Alcuni cittadini di Carnia hanno richiamato la nostra attenzione sullo stato dei marciapiedi
della frazione dopo la conclusione dei lavori citati nel numero di dicembre
2011 de La Consee.
In un periodo in cui si parla di piste ciclabili, di palestra per le esercitazioni del soccorso
in zona sismica, di “Percorsi vita”, tutte opere interessanti, ma non urgentissime
per la quotidianità degli abitanti, l’argomento ci è parso importante. Abbiamo
quindi voluto verificare direttamente l’esito dell’intervento.
L’indagine fotografica che abbiamo realizzato è, probabilmente, soltanto una sorpresa
per molti venzonesi. Per chi, invece, sperimenta ogni giorno gli accidentati
percorsi pedonali di Stazione per la Carnia è la conferma della mancanza di un
progetto organico inteso ad affrontate le esigenze dei “non automobilisti”.
Il tentativo di correggere assurdi dislivelli, strettoie, interruzioni del marciapiede,
saliscendi, recinzioni incongrue, voragini pericolose e altre stupidaggini ha aggiunto
errori agli errori, rimanendo per giunta limitato alla Piazza e trascurando zone
comunque importanti.
Somma di incongruenze.
Muro del pianto? Perché non aprire una galleria ciclabile (vedi Alpe-Adria) e pedonale per ripristinare un logico collegamento con il Cimitero?
Percorso ad ostacoli, parte prima.
Continua il percorso ad ostacoli. I disabili vadano
in bici!
Particolare del fosso profondo oltre 3 metri vicino
alla fermata dell’autobus.
Angolo con centralina e palo al centro del marciapiede e guida per non vedenti diretta sull'ostacolo.
Sosta non invitante. E se ci fosse un albero?
Intervento indispensabile ma non realizzato.
No comment.
Fosso profondo oltre 3 metri vicino alla fermata dell'autobus.
Viale della Stazione. Auspicabile una sistemazione con marciapiedi e pista ciclabile creando sensi unici per l'accesso degli autobus al piazzale.
Saliscendi verso la piazza.
Come sopra.
Morte del marciapiede: pedone sulla pista ciclabile.
La frazione di “Stazione per la Carnia”, ha una identità tormentata. Un tempo, prima
della costruzione della Ferrovia, si chiamava Piani di Portis (di Sopra e di Sotto). La
denominazione, pur negando una identità autonoma ai luoghi, ne esprimeva adeguatamente
la natura piana ed aperta verso più direttrici. Oggi prevale lo sbrigativo
nome di “Carnia” che origina equivoci ed imprecisioni. “Lâ in Cjarnie”, si dice come
se si andasse a Tolmezzo e oltre, non “Lâ tai Plans.
Difficile, anche se desiderabile, tornare indietro. Però resta possibile conferire alla
frazione una propria identità urbana.
Osserviamo che gli spazi ariosi fra le costruzioni (“ventosi” per chi ricorda le attese
invernali dei treni per Tolmezzo o del rimpianto diretto Vienna-Roma) la mancanza
di edifici preminenti, la libertà da vincoli e la disponibilità di aree da trasformare,
rendono il luogo una possibile città giardino dotata di specifiche caratteristiche.
Gli abitanti ci sono parsi attenti alla cura delle proprietà e dei giardini. Integrando
la loro solerzia con un piano del verde pubblico (per esempio trasformando l’ex
statale in viale alberato), riprendendo i percorsi pedonali, rinnovati, ma pur sempre
disagevoli, in modo da renderli autonomi e distinti da quelli delle vetture, si potrebbe
ottenere, con modesti investimenti, un ambiente sereno, sicuro e comodo per
chiunque.
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