“Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.”
Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno
Venerdì 15 febbraio 2013, in prossimità della Giornata della Memoria, presso le scuole di Venzone veniva inaugurata l’interessante mostra dal titolo: I ragazzi ricordano la Shoah. Alla gentilezza di chi la raccoglie e Le donne dei lunghi treni.
Come riferito dal volantino, si trattava di una mostra e di un viaggio tra ricordi e memorie di quanto accaduto in Friuli tra il 1943 e il 1945; un progetto itinerante che ha coinvolto i ragazzi dei paesi situati lungo la vecchia linea ferroviaria che da Udine portava in Germania e su cui transitavano i treni, carichi di persone, tristemente noti come “treni della morte”.
Davvero interessante è stato ascoltare, in quell’occasione i ricordi che il prof. Luciano Simonitto ha voluto condividere con i presenti, ricordi di un bambino di 5 anni che hanno contribuito, come ha detto egli stesso, “a formarlo ai valori della libertà”. Emozionante è stato pure il filmato in cui sette donne venzonesi descrivevano quanto è avvenuto in quegli anni presso la stazione di Carnia, quando loro avevano all’incirca 11-12 anni e quando famiglie intere rischiavano la vita per portare del cibo ai deportati stipati sui treni e per raccogliere da terra i messaggi che questi lanciavano con la speranza che raggiungessero le proprie famiglie, ignare della loro sorte. Infine le parole di Raffaella Cargnelutti hanno saputo trasmettere l’intimità racchiusa nelle lettere spedite da suo padre dal campo di concentramento di Buchenwald e la conseguente difficoltà nel renderle pubbliche, ma allo stesso tempo sono riuscite a trasmettere il senso di responsabilità civile, dell’obbligo, come ha lei stessa sottolineato, di estendere ai più giovani queste esperienze al fine di non dimenticare.
A questa serata purtroppo assistevano solamente una cinquantina di persone e rammarica l’assenza dei giovani venzonesi, salvo pochi alunni delle secondarie di primo grado, benché si parlasse di storia del nostro paese.
Le parole che l’assessore Fabio Di Bernardo ha pronunciato per l’occasione volevano sottolineare il valore della memoria, anche se l’assessore ha spostato la memoria della serata verso quella del terremoto, forse non rendendosi conto che altro era lì il tema. Il suo discorso è stato ascoltati dai pochi presenti, di cui la maggioranza già in possesso di una coscienza critica, tuttavia ci si chiede se l’assessore abbia valutato l’impatto che possono avere su di un adolescente le parole pronunciate da una persona pubblica, così come un suo silenzio.
Ulteriori critiche pretestuose? Nella nostra condizione di minoranza non possiamo far altro che osservare e commentare, segnalando come avremmo agito noi, per permettervi un domani di poter scegliere.
La “memoria” per noi è importantissima, ma lo sono tutte le memorie. Venzone, come ha dimostrato quella mostra, non è legata solo alla memoria del 1976. Se per l’assessore Di Bernardo la memoria è altrettanto importante non avrebbe dovuto offuscarne una a vantaggio di un’altra con semplici parole ed un invito a visitare la mostra permanente Tiere Motus, ma anzi avrebbe potuto dimostrare coerentemente l’importanza assegnata alla serata, magari scegliendo un orario in cui la popolazione potesse essere presente in numero più elevato; avrebbe potuto pubblicizzare maggiormente l’evento (in molti si sono lamentati di non esserne venuti a conoscenza); avrebbe potuto sensibilizzare i giovani ad essere presenti per ascoltare vicende accadute a Venzone e che riguardano persone del proprio paese. E avrebbe potuto invitare le persone intervistate ancora in vita, così da ringraziarle in modo ufficiale trasmettendo ai ragazzi il vero valore della memoria.
Questo è quello che avremmo fatto noi.
La nostra epoca è cosparsa di eroi mediatici; in quella serata invece si parlava di eroi veri, umili e talmente vicini a noi da essere reali e da poter essere ancora ascoltati direttamente. Purtroppo questa amministrazione non sa o, meglio, non è interessata a riconoscere i “suoi” eroi e rischia di limitare pericolosamente la storia di Venzone. Non scordiamoci la ritrosia a ricordare pubblicamente pre’ Toni Beline, i fratelli Pascolo, monsignor Lucardi...
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