Affrontiamo subito, senza giri di parole, una situazione per la quale l’aggettivo “drammatica” non è un’esagerazione: Il Pio Istituto Elemosiniere si vede costretto ad allontanare gli ospiti non autosufficienti.
Detto con le parole della burocrazia, i pazienti il cui indice BINA è superiore a 550 non possono essere accolti o restare nella struttura che non ha i requisiti richiesti dalla legge per fornire loro assistenza. L’acronimo BINA significa Breve Indice di Non Autosufficienza, ed è formato da 10 elementi che esplorano i vari bisogni assistenziali e sanitari producendo un punteggio da 100 a 1000, in cui il discrimine tra autosufficienza e non autosufficienza è rappresentato dal punteggio di 220.
Detto in termini numerici, quattro dei 34 ospiti della casa di riposo cittadina devono obbligatoriamente spostarsi in altra struttura idonea. Tra questi una persona è già stata trasferita, le altre sono in procinto di esserlo (le famiglie sono tenute obbligatoriamente a fare richiesta di trasferimento).
Detto in termini umani, si tratta del dramma di persone che per età (tra queste vi è anche la signora che proprio su queste pagine è stata recentemente festeggiata al compimento del centesimo anno d’età) e condizioni di salute sono estremamente fragili, soprattutto se esposte al cambiamento di abitudini, al venir meno dei punti di riferimento conosciuti, al conforto di un ambiente da lungo tempo divenuto familiare.
La presente amministrazione del Pio Istituto è perfettamente consapevole e vive con grande sconforto una situazione che non è un problema di oggi, ma che ad oggi è quanto mai preoccupante: malgrado tutti gli adeguamenti in termini di strutture e gli acquisti di sussidi sanitari (come il letto doccia o i sollevatori di cui avevamo già dato notizia in un precedente articolo); malgrado la collaborazione fornita dall’Azienda Sanitaria in termini di agevolazioni riguardanti i tempi, di concessione di operatori per affrontare temporaneamente situazioni di non autosufficienza; malgrado la disponibilità dei familiari a fornire il loro fattivo appoggio e sostegno, nulla di tutto ciò può consentire l’elusione di norme di legge.
Pur con l’amarezza che deriva da questa situazione, e non senza la preoccupazione che anche in prospettiva tale realtà presenta, ancora una volta e soprattutto in termini umani, ma anche di bilancio, poiché la casa di riposo riceve richieste soprattutto da parte di persone non-autosufficienti che non può e non potrà accogliere, il lavoro di gestione continua: è in corso l’iter per ottenere l’agibilità. La presente amministrazione del PIE ha dedicato particolare attenzione allo svolgimento di corsi anti-infortunistici per i dipendenti; alla nomina di un responsabile della sicurezza; all’effettuazione di gare di appalto per salvaguardare il rapporto tra costi e qualità del servizio (che ha portato, alcuni mesi fa, ad un avvicendamento della cooperativa degli operatori); alla revisione dei contratti di affitto dei terreni di proprietà del Pie che erano giunti a scadenza, con adeguamento dei canoni.
In tutto questo, un momento davvero significativo è stato il festeggiamento, domenica 26 giugno, per San Giovanni, durante la quale, per il secondo anno, si è tenuto il pranzo con i familiari (circa 100 persone) e, per la seconda volta dopo il terremoto, la messa celebrata sul sagrato di San Giovanni.
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