19 marzo 2012

RIVOLUZIONI CONTEMPORANEE



“Ho visto una formica in un giorno freddo e triste donare alla cicala metà delle sue provviste. Tutto cambia: le nuvole, le favole, le persone..... La formica si fa generosa.....E’ una rivoluzione”
Gianni Rodari

Il nuovo governo con due esplicite mosse - il blitz dei controlli a Cortina e la dichiarazione del premier che ha definito gli evasori come “coloro che mettono le mani nelle tasche dei contribuenti onesti” - ci fa capire che forse il vento sta proprio cambiando e che l’epoca dei furbi, dello “sconto senza ricevuta” e dei privilegi consolidati di poche categorie può arrivare al capolinea. 
Piccoli segnali ci sono: consumatori che sempre più spesso non si intimoriscono e chiedono lo scontrino, che denunciano violazioni; movimenti sui social network che incitano ad una “rivoluzione culturale”, a trovare cioè il coraggio di esporsi, di non accettare, di non essere complici dell’evasione altrui, di cambiare perché solo con un cambiamento di cultura e di abitudini fiscali il nostro paese potrà continuare a garantire servizi a tutti, anche ai meno abbienti. Lo sappiamo che i servizi costano (proviamo a guardare quanto costerebbero gli esami clinici o i medicinali se lo Stato non intervenisse) e per garantirli a tutti c’è la necessità che quella pesante parola “tasse” venga ripartita in modo equo tra i cittadini. Per questo vogliamo ricordare le parole di Tommaso Padoa Schioppa: «le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente»
Deboli segnali ci sono; bisogna ora che ci impegniamo a radicarli nel profondo della nostra società, a farli tornare ad essere parte fondamentale della nostra educazione civica, bisogna che noi ci sentiamo Stato nel promuovere e controllare questa educazione morale,  per tornare a dare senso sociale e valore civile all’articolo 53 della Costituzione: «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» e secondo criteri di progressività, ricordandoci dei «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» previsti dall’articolo 2 della Costituzione.  
Per iniziare basta abituarsi a chiedere la ricevuta e controllare poi che l’importo scritto sia effettivamente quello pagato. Un semplice gesto che potrebbe diventare il primo passo per rendere equo il sistema e avvicinarci così ad una giustizia fiscale; perché altrimenti chi finanzia i servizi sarà anche colui che meno potrà accedervi (pensiamo all’istruzione universitaria, alla quale spesso non può accedere proprio colui che più la finanzia).
Le parole di Monti sui soliti furbetti sono un segnale importante, possono essere la spinta a noi “piccoli uomini” per avere il coraggio di esporci; sono il segnale di un rispetto finalmente riconosciuto verso chi onestamente ha sempre dichiarato il giusto, forse sono il primo passo per chiamare pubblicamente evasori coloro che non lo fanno, anche se si tratta di rock star, attori o sportivi ammirati da tutti noi per il loro talento. 
L’evasione ha un altro aspetto non meno marginale e che sta emergendo con forza negli ultimi anni: il sempre più grande divario nella distribuzione di ricchezza. E’ evidente: chi possiede può investire di nuovo e quindi possedere di più, mentre chi ha difficoltà a risparmiare qualcosa ovviamente se vuole investire deve indebitarsi. Questo, insieme al rischio di perdere il diritto all’istruzione pubblica, è forse l’aspetto che coinvolge maggiormente i giovani e che li sta mobilitando sui social network perché nell’Italia di oggi il rischio che non tutti abbiano le stesse opportunità torna ad essere reale. Magari saranno proprio i giovani ad innescare questa “rivoluzione culturale” che auspicano dal web.
La parola “rivoluzione” ricorda immagini di rovesciamenti politici, di innovazioni nella vita quotidiana, di trasformazioni nella mentalità e nella morale. Non giustifichiamoci dicendoci  che il nostro contributo non è importante, che il singolo non ha peso, che non ci si può dissociare dalla massa, perché i movimenti spesso sono nati da singoli individui che, a volte rischiando la vita, hanno accettato di andare contro tutti, anche contro i loro stessi interessi, per lottare per ciò in cui credevano, per la libertà e l’uguaglianza di tutti. Ed è stato il sacrificio del singolo che poi è riuscito a smuovere moltitudini e scatenato il cambiamento: pensiamo a figure quali Nelson Mandela, Rosa Parks, San Francesco, Peppino Impastato.... oppure Giulia, 12 anni di Fiorano Modenese, che sa rinunciare ad una borsa di studio di 250 euro chiedendo che venga assegnata a chi ha più bisogno di lei.

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