14 ottobre 2011

ASSOCIAZIONE VENATORIA



I cacciatori venzonesi ci hanno simpaticamente rimproverati perché nell’elencare le attività delle associazioni e gli avvenimenti cittadini non li abbiamo citati.
La nostra attenzione alla vita venzonese è, per la verità, sollecitata di volta in volta  dall’urgenza delle occasioni. Non ci prendiamo quindi la responsabilità di pubblicare precisi calendari, programmi, fedeli e tempestivi resoconti, lasciando tale compito all’organo dell’Amministrazione Comunale. Cogliamo tuttavia l’occasione per offrire ospitalità sulle nostre pagine alla voce di chi si occupa dei rapporti fra caccia e ambiente. L’argomento non è scontato nè marginale perché riguarda i progetti sul territorio ed i rapporti con il parco delle Prealpi Giulie. Inoltre ci riserva notizie inaspettate e sorprendenti in particolare sulla fauna che vive nel nostro territorio.
Fino al 1969 i  cacciatori della nostra Regione, che erano circa 20.000, potevano esercitare la loro attività in tutto il territorio regionale e con scarse limitazioni in materia di abbattimenti. A Venzone i cacciatori residenti erano circa 70, ma potevano cacciare senza alcun controllo anche i non residenti.
Dal 1970 il coraggio e la lungimiranza politica del Consiglio Regionale di allora,  ha previsto l’istituzione delle Riserve di caccia di Diritto: in sostanza ogni cacciatore residente poteva cacciare solo sul suo territorio, veniva stabilito il numero chiuso e l’obbligo di predisporre censimenti e piani di abbattimento per poter cacciare. A Venzone, dove è stata istituita subito la Riserva di caccia, potevano cacciare non più di 50 cacciatori e solo a seguito di censimenti della selvaggina e piani di abbattimento approvati da un organismo Regionale. Il territorio allora era molto diverso da quello di oggi, erano predominanti i prati, le malghe funzionavano regolarmente, era praticato lo sfalcio e la fienagione: c’erano quindi molte lepri, tanti forcelli e coturnici, pochi caprioli e camosci. Fin da allora tra i soci della Riserva ha incominciato a farsi strada il concetto di gestione, la necessità cioè di favorire l’accrescimento quantitativo e qualitativo delle specie. Proprio in quegli anni la Riserva ha provveduto a reintrodurre le marmotte in località Cjariguart, a ricostruire locali di rifugio, ad attrezzare il territorio con appostamenti di osservazione e a tenere puliti i sentieri.
Negli anni ‘80, con l’abbandono totale degli sfalci e delle malghe, l’ambiente cespugliato ha favorito il grande aumento dei caprioli a discapito delle lepri, dei forcelli e delle coturnici che sono progressivamente calati di numero. Proprio per gestire al meglio il capriolo, la Riserva ha adottato il sistema della caccia di selezione, da sempre praticato nei paesi centro-europei, ed ha istituito le zone di caccia assegnando a ciascuna un gruppo di soci responsabili della gestione. 
In quegli anni la Riserva ha organizzato numerosi corsi di formazione, convegni, dibattiti e confronti anche in occasione della istituzione del Parco delle Prealpi Giulie che ha sempre sostenuto e patrocinato con forza. Nel 1986 la Riserva ha sospeso, di propria iniziativa ed unica in Regione, la caccia al camoscio ed ha sostenuto una campagna per la tutela della specie in ambito regionale. Alla fine degli anni ‘80, con il sostegno della Comunità Montana del Gemonese, la Riserva ha reintrodotto con due iniziative lo stambecco sul Plauris, partecipando con i propri soci  nel parco del Gran Paradiso alla cattura, nonché provvedendo al trasporto ed alla liberazione degli animali. Ciò è avvenuto anche per la specie muflone e camoscio reintrodotte dal Comune di Venzone negli anni ‘90.
La Riserva ha collaborato e collabora con l’Università di Udine con la quale ha una convenzione ed ha messo a disposizione i propri dati e la propria attività per la redazione di tre tesi di laurea in Scienze Naturali. Si è provveduto poi anche alla predisposizione della Sede Sociale ed alla costruzione della cappella votiva a San Uberto in località Tugliezzo. Oggi i Soci della Riserva sono 36 e l’età media è molto alta: fino ad oggi i posti liberi sono stati occupati quasi sempre da giovani residenti. La trasformazione ulteriore del territorio ha favorito la presenza dei cinghiali e dei cervi, i camosci sono presenti in gran numero tanto che da tre anni abbiamo ripreso limitati  prelievi.
A marzo di ogni anno la Riserva predispone la Rassegna dei capi abbattuti nella stagione precedente: il prossimo anno, in occasione della 25a Mostra dei Trofei, siamo impegnati a redigere una piccola pubblicazione sulla storia della Riserva.  

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