco. Il vincolo della legge 1089, inviso e colpevolizzato allora quasi fosse responsabile della catastrofe, ha permesso di far affluire maggiori risorse e di attivare norme favorevoli.
Oggi sono sempre meno coloro che hanno preso parte agli avvenimenti. Assumere queste vicende come pretesto per dispute e polemiche legate alla politica odierna è chiaramente strumentale. Lamentare insufficienze, che pur ci sono state per timidezza e incompletezza non certo per difetto delle scelte, è del tutto inutile se si considera che la ricostruzione del Friuli e di Venzone è diventata positivo riferimento per le esperienze dell’Umbria e delle Marche. Vediamo infatti come il doloso rifiuto di ripetere il nostro percorso stia annunciando a L’Aquila disastri sociali ed ambientali. 
Dobbiamo dunque porci altre domande. 
Accertato che la ricostruzione è stata condotta nella direzione individuata, in modo pressoché unanime dai venzonesi, la politica attuale rispetta nei fatti lo spirito dell’impegno allora condiviso? E’ idonea al completamento di quelle parti del nostro patrimonio urbano ancora mancanti? Risponde al proposito di promuovere una comunità solidale e consapevole del proprio patrimonio storico e culturale?
A meno di ripensamenti - ci auguriamo di averne percepito qualche segnale - la risposta è negativa. Stato dei fossati, cancellazione della storica Roggia di Sottomonte, rinuncia ad affrontare almeno in sede progettuale e programmatica Porta Nord area Castellani e chiesa di San Giovanni, recupero della peculiarità umana ed urbanistica dei borghi e delle frazioni, abbandono dei percorsi extraurbani e montani mentre si creano inutili diversivi, pulizia di corsi d’acqua, risorgive e relative sponde, valorizzazione e sfruttamento della montagna, raccolta organica del patrimonio culturale della Terra di Venzone sono i temi che vogliamo suggerire all’attenzione di concittadini ed Amministratori.
 Loris Sormani

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