Il Gazzettino del 6 febbraio ha riportato una gravissima notizia che dovrebbe suscitare scalpore ed una valanga di proteste da parte della popolazione. Oltre quarantatré milioni di Euro, destinati a vario titolo all’area del terremoto, non sono stati spesi e verranno spostati dalla Regione su altri capitoli.
Dobbiamo impedire questa disgrazia.
I Comuni colpiti dal terremoto, che abbiano o no responsabilità circa il mancato impiego delle somme stanziate, devono far rilevare l’assurdità della decisione. In particolare chiediamo alla nostra Amministrazione di capeggiare la protesta e di far valere crediti ancora non soddisfatti.
Noi venzonesi stiamo aspettando di ricostruire le mura nella loro completezza, di risolvere il vuoto di Palazzo Castellani, di riedificare le chiese di San Giovanni e Santa Chiara, e ci è stato detto che non ci sono e non ci saranno le risorse!
Aspettiamo una sollecita iniziativa ed immediati aggiornamenti, anche a mezzo di volantini o pubbliche affissioni.
Avremmo voluto iniziare diversamente l’informazione che intendiamo dare ai lettori sul camminamento da costruire nel Barbacane Sud-Ovest, ma abbiamo ritenuto opportuno segnalare prima la gravità della notizia sopra riportata.
Affrontiamo dunque il tema.
Come noto, la disponibilità finanziaria di trecentomila euro concessi dalla Regione non consentiva di oltrepassare la fase iniziale nella ricostruzione della chiesa di San Giovanni come Auditorium e sede dell’archivio del Pio Istituto.
Il Comune di Venzone, dopo ripetuti rinvii e, a nostro parere, prevaricando la volontà degli eredi di Alberton del Colle, ha ottenuto di procedere alla messa in sicurezza della facciata superstite e di sistemare il Barbacane, rinunciando a progettare la ricostruzione dell’edificio.
La scelta era controversa e la bomba giornalistica del Gazzettino ora dà ai Venzonesi la sensazione di essere stati giocati. Allora i fondi c’erano, o no?
Non è convincente d’altra parte neppure il progetto così come è stato formulato. Per Venzone la ricostruzione è stata concepita in termini di restauro e ripristino. Specie nei punti più significativi della cittadella, e le mura ne costituiscono per definizione il contorno, tali criteri, più o meno felicemente, sono stati rispettati.
Sembra quindi inappropriato introdurre percorsi e pavimentazioni in luogo della naturale superficie prativa, anche arricchita di piante, senza un preventivo studio di tutto l’apparato difensivo. E’ bene ricordare che se si progetta un intervento, deve essere chiara anche la futura sistemazione del terrapieno esterno coi muri superstiti, della strada di circonvallazione, del fossato, del rampàro o barbacane e delle mura vere e proprie. (consultare i lavori di Guido Clonfero).
Come spesso accade nel nostro Comune si ritiene superfluo pensare e ponderare prima l’insieme delle soluzioni, cioè progettare, e si privilegia il fare con il risultato, tanto per citare un esempio, di avere almeno quattro tipi di pavimentazione stradale, fra loro scoordinati e casualmente assemblati.
Non appare convincente neppure l’idea di inserire ai lati del camminamento un sistema di illuminazione che farà risaltare, nell’area interessata, i vuoti della ricostruzione e lascerà al buio gli altri elementi della cinta difensiva. Inoltre gli apparecchi e gli effetti di luce saranno inevitabilmente diversi da quelli già installati.
Per concludere sarebbe opportuno sapere se la facciata che incombe sulla corte del Pio Istituto, per la quale si prevedono interventi di pulizia e di consolidamento degli elementi minuti, sia stata messa in sicurezza dal punto di vista statico.
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