La “Saga” del Pio Istituto Elemosiniere risale al momento in cui nel 1261 Alberton Dal Colle, nome che ci suona sicuramente familiare, con suo testamento lascia un ingente patrimonio affinchè la Reggenza del Comune comperasse “[...] una bella casa o fatta da novo per li poveri vecchi et per li putti, che fossino comperati dei campi et delle vacche per nutrire li vecchi et li putti di latte, pane, fava et formazzo, et se fossino dei poveri che non volessino o non potessino stare nella casa, che fossino aiutati di fori.” La sua disposizione finiva lanciando “la maledizione di Dio, della Santissima Trinità, delli S.S. Apostoli et l’abbandono dell’Agnolo custode a colui o quelli e loro discendenti in infinito che facessero un uso differente delle mie robe [...]” e sappiamo che a quel tempo su certe questioni non scherzavano affatto.
Nei secoli a venire l’Istituto viene amministrato in fasi successive dalla Reggenza del Comune, dalla Confraternita del Gonfalone e da una Congregazione di Carità. Passando successivamente da mani francesi, sotto il periodo Napoleonico, all’amministrazione austriaca. Solo nell’800, con la legge Crispi, venne finalmente riconosciuta, anche se a fasi alterne, un’ampia autonomia alle Opere Pie come istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
Nel 1937 vengono infine istituiti gli Enti Comunali di Assistenza (E.C.A.), con lo scopo “di assistere gli individui e le famiglie in condizione di particolare necessità”, che subentrarono alle Congregazioni di Carità nelle competenze e nell’amministrazione del patrimonio. A Venzone nel 1942 coesistevano il Pio Istituto Elemosiniere (con patrimonio e contabilità separati), la Casa di Riposo e l’Asilo Infantile. Con la cessazione definitiva degli Enti Comunali di Assistenza nel ‘77, venne data delega in materia di assistenza alle amministrazioni comunali e il P.I.E. tornò a godere di una notevole autonomia come I.P.A.B. (Istituzione di pubblica assistenza e beneficenza).
Successivamente il P.I.E. subì un lungo periodo di commissariamento che a fasi alterne durò dal 1992 al 1999, periodo nel quale fu attuato un considerevole piano di risanamento, anche con l’intervento della Regione, visto che l’istituzione versava da anni in una difficile situazione economica, con un accumulo di perdite sotto il profilo finanziario e patrimoniale, mancando per anni addirittura una regolare contabilità amministrativa. Grazie alle azioni intraprese, il commissariamento lasciò il P.I.E. in una condizione di equilibrio economico e finanziario.
Il cambiamento più recente avviene nel 2008 con la trasformazione dell’I.P.A.B. ”Pio Istituto Elemosiniere” in A.S.P “Pio Istituto Elemosiniere – Alberton del Colle” durante la gestione Di Bernardo. Le A.S.P. sono Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona che hanno l’obbligo “di promuovere ogni genere di servizi sociali, assistenziali e sanitari, rivolto ad anziani, malati, minori e persone diversamente abili”. L’istituto venzonese, inoltre, per le sue caratteristiche e il suo patrimonio storico, dovrebbe anche svolgere attività connesse alla valorizzazione del proprio patrimonio sia immobiliare che socio-culturale, vedi la Chiesa di San Giovanni e l’archivio storico, uno dei più importanti della Regione.
Scorrendo il testo della Legge n.19 del 2003 sul riordino e la trasformazione delle I.P.A.B. in A.S.P., risulta chiaramente che bisognava da subito pensare ad un allargamento di orizzonte oltre le mura di Venzone, visto che la nuova legge impone un impegnativo livello di attività: non poteva bastare, e di fatto non basta, l’aggiunta di qualche posto letto, ma serviva un ampio progetto di collegamento con altre realtà simili, presenti sul territorio, oltre a un ampliamento e diversificazione delle possibilità gestionali esterne (vedi centro diurno, mense, pasti a domicilio, servizi, trasporti, forniture domiciliari), come diffusamente suggeriva il testo del Decreto del 4 agosto 2008 sulla trasformazione del P.I.E. in A.S.P. Già nel suo intervento al Convegno Regionale del 2004, il Presidente dell’Associazione Regionale di Assistenza profetizzava: “La nuova legge produrrà e di fatto sta già producendo delle concentrazioni di istituzioni, diversificazioni nell’erogazione dei servizi sociali, farà uscire dall’isolamento le piccole strutture anche in rapporto ad esperienze del terzo settore, in cerca di una dimensione che consenta di stare sul mercato”.
L’assenza di una visione lungimirante può condannare l’Istituzione alla chiusura della sua secolare attività, evento non così remoto ed impossibile. Certo il lavoro di risanamento che si sta compiendo da mesi all’interno del P.I.E. è encomiabile, ma basterà a reggere il peso del mercato con questo nuovo assetto? Ci poniamo queste domande con l’ignoranza di chi chiede solo di conoscere, conoscere e capire esclusivamente per il bene di tutta la comunità. Per i Venzonesi che nei secoli hanno sempre generosamente sostenuto la Casa di Riposo e che la considerano come una realtà familiare e quasi inalienabile, sarebbe davvero una brutta sorpresa, per non parlare poi della maledizione......
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