Da qualche tempo, quando le ombre della notte incombente disegnano, contro il cielo non ancora oscuro, i profili del Plauris, una luce inaspettata e discreta si accende sulla montagna per rivelare il fronte della chiesetta di sant’Antonio abate. E’ l’omaggio al protettore dei borghi, dei boschi e delle malghe della Val Venzonassa che i cacciatori di Venzone hanno messo a punto con perizia e rigoroso rispetto dell’ambiente e grazie alla disponibilità del proprietario del terreno circostante. Un pannello fotovoltaico, ben collocato in posizione defilata, alimenta con cavi interrati le fonti luminose. L’intensità della luce è opportunamente regolata per disegnare, in modo sommesso, il contorno della costruzione come se il lume di un viaggiatore notturno si fosse soffermato davanti alla facciata.
La chiesa di Sant’Antonio, così evidente per la sua posizione, al tempo stesso umile nei materiali e ricca per forma e dipinti, è stata per secoli il punto di riferimento visuale e spirituale per la gente dei borghi da Costa a Prabunello. Sulle antiche mappe dei boschi della Serenissima veniva segnata per orizzontare, nell’incrociarsi delle opposte pendici, l’incerto sguardo dei funzionari veneziani. Oggi, a noi che la guardiamo dal basso, ricorda la storia della vallata ed il radicale restauro del 1984-85 (si veda il Bollettino dell’Associazione Amici di Venzone anno XIV del 1985) e sarà di incoraggiamento per coloro che faticosamente e lentamente stanno recuperando i frammenti dei Borghi compromessi prima dall’abbandono e demoliti poi dal terremoto.
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